Elon Musk annuncia lo sblocco dei bannati da Twitter, e potremmo definire questo l’ennesimo annuncio basato sul “se non puoi sconfiggerli, unisciti a loro”.
Proprio il Musk che aveva inizialmente nicchiato sull’acquisto del social lamentando “troppi troll e profili fake” minacciando la rinuncia (le stesse accuse gli sono stati poi rivolte derisivamente da Trump per giustificare il suo rifiuto di lasciare Truth Social per tornare a Twitter) sembra aver deciso col solito “democratico sondaggio” rivolto ai suoi fan e lettori la resa incondizionata.
La settimana prossima dovrebbe (il condizionale è d’obbligo, date le mille giravolte del magnate, compresa quella sui licenziamenti massicci di personale invertita in seguito ai guai provocati) partire lo sblocco degli utenti bannati: una “amnistia generale” che ovviamente comprenderà anche numerosi account di trolling e disturbo.
Dato che Elon Musk annuncia lo sblocco dei bannati “salvo i casi di evidente spam”, non avendo ovviamente gli strumenti per quello “sottile”, di fatto siamo alla resa incondizionata al trolling.
E prima che i fan del magnate irrompano in massa nei commenti per darci dei prevenuti, non siamo i soli a notare l’autolesionismo e la forma di resa sottesa a questa mossa.
“Quello che Musk sta facendo è pericoloso in modo esistenziale per varie comunità marginalizzate. E’ come aprire le porte dell’inferno in termini di caos che provocherà”
ha ammonito Alejandra Caraballo, esperta della Harvard Law Cyberlaw Clinic.
“Gente impegnata in molestie mirate dirette può tornare a diffondere dati personali, perseguitare in modo specifico, bullizzare in modo violento, istigare e celebrare la violenza, non posso neppure cominciare ad enunciare quanto pericoloso sarà”
Ha continuato descrivendo una situazione in cui Twitter, incapace o non più in grado di contenere il trolling, rischia di diventare la versione fisica della New York di “1997: Fuga da New York”, una città dei senza legge isolata dalla collettività e che si vorrebbe espulsa dagli store Google ed Apple.
Un intero social costruito su un modello che appartiene più alle “imageboard” in stile 4chan ed 8chan e alla (quasi) defunta Kiwifarms più che a un vero e proprio modello social.
Luoghi che, ricordiamo, hanno finito la loro parabola devastati dalla loro “assenza di censura” diventata vera e propria resa ad ogni controllo che ha portato su 8chan e Kiwifarm cose come i video dell’attentatore di Christchurch e aggressive campagne di trolling a sfondo misogino e omofobo fino alla loro dissoluzione
Dissoluzione che proseguendo sulla via alla “Jena Plissken” potrebbe non essere una chimera.
Seguendo i dettami del DSA Europeo, se Musk non prenderà provvedimenti contro il crescente numero di profili falsi e di troll sulla piattaforma rischia di incappare in multe fino al 6% del suo fatturato e, se recidivo, di essere bandito dal suolo europeo.
Trasformando un giocattolone redditizio come Twitter in una colossale “pigna nel sedere”.
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