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Era un “bizzarro complemento d’arredo” il missile per l’attentato a Salvini

Era un “bizzarro complemento d’arredo” il missile per l’attentato a Salvini, riferisce il GIP incaricato dell’indagine.

Dando al Senatore una risposta ad un dubbio che si portava con se da anni.

Ma andiamo con ordine.

Il missile per l’attentato a Salvini

Spostiamoci al 2018. L’allora vicepremier Salvini, come molti personaggi politici e non solo, era oggetto di quotidiane minacce di morte.

Siamo in un clima tossico e velenoso, viviamo in un mondo dove i social sono pieni di minacce anche brutali.

E dove, citando l’allora vicepremier, ora senatore,

“Sono contento di essere stato utile per far scoprire la cosa, trovare questo missile – ha commentato il vicepremier Salvini – Sapevamo della segnalazione, era una delle tante minacce di morte che mi arrivano quotidianamente di cui non faccio pubblicità. In questi casi non sai mai se hai a che fare con un matto, con un mitomane, o qualcosa di serio. La segnalazione riguardava un gruppo ucraino che avrebbe voluto attentare alla mia vita. Abbiamo inoltrato la segnalazione, in questo caso evidentemente non era un matto, né un mitomane e sono contento che questa minaccia nei miei confronti sia servita a scoprire questo arsenale”

Un agente del KGB aveva segnalato infatti un gruppo di attentatori pronti a giurare di pianificare un attentato contro il vicepremier.

Nel corso delle indagini fu reperito anche un Missile Matra, un missile aereo a medio raggio.

Missile diventato, nel corso delle indagini partite pochi mesi dopo, oggetto di una complessa indagine.

Terminata in questi giorni.

Era un “bizzarro complemento d’arredo” il missile per l’attentato a Salvini

O meglio si trattava di un “simulacro”. Un missile svuotato di tutte le componenti atte alla detonazione

 Nel provvedimento con cui il giudice Crepaldi accoglie la richiesta di archiviare il caso del pm Isabella Samek Lodovici formulata dopo una perizia sulle armi, si spiega che “non vi è dubbio” che il missile, ora dissequestrato, “pur originariamente classificabile come arma da guerra, sia stato sottoposto a procedure di disattivazione in altro Paese, all’esito delle quali lo stesso ha perso tutto l’enorme potenziale bellico ed è divenuto del tutto inidoneo a recare offesa alla persona, nonché insuscettibile di ripristino”. “Il missile – sottolinea il gip – è divenuto oramai un mero simulacro vuoto e, contrariamente a quanto millantato da alcuni degli indagati, assume un valore solo quale (forse bizzarro) complemento d’arredo”.

Sostanzialmente, si è scoperto che le millanterie di alcuni degli indagati erano, in effetti, nulla altro che violente millanterie.

Il missile era stato disattivato, privato delle parti necessarie per un uso bellico e divenuto un grottesco complemento di arredo di dubbio gusto.

Il GIP non ha potuto che archiviare l’indagine relativa agli acquirenti del presunto ordigno e del suo custode, per conto di un collezionista.

La risposta, almeno per quanto riguarda il missile, era quindi quella della millanteria.

Millanteria apparentemente non penalmente rilevabile, dato che nel decreto di archiviazione per le 5 persone si sostiene che “il fatto non sussiste”.

Si parla di “naturale obsolescenza sia fisica che tecnologica” dei contenitori lanciarazzi, che risalgono tra gli anno ’60 e ’80 e sono per altro privi di munizioni, tale da renderli inoffensivi e inutilizzabili come le altre componenti ritrovate.

“Piena stima e fiducia nella magistratura milanese che, dopo il trasferimento dell’indagine da Torino a Pavia, ha accertato come la vicenda non avesse nulla di penalmente rilevante”, ha commentato uno dei difensori, l’avvocato Agostino Garagiola.

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