Squalifica per Fausto Leali al Grande Fratello: aveva esaltato Mussolini con la bufala delle pensioni
Nelle ultime ore, è arrivata la conferma sulla squalifica di Fausto Leali dal Grande Fratello. Il noto cantante, come potrete notare qui di seguito, aveva parlato bene di Mussolini e del Fascismo, evidenziando le cose buone fatte dal Duce durante il ventennio. La decisione è stata confermata su Twitter, al di là delle nozioni inesatte che erano state espresse la scorsa settimana dal diretto interessato.
La decisione di Grande Fratello su Fausto Leali è arrivata: è ufficialmente squalificato e deve immediatamente abbandonare la Casa. #GFVIP pic.twitter.com/5QIBnWGmO5
— Grande Fratello (@GrandeFratello) September 21, 2020
Articolo originale su Fausto Leali del 16 settembre
Una semplice frase pronunciata da Fausto Leali durante Il Grande Fratello VIP, in merito alle cose buone fatte da Mussolini e dal Fascismo, come nel caso dell’introduzione delle pensioni, ha creato nuovamente tanta confusione in Italia. Al di là del trend che si può trovare su Twitter, legato appunto al cantante, tocca dunque rianalizzare questa leggenda metropolitana che di tanto in tanto riprende piede tra i cosiddetti “nostalgici”. Tralasciando altre dichiarazioni del “VIP” in questione.
La bufala di Fausto Leali su Mussolini e le pensioni introdotte dal Fascismo
Chiunque in Italia, almeno una volta nella vita, ha dovuto fare i conti con un interlocutore secondo cui le pensioni siano state concepite nel ventennio. L’ultimo ad esporsi pubblicamente sul tema è stato proprio Fausto Leali: “Mussolini ha fatto delle cose per l’umanità, le pensioni… E’ andato poi con Hitler… Hitler era un fan di Mussolini”. Ora, tralasciando la parentesi su Hitler, probabilmente in grado di lasciare perplessi anche una parte di coloro che affermano di essere ancora seguaci del Duce, la questione delle pensioni introdotte dal Fascismo non può essere tralasciata.
Un chiarimento sulla questione della nascita delle pensioni ci era arrivato già a suo tempo da Il Fatto Quotidiano, che cita a sua volta lo storico Francesco Filippi. A sui dire, questa forma di sostegno per gli italiani non più in grado di lavorare era presente nel nostro Paese decisamente prima rispetto alla marcia su Roma. Nel dettaglio, il primo sistema di garanzie pensionistiche era in un primo momento dedicato ai soli impiegati del pubblico e ai militari e risale al 1895, grazie al governo Crispi.
Tre anni dopo, nel 1898, il governo Pelloux ha fatto in modo che la suddetta copertura forse ampliata e compatibile con molte altre categorie lavorative. Quella è stata a conti fatti l’occasione in cui si è avuta la creazione del primo istituto, che oggi è chiamato Inps. E che durante il Fascismo è stato ribattezzato per ovvie ragioni in Infps. Smentendo in questo modo quanto affermato da Fausto Leali su Mussolini e sul ventennio. Solo attraverso il governo liberale di Vittorio Emanuele Orlando, infatti, il sistema è stato “imposto a tutte le aziende come obbligatorio“.
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