Fonti russe diffondono documenti NATO su Telegram (ritoccati): il Pentagono apre un’inchiesta. Questo il resoconto del New York Times. Che punta il dito sulle “fonti Russe” in quanto la perdita di dati manifesta un marchio tipico che abbiamo visto nelle fonti russe.
Chi ha diffuso i documenti su Telegram non ha resistito alla tentazione di falsificarli per mettere in buona luce la Russia. Le versioni dei documenti apparse su Telegram presentano infatti la solita sottostima dei caduti russi e sovrastima dei caduti ucraini, cosa che come abbiamo visto fa parte di un ricco filone delle “fonti Russe” diffuse sui social per cui gli Ucraini avrebbero avuto perdite pari a quelle di tutti i soldati dei due eserciti o poco più.
Nonostante la tentazione tipica delle fonti russe nell'”aggiustare” la realtà perché essa si conformi alle aspirazioni dello Zar, il data breach di documenti NATO e Americani resta una questione seria.
Abbastanza perché il Pentagono abbia deciso di indagare: i documenti infatti contengono alcuni dati aggiuntivi rispetto a quelli già noti alla cronaca.
La cronaca sa già che i missili HIMARS fanno parte delle forniture all’Ucraina: il leak mostra ritmo con cui le forze ucraine ne utilizzano le munizioni.
Le Fonti Russe amano già diffondere fake news sull’addestramento fornito dall’Occidente ai soldati di Kiev: il documento riporta il programma degli addestramenti stessi.
Il danno è evidente, e bisognerà porvi rimedio. Paradossalmente l’attitudine delle fonti russe a mistificare la realtà fino a non poter più distinguere il vero dal falso soccorre in questo caso.
Per il canale di informazione russo Readovka, come riportato da il Riformista, una parte della popolazione russa è convinta che il furto di dati faccia parte di un piano statunitense per “ingannare il nemico”.
Sostanzialmente ponendoci di fronte allo scenario delle “fonti russe” ridotte come il pastorello bugiardo della nota favola “Al lupo, al lupo”, incapace di essere creduto anche quando dice (in parte) il vero.
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