Effetti delle sanzioni: la Russia compra chip difettosi dalla Cina (40% in più). Sembra controintuitivo, o evoca l’immagine di una beffa finale della Cina alla Russia. Ma non è così, è un sottoprodotto, indipendente del tutto dalla volontà cinese, dei quantomeno bizzarri schemi che una nazione che dichiara di non patire le sanzioni, ma le subisce più di quanto pubblicamente annunci.
Partiamo da un punto di vista essenziale: diversi settori un tempo secondari, ora del tutto primari dell’economia mondiale, al momento sono off limits per la Russia.
Tra cui il travagliatissimo settore IT, che si ritrova deprivato non solo di professionisti del settore ma anche degli stessi computer e dei programmi necessari a farli funzionare.
Al momento la Russia ha dovuto riattivare norme del codice civile che di fatto legalizzano la pirateria informatica per procurarsi i programmi (occidentali) necessari a mantenere la produttività.
Aggiungiamo a questo il blocco delle importazioni tecnologiche e Taiwan che rifiuta di vendere loro qualsiasi cosa più potente di un vecchio Amiga 4000 o i mezzi per produrlo. Ma anche il fatto che per evitare le sanzioni ora computer e cellulari occidentali devono arrivare mediante lunghi giri di importazione parallela e i malriusciti tentativi di munirsi di una produzione informatica (sia hardware che software) che parte da tecnologie in arretrato di decenni.
Il risultato finale è esplosivo: in Russia al momento anche le parti di ricambio per i beni tecnologici esistenti, anche le componenti per assemblarle di nuove, devono arrivare per cammini tortuosi.
In tempi precedenti alle sanzioni era tutto più facile: bastava semplicemente rivolgersi da fornitori e grossisti per acquistare la componentistica e i ricambi, con un tasso di DOA (“dead on arrival”, componenti arrivate rotte o difettose) del 2%, accettabile.
Secondo quanto riportato da Komersant ovviamente ora non è più così: la Pandemia e la dottrina “Zero COVID” della Cina hanno già provocato blocchi e rallentamenti nella produzione, ai quali si è aggiunta ora la “corsa alla tecnologia di importazione parallela” per cercare di evitare le conseguenze delle sanzioni.
Un conto è rivolgersi a grossisti e produttori affermati con i loro sistemi di controllo qualità: un conto è cercare di sostituire ricambi e componentistica ufficiale, in poco tempo, da venditori anonimi senza alcun controllo.
Il ragazzino può permettersi di comprare online senza controllare, rimettendoci pochi euro: per un’esercente ogni rublo si moltiplica.
Evgeny Krivosheev, direttore del dipartimento R&D di una ditta che produce smartphones e PC rivela nei touchscreen dei primi uno dei maggiori coinvolti.
Fonti Russe, ovvero Ivan Pokrovsky, direttore generale del Centro per l’Elettronica moderna, attribuiscono il tutto alla scarsa dimestichezza delle singole ditte nel reperire nuovi fornitori in tempo breve, attribuendo il problema “ai singoli e non all’intero settore”
Ma ovviamente un settore è fatto di singoli, e secondo Nikolai Komlev, direttore esecutivo dell’Associazione delle imprese informatiche e informatiche è tutto una catena che si rovescia sul consumatore finale.
Se il produttore non ha modo di riconoscere agevolmente la materia prima “sana” da quella difettosa, la qualità generale del prodotto finito crollerà a picco.
Tra il chip non funzionante e il chip “marginale”, quello che “funzionicchia” abbastanza per passare una cursoria ispezione ma è destinato a rompersi o funzionare in modo inaffidabile, ci sono infinite variazioni. Variazioni che si rifletteranno nei resi, ma anche nella necessità di aumentare i test pre-assemblaggio.
Tutti elementi che si scaricheranno non solo nella qualità, ma sul prezzo.
Lo stesso prodotto costerà di più, e senza la completa garanzia di affidabilità dei tempi pre-bellici.
Foto: Transistors di YouraPechkin
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