“EMA avvia la valutazione del vaccino Sputnik”: ci eravamo promessi che ne avremmo parlato. Ogni vaccino che si avvia alla “prova sul campo” è un’ottima notizia. È un vaccino che prova la sua sicurezza e, si spera come è accaduto per i suoi predecessori, arriva sugli scaffali. E da lì, negli ospedali e dai medici e, un giorno, nelle farmacie.
Aiutandoci a tornare ad una normale vita di relazione, lavorativa e produttiva, sia pur con l’aiuto di un vaccino in più.
EMA avvia la valutazione del vaccino Sputnik: dopo Pfizer, Moderna, Astrazeneca e, speriamo presto, J&J, significa la speranza di poter avere non più tre vaccini, ma cinque in diffusione.
Non tanto presto comunque, ma abbastanza.
Il processo di valutazione si stima (sui precedenti) possa richiedere fino a tre settimane: a contarsi da oggi, dato che Gamaleya ha fornito oggi i dati richiesti e non è stato possibile visionare i siti produttivi o cominciare l’esame prima.
Poco male: alla fine un verdetto lo avremo.
Nonostante al momento sia prematuro parlare di trattative commerciali (sarebbe come andare a comprare la macchina al figlio maturando dopo averlo visto tornare con la pagella del primo quadrimestre piena di otto e nove…) Mosca si sbilancia nel dichiarare che ove ve ne fossero potrebbe fornire 50 milioni di dosi all’Europa entro Giugno.
Contando le tre settimane per l’approvazione e il tempo per le trattative commerciali, sarebbe compatibile con la prospettiva di accelerazione del Piano Vaccini che ci stiamo dando.
Sempre, naturalmente, incrociando le dita per i risultati della Rolling Review, fin’ora positiva per i primi tre candidati ad aver passato l’esame.
Il vaccino Sputnik è concettualmente più simile a J&J e AstraZeneca che a Pfizer e Moderna.
È un vaccino a vettore virale: come abbiamo visto, un Adenovirus inattivato contenente una piccola porzione genetica atta a “far conoscere” una parte di SARS-CoV-2 al sistema immunitario prima che questi entri in contatto con SARS-CoV-2.
Una scatola, insomma,
Per farci capire riprenderemo la spiegazione che abbiamo usato proprio per AstraZeneca, evidenziando, nel finale, la materiale e fondamentale differenza.
Semplificando molto e ricorrendo all’aiuto di Esplorando il Corpo Umano, possiamo parlare di quello che fa il virus tipicamente.
Nella nota serie per l’infanzia e la giovinezza infatti il virus viene solitamente rappresentato con le fattezze di un sordido vermiciattolo col volto del bulletto Nabot.
Entrato nel corpo umano, il sordido verme estrae un paio di forbici dal suo corpo e comincia a “srotolarsi” in un filamento genetico (DNA o RNA, RNA nel caso di SARS-CoV-2), raffigurato nella serie da un nastro con dei buffi omuncoli seduti sopra.
Fatto questo, il vermetto invade una cellula, raffigurata da una fabbrica dove degli ometti sono intenti ad assemblare nastri coi “loro” omuncoli seduti.
Il Virus a questo punto scaccia via in malo modo i lavoratori in salopette, sostituisce il nastro creato dai lavoratori con quello estratto dalle sue viscere e comincia a produrre copie di se stesso con “la catena di montaggio”.
Catena di montaggio che a quel punto viene raffigurata malfunzionante e sull’orlo del tracollo, del tutto colonizzata e ormai dedita alla produzione di nuovi Virus, che scappano per il corpo ripetendo il loro ciclo.
Un vaccino tradizionale è un virus inattivato, indebolito o incapace di esprimere la malattia.
Quindi l’OGM, in questo caso, consiste nel prendere il vermetto che causa l’Adenovirus nei primati e renderlo incapace di esprimere la qualsivoglia malattia.
Praticamente quel nastro che si porta in pancia viene del tutto svuotato e sostituito con istruzioni utili solo a renderlo riconoscibile agli anticorpi che da lui impareranno a combattere SARS-CoV-2.
il vaccino COVID-19 Vaccine AstraZeneca non contiene virus attivi, ma solo una componente genetica che porta nell’organismo di chi si vaccina l’informazione per produrre anticorpi specifici.
Quindi, nel momento in cui l’”Adenovirus di Scimpanzé inattivato” entra nel nostro corpo tutto quello che può fare è vagare “Esplorando il Corpo Umano” sconsolato come John Travolta in Pulp Fiction
Finché non viene individuato dal sistema immunitario, che in Esplorando il Corpo Umano viene raffigurato dal Colonnello Pierre e dal Tenente Kira della Flotta dei Globuli Bianchi
I quali, individuato il sordido vermetto, gli scagliano contro Metro, il capo di tutti gli Anticorpi, che lo esamina, osserva quel frammento genetico e diviene in grado di programmare le astronavi di Pierre e Kira in modo che producano enormi quantità di sue copie, dei piccoli Metro al suo servizio in grado di riconoscere non solo l’Adenovirus modificato, ma anche SARS-CoV-2.
Nel momento quindi in cui SARS-CoV-2 arriverà nel Corpo Umano, aspettandosi di essere uno sconosciuto in grado di nascondersi facilmente, sarà letteralmente preso in agguato da un esercito di anticorpi pronti a fargli la festa che conoscono il suo aspetto, i suoi punti deboli ed ogni strategia utile ad annientarlo. O quantomeno, finché non avremo sciolto il dubbio tra immunità sterilizzante o da malattia, a impedirgli di manifestare il qualsivoglia sintomo, salvando il malato dall’ospedalizzazione e dalla malattia.
Ma Sputnik rispetto ad AstraZeneca ha qualcosa in più: due Adenovirus al posto di uno
Ricordate tutti la pubblicità del Maxibon?
Sputnik è il Maxibon dei virus.
Abbiamo visto che Astrazeneca praticamente si basa sullo svuotare uno degli antipatici vermetti, inserirgli in pancia parte delle istruzioni utili agli Anticorpi per allenarsi a combattere SARS-CoV-2 e lasciarlo lì a prendere botte.
Ma secondo i ricercatori russi, il fatto che nel nostro esempio Metro l’anticorpo si sia allenato a riconoscere l’adenovirus, significa che nella seconda dose alcuni adenovirus saranno inevitabile distrutti a vista.
La “furbizia” di Gamaleya è stata usare due Adenovirus, uno per ogni dose, Ad26 per la prima dose e Ad25 per la seconda, a 21 giorni dalla prima.
Quindi durante la prima dose, Pierre avvista Ad26, manda Metro, Ad26 è praticamente un imbelle vermetto incapace che ha come “sorpresina” un codice utile ad addestrare Metro, Metro costruisce la sua legione di anticorpi, ci si allena con circospezione e impara a riconoscere Ad26 e la striscia di codice di SARS-CoV-2.
Ventuno giorno dopo arriva Ad25.
Metro, che con un Adenovirus singolo ha già dei pregiudizi nei confronti del nuovo arrivo, viene costretto a valutare da zero con somma circospezione Ad26, riallenandosi col medesimo vigore della prima volta.
Il tutto dovrebbe portare ad un’efficacia del 91%, e di fatto a due vaccini consecutivi per la stessa malattia.
Il sistema immunitario si concentrerà sull’imparare, e reimparare, a gestire SARS-CoV-2, come un militare che ripete più volte la stessa operazione senza farsi distrarre.
Forse non avremo risultati nei prossimi giorni, ci vorranno quantomeno le tre settimane di media degli altri. Ma incrociamo le dita: c’è sempre tanto bisogno di vaccini. Tantissimo.
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