Assistiamo talvolta nel giornalismo a fenomeni affini al gioco del telefono senza fili, come nel caso delle 70 scuole chiuse per causa del Coronavirus in Francia. Una notizia, tradotta e ritradotta viene deformata in un eterno lost in translation.
E il pubblico da casa non se ne accorge, o peggio temiamo non voglia avvedersene: come abbiamo già visto nel caso Tedesco, una narrazione in cui una Italia insolitamente virtuosa sconfigge il virus col sacrificio di un lockdown di “lacrime e sangue” mentre le “indisciplinate Nazioni Grandi di Europa” soffrono per la loro debolezza e vedono i loro cittadini cadere di fronte ad un nemico che non hanno saputo combattere tende a rendere il pubblico da casa meno attento al dettaglio.
Del resto è un sogno di rivincita e riscatto che tocca le corde della Speranza e dell’Orgoglio Nazionale. Ci offre la speranza di aver superato la Fase 1 e l’Orgoglio di essere i Primi della Classe in qualcosa.
Anche se tale malcelato orgoglio offusca la vista e non consente di vedere l’immane idiosincrasia che abbiamo davanti.
Ecco a voi una raccolta dei titoli italiani apparsi sulle edizioni telematiche dei giornali
Tutti titoli che insistono sulle 70 scuole chiuse per causa del Coronavirus, o sulla decina di scuole.
Ma sarebbe bastato controllare un po’ le fonti.
La fonte da cui l’intera stampa Italiana attinge è il portale francese BMFTV, che, effettivamente, parla di 70 scuole chiuse dall’undici maggio ad oggi.
Ma a sua volta BMFTV non è fonte primaria, ma fonte secondaria. La fonte secondaria è un’intervista rilasciata ad RTL dal Ministro della Pubblica Istruzione Francese, che si apre con un sottopancia chiaro ed evidente
Si parla non di 70 scuole, ma di settanta casi di COVID19 sparsi tra scolaretti, docenti e personale non docente di 40.000 istituti scolastici.
Situazione che ha portato alla chiusura di una decina di istituti: secondo The Independent, al momento se ne censiscono sette.
Siamo comunque non a 70 scuole chiuse, ma settanta casi di COVID19 registrati dopo l’allentamento del Lockdown. Che ricordiamo non ha riaperto tutte le scuole, ma allargato la platea di utenti serviti.
Vieppiù, un semplice calcolo matematico ha portato Blanquer stesso ad affermare che non solo si parla di 70 casi (intesi come persone) su 40.000 istituti riaperti, ma, come per il caso tedesco, si tratta di fluttuazioni fisiologiche il cui contagio, al netto del periodo di incubazione, è avvenuto nel periodo precedente al ritorno a scuola.
I sistemi di tracciamento della popolazione sono già stati attivati, consentendo quindi di evidenziare come in alcuni casi si parli di personale non entrato in contatto con gli studenti, e in altri sia possibile risalire alla catena del contagio ponendo in essere le misure di minimizzazione e contenzione.
Anche in questo caso, possiamo apprendere dalla situazione francese una lezione, basata su tracciamento, contenimento e analisi del contagio: ma sembriamo aver deciso di voler apprendere quella sbagliata, creando una narrazione alterata che collega allentamento del Lockdown a contagio sicuro che odora di rivincita ma ha l’amaro sapore della resa all’Ineluttabile… che potrebbe non essere tale, con le doverose misure di tracciamento.
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