Ci sono evidentemente ancora oggi i presupposti per creare un malinteso clamoroso partendo da storie vecchie e rielaborate, stando a quanto raccolto in giornata su un consumatore americano che avrebbe fatto causa a Red Bull, la quale “non mette le ali” a differenza di quanto raccontato con il famoso slogan. Qualcuno ha addirittura aperto parentesi legate alla Formula 1, come avvenuto alcune settimane fa a proposito della trasmissione televisiva “Race Anatomy” in onda su Sky.
In questo particolare frangente, ci sono almeno tre punti da chiarire sui post acchiappaclick che stanno girando soprattutto su Facebook. La prima è che si tratti di una storia ormai molta e sepolta, in quanto il verdetto di un tribunale pare risalga addirittura a 10 anni fa. Insomma, mollate ogni velleità di guadagno, qualora abbiate pensato di dar vita ad un procedimento legale nei confronti del famosissimo produttore della tanto discussa bevanda energetica, visto che dal 2014 non se ne parla più.
Come evidenziato da diverse fonti a suo tempo, poi, non è stato un solo utente a ricevere la quota di risarcimento fissata da un tribunale americano, ma tutti coloro che ne hanno fatto richiesta in caso di acquisto della bevanda tra gennaio 2002 ed 3 ottobre 2014. In quel caso, al consumatore è stata posta la scelta tra il rimborso di 10 dollari in contanti, oppure prodotti Red Bull per 15 dollari. Associando le spese di spedizione a carico dell’azienda.
Insomma, i 13 milioni di dollari hanno rappresentato una sorta di montepremi, sfruttato fino al termine delle richieste. Aggiungiamo che la causa a Red Bull non sia nata letteralmente dall’espressione “non mette le ali”, ma dal fatto che le sue proprietà energetiche non sarebbero in linea con quanto dichiarato in quegli anni dal colosso di Salisburgo..
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