Spoiler Alert: il ricorso del Texas bocciato significa esattamente quello che pensate. Le scarne speranze di Trump di ribaltare il risultato elettorale sono finite.
La nomina ufficiale di Biden prevista per la settimana entrante è ormai certa.
Ed era prevedibile.
Una delle speranze di Trump, in cui riteniamo egli stesso in fondo non credesse fino in fondo, era provare il Big Steal, la controversa (e mai assistita da vere prove) teoria secondo cui Biden avrebbe in qualche modo “rubato” le elezioni a Trump con voti fraudolenti.
A parte i grotteschi tentativi del sempre fedele Patriota Q di entrare nella tenzone, millantando di aver nascosto segreti isotopi radioattivi ed altre tricche e ballacche nucleari per rintracciare gli elettori Democratici e costringerli con brutale violenza a confessare i loro torti per poi deportarli a Guantanamo e condannarli ad una morte orribile e esibendo fiero svariate “prove” ottenute da screenshot random e immagini decontestualizzate i risultati non sono stati ottimali.
E neppure dichiarare di aver invaso una nazione sovrana sacrificando ondate ed ondate di militi fedeli al Patriota Q per reperire le prove in un server tedesco è servito a qualcosa.
Svariati circuiti di Appello hanno cominciato a rigettare uno dietro l’altro i ricorsi proposti.
La corte della Pennsylvania ha aperto e chiuso insieme le danze, con un provvedimento decisamente aspro che non solo ha escluso in toto l’esistenza di brogli, ma di fatto ha sbarrato le possibilità di ogni esame successivo in assenza di veri e propri elementi probatori.
A stretto giro di posta il Wisconsin dopo un riconteggio pagato integralmente dal comitato elettorale di Trump, ha non solo riassegnato un numero di voti minimo ma presente a Biden, ma dichiarato che l’avvenuto conteggio non ha fatto altro che certificare la regolarità del voto.
Anche altri comitati che avevano proposto cause hanno deciso di tagliare le perdite e massimizzare i profitti abbandonando il contenzioso. Con costernazione evidente di almeno un elettore di Trump che ha deciso di portare in giudizio il comitato per richiedere le sue cospicue donazioni indietro.
L’ultima speranza di Trump veniva dal Texas, che ha adito la Corte Suprema nell’estremo tentativo di invalidare il risultato delle elezioni nei quattro stati chiave che hanno portato la vittoria a Trump. Ottenendo così, se non il rientro in pista del candidato Repubblicano, quantomeno di deferire la questione alla Corte Suprema.
Che ha letteralmente risposto picche, rigettando il ricorso in toto.
In un breve ordine si afferma che lo stato del Texas non ha nessun diritto legale di contestare “il modo in cui un altro Stato svolge le proprie elezioni”. Allo stesso modo vengono dismesse tutte le mozioni che erano state presentate a sostegno di quella del Texas da 18 stati a guida repubblicana e ben 126 deputati repubblicani.
Nessuna sorpresa: le speranze malriposte dei fan del Presidente Uscente (e anche dei QAnon) nella presenza di giudici repubblicani di cui tre nominati da Trump, tutti e nove i giudici supremi hanno espresso parere contrario.
La spiegazione è semplice: ciò è avvenuto per causa (o merito, a seconda dei casi) del “Judiciary Act of 1925”
Il Judiciary Act è una norma che disciplina il carico pendente di procedimenti presso la Corte Suprema, sostanzialmente. Per farci capire, il suo meccanismo è affine al “filtro di Appello” introdotto da noi nella riforma degli artt. 348 bis e 348 ter c.p.c. in Appello, sia pur con le dovute differenze del caso.
Sostanzialmente, e aggiungendo nel novero il “Supreme Court Case Selections Act”, la Suprema Corte ha il diritto, anzi, il dovere giuridico riconosciuto di non lasciarsi “intasare” da ogni singolo ricorso, ma accettare solo quelli meritevoli di accoglimento o che abbiano la minima possibilità di pervenire ad un qualsiasi risultato di approfondimento o discussione.
Dati gli accenti con cui è stato respinto il ricorso in Pennsylvania, sommato l’esito nel Texas, se prima era assai improbabile che la Corte Suprema accettasse di discutere una questione sostanzialmente chiusa e senza possibilità di innovazione ora la certezza è arrivata.
Il ricorso del Texas bocciato comporta quindi la prova provata che, almeno fino ad una imprevedibile (e sempre meno probabile) comparsa di brogli che ormai praticamente ogni tribunale adito ha negato, la Corte Suprema rifiuterà anche solo di principiare un procedimento che non porterebbe frutto.
Tampoco se espresso da un singolo stato, il Texas, che difetta della legittimazione attiva per discettare delle vicende di altri Stati.
E quindi la conferma delle elezioni è prossima, il presidente entrante Biden sarà confermato e l’avvicendamento non potrà che proseguire.
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