Ricorderete la vicenda del probabile ergastolo al soldato russo accusato di crimini di guerra. Ne avevamo parlato diffusamente qui.
Parliamo di un giovane soldato russo di 21 anni, catturato e processato in Ucraina, parte di un gruppo di cinque. Il gruppo aveva sequestrato un veicolo requisito per darsi alla fuga, venendo avvistato da un civile di sessantadue anni.
A questo pundo l’orrore: un suo diretto superiore e parte del gruppo gli avrebbe ordinato di liberarsi dello scomodo testimone e il giovane, inchiodato dalle riprese di una telecamera, avrebbe brutalmente sparato al ciclista uccidendolo sul colpo.
Alla fine la condanna è arrivata: omicidio premeditato.
A nulla sono valse le eccezioni della difesa: la teoria del giovane secondo cui il suo omicidio sarebbe giustificato dall’obbedienza agli ordini è stata respinta. Del resto, sappiamo bene che con Adolf Eichman la stessa linea di difesa non funzionò affatto. Anzi.
Quanto alla seconda parte della linea di difesa, la corte ha rigettato come insincera ogni professione di pentimento del giovane.
Del resto, dubbi sulla sincerità “ex post” delle scuse possono emergere dall’analisi di un caso simile, dove un soldato altrettanto giovane è stato “pizzicato” in una intercettazione raccontare senza rimorso alcuno alla madre in Russia di aver brutalmente preso a bastonate un civile di mezza età “fino a fargli scoppiare gli organi interni” chiedendo approvazione per aver ucciso un “non umano” e nemico.
In ogni caso l’avvocato di ufficio, come accade in ogni processo fondato sulla legge proporrà appello.
E basti questo a tacitare ogni complottistica accusa di un “processo ingiusto” o processo strumentale.
Dmitrij Peskov si è dichiarato “preoccupato per le sorti” del giovane, dichiarando di “non avere possibilità di difendere i suoi interessi sul posto” ma di voler provare “per altri canali”.
Dati i precedenti di vedove di guerra “remunerate” per Crowfunding con 135 dollari per cadavere, le prospettive sembrano grame.
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