Editoriale

Fuga da Twitter, da “TwitterOff” a “RIPTwitter”: dipendenti lasciano

È partita la fuga da Twitter, anticipata da una percezione di instabilità ascrivibile direttamente alle attività social di un Musk che più che da Padre Padrone è stato nelle ultime settimane trattate come il giocattolo nuovo di un ragazzetto un po’ “nerd” che non può fare a meno di vantarsene a costo di rovinare tutto.

Abbiamo già visto il piano più volte annunciato di “certificare” le Spunte Blu mediante un comodo abbonamento da 8 euro mensili. Quello franato sotto il peso di proteste basate su “spunte blu” pronte a impersonare Elon Musk e il blocco del progetto a causa di una vera e propria “guerra dei cloni” in cui chiunque si sentiva in grado di impersonare chiunque altro alla luce della sua “spunta blu a pagamento”.

Tra rigurgiti di orgoglio che hanno portato il magnate a tentare di trollare sui social un senatore responsabile delle sottocommissioni Commercio, Media e Sicurezza Online, incassando come replica un laconico ultimatum a “mettere in ordine il tuo Social prima che lo faccia il Congresso per te” e ultimatum diretti ai lavoratori della piattaforma, la situazione non si mette bene.

Fuga da Twitter, da “TwitterOff” a “RIPTwitter”: dipendenti lasciano

Elon Musk aveva chiesto ai suoi nuovi dipendenti di lavorare sodo, scordarsi promozioni e “avere prestazioni eccezionali” per risollevare i destini di un social in perdita.

I dipendenti hanno risposto con dimissioni massicce, che, unite alla campagna di licenziamenti lasciano enormi buchi vuoti nella gestione tecnica e del controllo.

Non solo la battaglia delle spunte blu è praticamente persa, ma chi avrebbe dovuto vigilare su account fake, troll o cloni semplicemente posto tra la scelta di dover lavorare con “ritmi eccezionali” per il nuovo padrone sotto pena di licenziamento o blocco della carriera e andarsene ha scelto di andarsene direttamente.

Un Social è un’azienda, ma non segue il modello commerciale di altre imprese come Tesla e SpaceX. Ha un pubblico più ampio, richiede un ventaglio di personalità ampio ed un Know-How difficilmente rimpiazzabile col piglio del Padre-Padrone-Nerd che urla a chi se ne va “Ah sì bulli? Io ne trovo di migliori di voi”.

Salvo ripensamenti dell’ultimo minuto, bisognerà sostituire personalità che hanno contribuito alla creazione dell’attuale Twitter con persone che andranno formate da zero.

Il tutto mente continuano gli hashtag come #twitteroff e #riptwitter che inneggiano allo spostarsi su altre piattaforme, come il Fediverso di Mastodon.

Troviamo impossibile che Twitter muoia in due settimane: ma preoccupante il fatto che ci sia chi se lo chiede ripetutamente.

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