“Finti operatori Enel”, ritornano le bufale diffamatorie del cugino informato
Chi ha memoria ricorderà che nel 2017 il popolo dei social aveva deciso che due onesti lavoratori, dipendenti dell’azienda Enel Energia, sarebbero stati due truffatori pronti a circuire gli ignari abitanti di Acquaviva Delle Fonti (Bari). La segnalazione si presentava come la classica catena WhatsApp con un testo che terminava con l’imperativo “fai girare/condividi” con tanto di foto dei due soggetti. In altri casi lo stesso avviso era comparso su Facebook.
Nel nostro articolo dedicato mettevamo in guardia i lettori allegando anche una nota della Polizia Postale. I due dipendenti, vittime della diffamazione da psicosi collettiva, rischiarono il linciaggio.
Con i ripetuti interventi e gli appelli social si sperava che non fosse più necessario fermare certi appelli, ma non è stato così. Dalla prima settimana di luglio 2022, infatti, altri due lavoratori sono finiti nel mirino di una condivisione compulsiva. Anche a questo giro le foto e i nomi di due lavoratori vengono associati a truffe messe in atto nei confronti di ignari cittadini.
I post e gli articoli online
“Attenzione, non fateli entrare. Sono dei truffatori”. Nell’immagine abbiamo avuto l’accortezza di censurare il volto e le generalità dei due malcapitati. Ciò, tuttavia, non accade nei post virali in cui i volti e i nomi di queste due persone vengono lasciati in chiaro, alla mercé di commenti e iniziative personali che destano non poche preoccupazioni.
Questo tipo di segnalazione non si limita ai soli post sui social. In almeno due casi, infatti, la stessa notizia è comparsa in siti di informazione locale o blog personali. Nel primo caso si parla di “uomini, con accento napoletano, muniti di falsi tesserini identificati” che chiederebbero “insistentemente” di entrare nelle case per “verificare gli impianti o proporre nuove tariffe”.
Nel secondo caso, sempre un sito di informazione locale parla di “presunti truffatori” che si sarebbero offerti di rispondere ai giornalisti, ai quali avrebbero spiegato che ai cittadini verrebbero raccontate bufale “per fare contratti”.
Il post del Comune di Sant’Angelo a Cupolo e la replica di Unit Srl
A proposito del caso che poniamo in analisi c’è da dire che l’amministrazione di uno dei Comuni interessati dalla notizia, quello di Sant’Angelo a Cupolo (Benevento), aveva informato i cittadini circa la possibilità della presenza di operatori dislocati sul territorio. Il Comune lo aveva fatto con una nota pubblicata sui social il 6 luglio.
Si comunica che, sono in corso sul territorio comunale attività di vendita regolarmente comunicate da parte di consulenti Enel Energia.
In conformità alle disposizioni di cui all’art 19 del D. lgs. 114/1998 e della L. 173/2005 si allegano i nominativi relativa ai consulenti/incaricati alle promozioni:[omettiamo i nomi, consultate il link]
Le attività si svolgeranno in data 6 e 7 luglio 2022, saranno raggiunti i clienti previamente dichiaratisi favorevoli all’acquisizione di informazioni contrattuali della nostra mandante Enel Energia Spa e/o, comunque, proponendo offerte commerciali per conto di quest’ultima, mediante il sistema del porta a porta.
A seguito delle segnalazioni compulsive e in malafede, il 14 luglio la stessa Unit Srl ha pubblicato una nota per prendere le distanze dalle accuse
Quindi?
Un appello senza fondamento, condiviso solamente per fiducia da un proprio contatto, parente o altri congiunti, che fa leva sulla diffidenza in modo sbagliato.
Se non si hanno prove sulle persone che si stanno segnalando (e il cuggino informato non è una fonte né una prova) è sempre bene evitare di condividere post che potrebbero diventare oggetto di una denuncia per diffamazione.
Unit Srl è un’agenzia Enel ufficialmente accreditata (qui una scheda) che ad ogni occasione invia una PEC alle autorità dei luoghi in cui i collaboratori svolgeranno l’attività. Nelle comunicazioni, inoltre, Unit Srl invia sempre i nominativi dei collaboratori inviati sul posto.
Enel, inoltre, in questa pagina web ci illustra in che modo conoscere un loro operatore.
Un post composto da foto+testo non è una fonte attendibile, se non accompagnato da informazioni che consentano di verificare la notizia. La condivisione compulsiva ha creato non pochi danni a molte persone, come nel caso di Alfredo Mascheroni, accusato di pedofilia – senza alcuna prova – da una rete inferocita e passivamente obbediente alla parola “condividi”.
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