Foligno, bimbo di colore denigrato in classe
Una notizia riportata su Libreriamo il 21 febbraio riporta che in una scuola di Foligno un bimbo di colore sarebbe stato denigrato in classe dal suo docente durante la lezione.
L’episodio raccontato dagli stessi alunni
In una scuola elementare del quartiere Monte Cervino di Foligno un docente, un supplente, avrebbe preso di mira un bambino di colore durante una lezione. Dopo averlo indicato avrebbe detto: «guardate quanto è brutto», poi avrebbe tracciato un segno sulla finestra obbligando il bimbo a fissare quel punto con le spalle rivolte alla cattedra e al resto della classe, per evitare che chiunque lo guardasse.
Poco dopo lo stesso professore avrebbe riservato lo stesso trattamento alla sorella del bambino di colore, in un’altra classe. Gli episodi sono stati raccontati dagli stessi compagni di classe ai genitori. Uno di essi ha poi riportato il racconto su Facebook e da quel momento è scoppiato il caso, anche se il post originale è stato poi rimosso.
La risposta dei genitori
Una volta ascoltate le testimonianze dei loro figli e appresa la notizia anche dal post pubblicato su Facebook, i genitori si sono rivolti alla dirigente scolastica, la dottoressa Marconi che, ascoltata da Repubblica, ha riferito: «Ho informato il direttore dell’Ufficio scolastico regionale, ritengo molto grave quello che è emerso e preferisco non fare ulteriori dichiarazioni perché non voglio inficiare un’indagine interna che deve essere rigorosa ed efficace».
La famiglia dei bambini oggetto dell’atteggiamento del docente si è rivolta all’avvocato Silvia Tomassoni che al Messaggero ha riferito: «I genitori sono sereni ma chiedono tutela. È comunque importante che tutto ciò sia emerso dai racconti dei bambini che erano in classe ai genitori», e sempre Il Messaggero riporta che l’accaduto sarà presto nelle mani della magistratura.
Il docente accusato: «Era un esperimento sociale». La risposta del MIUR
In via informale il docente accusato dell’atto di razzismo ha riferito che si trattava di un esperimento sociale ispirato da altri disponibili in rete, dunque il suo intento – secondo le sue dichiarazioni – sarebbe stato l’esatto opposto di quanto è effettivamente emerso. Il supplente voleva, in sostanza, dimostrare la gravità del razzismo.
Addirittura l’esperimento era stato annunciato in precedenza agli alunni, che avevano acconsentito a fare una prova. In quel momento, addirittura, in classe si parlava della Shoah e con quel gesto l’insegnante voleva provocare una reazione. Repubblica, in ogni caso, ha ascoltato il sindaco di Foligno Nando Mismetti che ha riferito che si stanno facendo tutte le verifiche del caso. Intanto il leader di LeU Nicola Fratoianni ha annunciato che presenterà un’interrogazione al Governo.
Ancora, il Ministro all’Istruzione Marco Bussetti ha riferito di aver attivato l’Ufficio Scolastico Regionale dell’Umbria per indagare sul caso. La Stampa riporta che, secondo fonti interne del MIUR, il docente verrà sospeso e il provvedimento è ancora in via di notifica. Il procedimento verrà avviato dall’Ufficio Scolastico Regionale.
Il 21 febbraio il docente è intervenuto telefonicamente nel corso della trasmissione “Porta a porta” e ha ribadito la sua posizione, precisando tra l’altro che la frase attribuitagli non è esatta:
Le indagini sono ancora in corso
Riprendendo le parole del primo cittadino Mismetti e del ministro Bussetti, sono ancora in corso tutte le verifiche sul caso, perché in fondo si tratta di una vicenda raccontata dai bambini che tuttavia il docente descrive come contestualizzate all’interno di un esperimento sociale. Non abbiamo prove, per ora, sulla natura razzista del comportamento del docente.
Aggiornamento del 22 febbraio
Parla l’avvocato del maestro di Foligno
L’agenzia Ansa ha raggiunto telefonicamente Luca Brufani, l’avvocato del maestro di Foligno. Non si trattava – leggiamo – di un esperimento sociale, bensì di “un’attività per l’integrazione finalizzata a far prendere coscienza agli studenti del concetto di differenza razziale e di discriminazione”, ma la scelta ha creato “un malinteso”. «Il mio assistito porge le sue scuse ai genitori dell’alunno coinvolto e in generale ai genitori dell’intera classe», e soprattutto: «Il mio assistito può essere qualificato come il simmetrico opposto rispetto al concetto di razzismo e questo viene dimostrato sia dalla sua personalità sia dai sui trascorsi, i suoi studi e dalla sua sensibilità».
Parlano i genitori dei due bambini colpiti dall'”esperimento”
Odigie e Favour sono i genitori dei due bambini ingaggiati dal Mauro Bocci – questo il nome del docente – e sono stati intervistati da Repubblica e hanno riferito che gli episodi risalgono all’8 febbraio e che non si è trattato né di esperimento sociale né di attività per l’integrazione.
Alla bambina, Bocci avrebbe detto: «Sei così brutta che ti posso chiamare scimmia». Ancora, Repubblica scrive che Mauro Bocci sfotteva i migranti su Facebook, ma su Tuttoggi spiega:
Ho chiesto ai bambini se volessero provare a fare questo esperimento e la classe ha risposto positivamente, quindi una volta che i bambini hanno accettato di fare questo esperimento didattico ho proceduto. Ma solo dopo aver ottenuto il loro consenso. Ed oggettivamente ho ottenuto una risposta di indignazione, quindi fondalmente l’esperimento di suscitare una reazione contraria è stata riscontrata. Il far vedere quello che non si fa è stata una sorta di metodo inverso.
Il Messaggero riporta che secondo i genitori dei due alunni il maestro non aveva spiegato agli alunni le sue intenzioni, e in ogni caso la vicenda è finita alla Procura di Spoleto all’attenzione del procuratore Alessandro Cannevale. Il docente è stato sospeso dall’incarico.
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