Approfondimento

L’enorme giro di affari dietro la disinformazione no-vax

“Big Pharma coi vaccini ci fa un sacco di soldi!”

Ebbene sì, è proprio così: le case farmaceutiche sono aziende, e le aziende cercano il profitto. Non che siano esenti da critiche, anzi, eppure raramente vedrete un no-vax andare a piedi e lasciare l’automobile in garage pur di non darla vinta alle multinazionali del petrolio. Coloro che affermano di porsi sempre tante domande (al contrario di voi, rincoglioniti dalla tivù e dalla propaganda dei poteri forti in generale), quasi sempre dimenticano di porsi la domanda più importante: chi c’è dietro l’informazione “alternativa”? Lo fa in modo disinteressato? Ma siamo già a due domande consecutive, forse è già troppo. Più che di competenze scientifiche, i disinformatori seriali dispongono di un’innata abilità di manipolazione delle menti dei loro seguaci, facendo loro credere di essere proprio loro quelli più svegli di tutti, al contrario degli altri, la cui mente è manipolata dal sistema. Con questo “trucchetto”, il follower si aggirerà impettito per i social e per i bar del paese diffondendo il Verbo al pari di un adepto di una setta religiosa, senza mai porsi il dubbio se qualcuno stia trasformando la sua ignoranza in profitto.

Prendiamo spunto da  questo post pubblicato dalla pagina “Osservatorio sul complottismo” il 9 giugno 2021:

“Secondo un rapporto del Center for Digital Hate, la disinformazione no-vax paga bene e profumatamente: circa 36 milioni di dollari di entrate nel corso dell’ultimo anno. Anche i giganti dei social media ne hanno tratto profitto, guadagnando più di 1 miliardo di dollari grazie a ricavi pubblicitari. Un portavoce di Facebook ha contestato il rapporto, sottolineando gli sforzi della piattaforma nel rimuovere i contenuti falsi.”
Il post ha menzionato questo articolo di Coda. Qui invece il link al PDF del rapporto completo del Center for Countering Digital Hate (CCDH).

Pandemic Profiteers – The business of anti-vaxx. Il rapporto di CCDH – The Center for Countering Digital Hate.

Secondo il rapporto di CCDH, l’industria globale antivaccinista, inclusi influencer e follower, genera fino a 1,1 miliardi di dollari di entrate annuali per i giganti dei social media. I contenuti no-vax creno molte interazioni nelle principali piattaforme social, tra cui Facebook e Instagram con un pubblico totale stimato sui social media di 62 milioni di persone, con l’industria anti-vax che guadagna fino a 36 milioni di dollari all’anno.

Il Center for Digital Hate, con sede a Washington DC, ha invitato le società di social media a rimuovere i principali profili no-vax, che sono responsabili della maggior parte della disinformazione sui vaccini generata online. L’amministratore delegato del Centro, Imran Ahmed, ha affermato che la stima di 36 milioni di dollari è prudente e che i loro profitti reali potrebbero essere molto più alti.

Lo scorso marzo, CCDH ha identificato dodici influencer che sono stati indicati come i responsabili di quasi due terzi di tutti i contenuti no-vax condivisi o pubblicati a febbraio e marzo. Secondo Ahmed, la fiducia riposta negli influencer nella diffusione della propaganda online deriva da “anni di impunità”, durante i quali è stato loro permesso di trasmettere il loro messaggio senza conseguenze.

Un portavoce di Facebook ha contestato le stime del rapporto sulle entrate pubblicitarie generate dagli anti-vaccinisti, aggiungendo: “Stiamo conducendo la più grande campagna di informazione sui vaccini online del mondo, etichettando ogni post riguardante i vaccini con informazioni accurate e abbiamo rimosso profili, pagine e contenuti. individuati in questi rapporti. Durante la pandemia abbiamo rimosso 18 milioni di disinformazione dannosa su Covid-19 e abbiamo lavorato con 80 organizzazioni di controllo dei fatti per etichettare oltre 167 milioni di post come falsi».

“I no-vax dipendono dall’incapacità di Big Tech di intraprendere azioni di contrasto contro di loro, nonostante infrangano in serie gli standard della comunità delle principali piattaforme”, ha affermato Ahmed. “Abbiamo bisogno che le autorità governative, compresi i regolatori e i pubblici ministeri, agiscano rapidamente per stabilire la portata della loro attività negativa e quindi reprimere il profitto criminale derivante dalla disinformazione sanitaria”.

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