Fuori casa, perché “vivo per strada”. Senzatetto multato a Roma: la disumanità ai tempi del COVID19
Forse con l’ingenuità tipica dei buoni, forse con speranza, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva espresso più volte l’augurio che la “fase 2” ancora da venire della lotta al COVID19 ci trovasse migliori.
Che riaperte le strade e le porte di casa saremmo corsi incontro per abbracciarci. Vorrei davvero avere questa granitica sicurezza: ma da quello che vedo e che leggo, probabilmente ci inseguiremo per dare fuoco a tralicci del telefono, organizzare improbabili cacce all’uomo sullo stile Bastardi Senza Gloria per cercare tutti coloro che durante il lockdown hanno osato uscire di casa per linciarli e invocare improbabili modelli e stili di vita orientali a base di fucilazioni di chi non obbedisce e “criminalizzazione” dell’età avanzata e della miseria come marker dell’infezione.
Abbiamo anche visto vere e proprie cacce al senzatetto, con le foto di persone senza fissa dimora sbattute su WhatsApp come ai tempi degli empi cacciatori di taglie.
Perché come avete visto, i segni ci sono tutti.
“Vivo per strada”, la denuncia delle associazioni forensi
Ci affrettiamo tutti ad affidarci all’Uomo Forte che ci salvi dal virus. Snoccioliamo le cifre di giornalisti che leggono bollettini dei morti come in tempo di guerra, ascoltiamo il roboante e tuonante parere di chi promette fuoco, zolfo e fiamme e dannazione non in cielo, ma in terra, per chi disobbedendo ha condannato il genere umano causando la morte del cielo, della speranza e di tutti gli esseri viventi.
Ma sapete chi non abbiamo mai ascoltato? Quelle categorie che difendono non già la vita in generale, ma il diritto ad esistere. I diritti dei viventi.
Avremmo dovuto anche ascoltare associazioni meritevoli come Avvocato di strada, da sempre al fianco degli Invisibili, vittime due volte di un virus che, in quanto tale, non ha intelligenza, raziocinio e facoltà di scelta, e di umani che invece ce l’hanno. O dovrebbero averla.
Il virus non è vita. È un… qualcosa. Esiste come un fenomeno naturale. Come esistono gli uragani che devastano città, la grandine che distrugge un raccolto o una tempesta di fulmini che incendia una zona industriale.
L’essere umano ha vita, ha scelta, ha raziocinio: ma come la folla Manzoniana, messo di fronte al pericolo ed alla morte sceglie di correre a frotte verso la Salvezza calpestando il debole con gli stivali di cuoio, sperando di compiacere l’Uomo Forte che lo traghetterà al sicuro.
Riferisce l’associazione ad Huffington Post
Ne abbiamo parlato con Antonio Mumolo, presidente di Avvocato di Strada, associazione che da vent’anni si occupa di fornire tutela giuridica gratuita alle persone senza fissa dimora. La onlus è presente oggi in 55 grandi città italiane ed è composta da oltre mille avvocati volontari: il più grande studio legale d’Italia e anche quello che fattura di meno, perché tutto avviene in forma rigorosamente gratuita. “Ci arrivano – direttamente o indirettamente, tramite altre associazioni – decine di segnalazioni di multe a senza fissa dimora in tutta Italia”, dice all’Huffpost l’avvocato Mumolo, che non usa mezzi termini per definire quanto sta accadendo: “Multare una persona che non può adempiere a un ordine impossibile è un’assurdità logica, prima ancora che giuridica. Quelle multe chiaramente le impugneremo tutte e le faremo tutte archiviare, dovendo però fare dei processi. E bisogna tenere conto che fino a una settimana fa quelle erano delle vere e proprie denunce, non dei verbali, per inottemperanza all’ordine dell’autorità, quindi una violazione dell’articolo 650 del Codice Penale”.
Un nonsense assoluto, denuncia la onlus. “Sulla base di questa situazione abbiamo scritto un appello che in tre giorni ha raccolto oltre seimila firme, indirizzato al presidente del Consiglio, ai presidenti di Regione e ai sindaci, in cui chiediamo di smetterla con le multe alle persone che vivono in strada, che sono oltre 50 mila oggi in Italia. Smettetela con le sanzioni: è una sciocchezza prima logica e poi giuridica. Chiediamo che il presidente del Consiglio e i governatori mandino una circolare ai prefetti e ai questori delle città dicendo che non si multa una persona se è una persona senza dimora”.
Un abusatissimo romanzo, Il Piccolo Principe, di Saint Exupery (in verità, il livello base del considerarsi in grado di comprendere un testo scritto: se non hai letto almeno una volta Il Piccolo Principe o il Libro Cuore, probabilmente il livello socioculturale basso ti disprezza…) in una scena mostra il protagonista parlare col re di un piccolo asteroide. Un re severo ed autorevole, ma ragionevole
Dovete capire che al Re importava essenzialmente solo che la sua autorità fosse rispettata. Non tollerava in alcun modo la disobbedienza. Era un monarca assoluto. Ma, siccome era anche molto buono, dava degli ordini ragionevoli.
«Se ordinassi» diceva solitamente «se ordinassi a un generale di trasformarsi in un uccello marino, e lui non ci riuscisse, non sarebbe colpa del generale. Sarebbe solo colpa mia.»
Proseguendo nell’intervista rilasciata alla stampa
Qui non è questione di buonismo, ci tiene a sottolineare Mumolo: “O ci salviamo tutti insieme o non si salva nessuno. Se non volete farlo per giustizia sociale, fatelo per egoismo, però fatelo. Questa emergenza del coronavirus ha reso evidente a tutti che il diritto alla salute non è solo un diritto individuale garantito dalla Costituzione, ma un diritto collettivo che riguarda tutti. Se non curiamo i soggetti più fragili, non curiamo una parte della popolazione e questo vuol dire che non sconfiggeremo mai questo virus”.
Conclusioni
Proporre un apparato sanzionatorio è una cosa buona e giusta. Siamo in emergenza, bisogna tutti collaborare.
Applicare le leggi senza umanità significa violare e pervertire lo spirito stesso di quella norma, trasformando un mezzo di diritto e salvezza in un mezzo di sopraffazione e soperchieria. Abbandonare il debole in mare perché il forte si aggrappi ad una scialuppa combattendo a colpi di remi con altri forti.
In The Witcher 3 il protagonista può imbattersi una carta da gioco con un suo ritratto riportante una sua frase iconica
“Se è ciò che serve per salvare il mondo, spero che il mondo finisca”
Siamo sicuri che criminalizzare la povertà, negare un riparo a chi riparo non ha, e l’illusione che sbarazzandosi del debole e del malato si possa vivere in salute cent’anni salvi il mondo?
E se così si fosse salvato il mondo, non sarebbe un mondo che varrebbe la pena invece veder cadere con tutte le sue ingiustizie, meschinità e contraddizioni prima che esse si ripetano, e noi che ora siamo i forti diventiamo i deboli sacrificati dai nuovi forti?
Naturalmente, non vale mai la pena vedere il mondo finire.
Ma senza un briciolo di pietà per gli umili, la fine arriva da sola. A grandi passi.
Ma c’è ancora una speranza: la traduzione usata nell’edizione italiana di The Witcher 3 contiene un errore
La traduzione letterale è infatti leggermente diversa
Se questo è ciò che serve per salvare il mondo, è bene che quel mondo finisca
Un’omissione che fa la differenza: sarebbe un bene che il nostro mondo di egoismi, cattiverie e disprezzo per l’invisibile e l’umile finisca. E che, ascoltando Conte e chi, come Avvocati di Strada, difende i diritti oltre che le persone, si crei un mondo nuovo dove ci si possa abbracciare anche tra disperati. Perché la disperazione si possa curare.
Se il nostro servizio ti piace sostienici su PATREON o
con una donazione PAYPAL.