Sono emersi in questi minuti i nomi dei partiti che arruolano i cinque deputati attratti dal bonus 600 euro, ottenuto in questi mesi dall’INPS alla luce dell’emergenza Covid. Poco fa abbiamo condiviso sul nostro sito un primo approfondimento in merito, facendo presente che l’istituto, grazie alla legge sulla privacy che opera in questo particolare contesto, non è tenuto a rendere pubblici i nominativi di coloro che hanno chiesto la doppia quota mensile per marzo e aprile. Anche perché, fondamentalmente, i deputati in questione ne avevano diritto e non hanno violato leggi.
Un contributo fondamentale nell’analisi dei nomi dei partiti che hanno tesserati i cinque deputati finiti nell’occhio del ciclone oggi 9 agosto arriva da Il Fatto Quotidiano, considerando il fatto che nel tardo pomeriggio sono trapelati ulteriori dettagli sulla storia del bonus 600 euro. Come riportato in precedenza, per ovvie ragioni l’INPS non diffonde i nomi dei politici, per preservare privacy. Possibile che gli stessi partiti possano indurre i suddetti deputati a farsi avanti pubblicamente e, con ogni probabilità, a dimettersi. Fermo restando che la natura legale della loro richiesta.
Tuttavia, dalle prime indiscrezioni raccolte da Repubblica, che ha reso pubblica questa storia sul bonus 600 euro ottenuto da deputati il cui stipendio netto si aggira attorno ai 12.000 euro netti, la vicenda sarebbe abbastanza chiara. Si tratta in sostanza di tre parlamentari della Lega, uno del Movimento 5 Stelle e uno di Italia Viva di Renzi. Come se non bastasse, lo stesso è avvenuto anche con 2.000 amministratori locali, tra cui governatori di Regione e sindaci.
Proprio Il Fatto Quotidiano, successivamente, ha confermato le indiscrezioni in questione. Staremo a vedere se nelle prossime ore verranno fuori i nomi dei deputati che hanno chiesto all’INPS il bonus 600 euro a marzo e ad aprile per il Covid-19.
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