Arriva una presa di posizione da parte del sindaco Pizzarotti, in quel di Parma, per quanto riguarda l’erogazione di buoni pasto solo a chi è antifascista. La negazione per chi è legato al ventennio è vera, ma frutto di un errore che sarà corretto. Tuttavia, il diretto interessato ha voluto precisare la questione che si è creata dopo alcuni post social come quello di Giorgia Meloni:
“In merito ai BONUS SPESA,
è stato ERRONEAMENTE inserito parte di un regolamento che vale per la richiesta di sale civiche, patrocini e contributi per attività ed eventi. In questa parte c’è scritto che se professi xenofobia, razzismo e nazismo non puoi beneficiare di sale civiche, contributi o patrocini dal Comune di Parma. Da noi è così e rimarrà così.
Ma NON vale per i bonus spesa, si correggerà l’errore, grazie a chi lo ha fatto notare con gentilezza.
NON sarebbe stato comunque vero che i bonus spesa vengono negati a chi non si affermi antifascista: il Primato Nazionale e la signora Meloni sono notori dispensatori di bufale (l’ultima di Meloni l’abbiamo vista girare la settimana scorsa, quel servizio del tg3 sull’origine del virus, ovviamente una bufala)”.
Occorre essere antifascista, in quel di Parma, qualora si vogliano ottenere buoni pasto dal Comune, almeno stando alla modulistica presente sul sito del Comune di cui tanto si parla oggi 3 aprile. A denunciare l’accaduto è ovviamente CasaPound su Facebook, con una denuncia che punta a creare una bufera attorno al sindaco Pizzarotti. Questione delicata, soprattutto in piena emergenza Coronavirus, ragion per cui abbiamo deciso di effettuare un test pur non avendo residenza nel Comune emiliano (ovviamente senza portarla a termine).
Prendendo atto delle proteste diffuse mediante social da Emanuele Bacchieri (CasaPound Parma), i cui dettagli sono disponibili anche all’interno della pagina ufficiale del movimento tramite apposito post, abbiamo approfondito. Effettivamente, poco prima di concludere la procedura e di inviare la domanda al Comune di Parma per ottenere dei buoni spesa in questo periodo tanto complicato, c’è una chiara parentesi dedicata a nazismo e fascismo:
1.Di riconoscermi nei principi costituzionali democratici e di ripudiare il fascismo ed il nazismo;
2.Di non professare e fare propaganda di ideologie nazifasciste, xenofobe, razziste, sessiste o in contrasto con la Costituzione e la normativa nazionale di attuazione della stessa (XII disposizione transitoria e finale della Costituzione Italiana, art. 4 L. n. 645/1952, L. n. 205/1993 e loro eventuali successive modifiche).
Prendendo la normativa alla lettera, parlare di obbligo nell’essere “antifascista” per ricevere i buoni spesa dal Comune di Parma forse è un po’ eccessivo. Fondamentalmente, questi dettami non impongono ai residenti una sorta di attivismo politico, anche se è chiaro che Pizzarotti, a differenza di altri sindaci in Italia, voglia rendere esplicito questo concetto. Tra l’altro, il concetto di “apologia di Fascismo” dovrebbe in teoria smorzare di suo le polemiche.
Come si potrà notare attraverso il nostro archivio, tuttavia, non si tratta di una novità in senso assoluto per questa realtà. Stando al nostro report di circa sei mesi fa, infatti, alcune agevolazioni ai residenti furono assicurate lo scorso mese di ottobre con la medesima certificazione. Il modulo si può consultare facilmente all’interno del sito apposito, apprendendo i vincoli imposti dal Comune di Parma per i buoni spesa. Si tratta dunque di una notizia vera, al netto della menzione forse forzata di antifascista da parte di CasaPound.
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