Crime Facts

Edward Paisnel, la bestia di Jersey

Dapprincipio non poté distinguere nulla perché le finestre erano chiuse: ma a poco a poco cominciò a vedere che il pavimento era tutto coperto di sangue accagliato, dove si riflettevano i corpi di parecchie donne morte e attaccate in giro alle pareti. Erano tutte le donne che Barba-blu aveva sposate, eppoi sgozzate, una dietro l’altra.

Se non morì dalla paura, fu un miracolo: e la chiave della stanzina, che essa aveva ritirato fuori dal buco  della porta, le cascò di mano. Quando si fu riavuta un poco, raccattò la chiave, richiuse la porticina e salì nella sua camera, per rimettersi dallo spavento: ma era tanto commossa e agitata, che non trovava la via a pigliar fiato e a rifare un po’ di colore.

Questa versione di Carlo Collodi di Barbablù è certamente appassionante. L’autore di Pinocchio tradusse la fiaba di Charles Perrault e la restituì in tutta la sua integrità pedagogica, e con tutti quei dettagli che a noi adulti suonano sinistri. Nei fatti, Barbablù non è affatto un personaggio raccomandabile, per questo nel 2004 Ernesto Ferrero in un libro mette in relazione la fiaba di Perrault con Gilles De Rais. De Rais non era un perfetto sconosciuto: compagno d’armi di Giovanna D’Arco, fu impiccato nel 1440 con l’accusa di aver stuprato e ucciso almeno 140 tra bambini e adolescenti.

Barbablù/Gilles De Rais, quindi, un cattivo che oggi chiameremmo serial killer e che negli anni ‘60 del Novecento si scopre essere l’ispiratore di un uomo che in questo momento si trova in piedi di fronte a un letto. Quell’uomo, in piena notte, si è introdotto in quella casa e ora sta puntando la sua torcia su un ragazzo di 12 anni che sta dormendo. Lo fissa e prende tempo. Il piccolo apre gli occhi.

Ph: SWNS via Daily Mirror

Capitolo 1 – “Stavo andando ad un’orgia”

Se per dare una copertina a questa vicenda abbiamo scelto l’inquietante immagine di uno sconosciuto in piedi, di fronte a un letto in piena notte e con una torcia puntata su un ragazzino di 14 anni, per dare un inizio a questa storia dobbiamo partire da un inseguimento.

Jersey è una piccola isola sul canale della Manica, in mezzo al mare tra le coste francesi della Normandia e il Regno Unito. Appena 30 mila abitanti, un’economia che si fonda principalmente sull’agricoltura, la pastorizia e la pesca. Insomma, una delle descrizioni più ricorrenti durante un’interrogazione di geografia. 

Alle 23:45 del 10 luglio 1971 gli agenti della polizia locale John Riseborough e Tom McGinn stanno pattugliando una strada nella regione di St. Helier. Improvvisamente notano una Morris 1100 che sopraggiunge con andamento strano, quasi a zig-zag, finché vedono che li sorpassa e brucia un semaforo rosso. Riseborough e McGinn iniziano a inseguire quel conducente spericolato, che inizia ad accelerare fino a sfiorare i 100 km/h in pieno centro abitato.

La Morris 1100 sfreccia e sfiora alcune vetture, ne tampona altre e continua la sua folle corsa ora invadendo la corsia opposta, ora salendo su un marciapiede. I due poliziotti non si lasciano seminare, finché entrambe le auto finiscono in un campo di pomodori. La corsa della Morris improvvisamente si arresta e si apre la portiera. Un uomo si lancia verso l’oscurità e tenta la fuga, ma i due poliziotti fanno un balzo e lo placcano con una mossa da rugby. L’uomo è a terra, con le manette ai polsi e uno strano modo di parlare. Veloce e confuso. Ciò che colpisce i due poliziotti, tuttavia, non è soltanto quella folle fuga per le strade della regione di St. Helier, quanto il bizzarro outfit che quello sconosciuto indossa. In pieno luglio l’uomo della Morris indossa un paio di guanti di lana e un impermeabile.

Alla stazione di polizia la tensione è molto alta. Non solo una fuga per eludere i controlli degli agenti: quell’uomo è strano, e ha con sé tanti elementi che lo collegano a una serie di eventi che dal 1957 tolgono il sonno agli abitanti di Jersey. Oltre ai guanti di lana e l’impermeabile, quello sconosciuto emana un nauseante odore di muffa. Si chiama Edward Paisnel, ha 46 anni ed è un operaio. Nelle tasche ha un berretto di lana, un rotolo di nastro adesivo, una torcia e dei pacchetti vuoti di sigarette.

In una tasca, infine, nasconde una maschera. È un artefatto di gomma che accompagna una parrucca di capelli sintetici color nero corvino. Sul volto, notano i poliziotti, ha i segni del nastro adesivo. C’è di più: dal risvolto dell’impermeabile, all’altezza del collo, spuntano dei chiodi. I poliziotti gli chiedono spiegazioni. 

Ph: Daily Mirror

“Stavo andando ad un’orgia, correvo perché ero in ritardo”, spiega Paisnel, che racconta di far parte di una società segreta, che l’auto sulla quale viaggiava è stata presa in prestito, che quei chiodi sulle spalle gli servono per difendersi da “eventuali attacchi di un esperto di arti marziali”. Riseborough, McGinn e i colleghi lo ascoltano ma di certo non si bevono quelle parole. Dal 1957, dicevamo, Jersey è tenuta sotto scacco da uno stupratore seriale che colpisce di notte indossando una maschera. Ora, il 10 luglio 1971, forse la polizia ha finalmente preso la bestia di Jersey.

Lo confermeranno i reperti trovati nella casa di Paisnel, perquisita mentre lo sconosciuto della Morris è tenuto sotto torchio dai poliziotti. Quello strano tizio vive in una dependance accanto alla casa in cui abitano la moglie Joan e i due figliastri. Un matrimonio-farsa, dirà lei, iniziato nel 1959 e ridotto a una totale assenza di comunicazione. La piccola struttura, nient’altro che un tugurio senza finestre, nasconde tutto il resto. Dal soffitto pendono, come se fossero impiccate, una macchina fotografica insieme ad alcune istantanee scattate all’esterno di case. C’è una tuta blu, c’è un altro impermeabile fulvo, sporco di sperma. Ci sono altre parrucche, poi un piccolo altare nascosto da una tenda rossa con un calice al centro. La stampa parlerà di satanismo.

“Sono ossessionato da Gilles De Rais”, dice con fierezza Paisnel ai poliziotti. È lui, è la bestia di Jersey.

Capitolo 2 – I primi agguati

Dal 1957 i residenti di Jersey non riescono a dormire. Da quell’anno un uomo nero e feroce terrorizza l’isola, in particolare adolescenti, donne e bambini. I suoi attacchi sono subdoli e veloci, ma soprattutto dimostrano una straordinaria meticolosità. 

Nel novembre 1957 a St Helier, nei pressi della scuola Mont à l’Abbé, un’infermiera di 29 anni viene sorpresa mentre attende l’autobus. Qualcuno la afferra per il collo, la trascina in un campo e abusa sessualmente di lei. Nel marzo e nel luglio del 1958 nel distretto di Trinity vengono aggredite altre due donne, una di 20 anni e l’altra di 31. La modalità è la stessa: sorprese alle spalle, trascinate in un campo e violentate. La storia si ripete nel distretto di Grouville nel 1959. La vittima è una ragazzina di 15 anni. Nell’ottobre 1959 nei pressi della Parrocchia St Martin una ragazza di 28 anni subisce la stessa sorte.

Cinque aggressioni in tre anni, numeri lusingano la bestia e che solleticano il suo appetito di impunità. Per questo il mostro alza la posta e inizia a scattare fotografie. Si apposta all’esterno delle case, osserva i loro abitanti e calcola l’altezza delle finestre. A occhio, senza doti da geometra. Sono ad altezza d’uomo, può aumentare di livello.

Capitolo 3 – La hostess

Il 14 febbraio 1960 c’è un ragazzino nel suo letto, nella sua stanza, nella sua casa al sicuro. È notte, lui ha 12 anni e sente una luce filtrare attraverso le palpebre. Il ragazzo apre gli occhi e di fronte a lui c’è il peggior incubo di tutti i giovanissimi: un uomo lo sta fissando e gli punta una torcia. Il piccolo non fa in tempo a gridare: viene trascinato fuori, portato in un campo e violentato. L’uomo nero lo prende in braccio e lo abbandona di fronte all’uscio di casa.

Il 6 marzo 1960 a St Brelade è tardi, specialmente per una ragazza di 26 anni che sta aspettando l’autobus. Un’auto accosta e qualcuno tira giù il finestrino: “Vuoi un passaggio?”. Una fiaba nera, una trama che abbiamo visto tantissime volte nei film dell’orrore. Lo sconosciuto che avvicina la sua vittima spacciandosi per un buon samaritano. “Sto andando a prendere mia moglie”, le dice. Eppure non è un film. Ricordate quando Kathleen Johns, il 22 marzo 1970, è salita a bordo dell’auto guidata da Zodiac? Nemmeno in quel caso era un film. Torniamo alla nostra bestia. La 26enne, assistente di volo, si fa rassicurare dal fatto che quell’uomo stia andando in città. Sale a bordo. “Sono un medico”, le dice. Poi la città diventa campagna. “Che stai facendo?”, gli chiede la hostess. 

L’auto si ferma, l’uomo trascina fuori la ragazza dall’auto e inizia a massacrarla di pugni. Con due corde la afferra per il collo e le blocca i polsi dietro la schiena. 30 minuti di violenze e minacce. “Pensavo di morire”, racconterà la vittima al Jersey Post nel 2006. Ha il volto travisato, non riesce a guardarlo negli occhi. La bestia carica la donna sui sedili posteriori dell’auto e ricomincia la sua folle corsa. La 26enne è ancora legata e tenta disperatamente di attirare l’attenzione delle altre auto. Arrivano al Sion Village. La hostess riesce a liberare le mani, ma la bestia va troppo veloce per tentare di lanciarsi dall’auto. Improvvisamente si ferma, ed è il momento giusto: la ragazza si lancia fuori e viene subito notata da due uomini a bordo di un’altra vettura. Una coppia in soggiorno in un bungalow accorre per strada. La ragazza è salva. Edward Paisnel scompare nell’oscurità.

Capitolo 4 – La bestia entra in casa

Nel marzo 1960 una donna di 43 anni e la sua piccola di 14 stanno dormendo. A mezzanotte un sussulto: squilla il telefono. La donna risponde, ma dall’altra parte non c’è nessuno. “I soliti scherzi”. La giovane mamma torna a letto, poi un rumore la sveglia di nuovo. Viene dal piano di sotto. Infila le scale, accende le luci e arriva all’ultimo gradino prima del salotto. Improvvisamente si spengono le luci. La donna si volta e nota una sagoma in piedi. 

D’istinto si precipita sul telefono, dall’altra parte rispetto a quell’ombra sinistra, ma le linee sono staccate. La bestia le salta addosso. Vuole soldi, farfuglia qualcosa a proposito di sua moglie, delle sigarette, delle donne. La figlia sente tutto e corre ad aiutare la madre, ma quest’ultima le dice di ritornare in camera sua e chiudersi a chiave. La donna riesce a divincolarsi e a fuggire fuori per chiedere aiuto ai vicini. Accorrono tutti, la bestia non c’è più ma la piccola 14enne è in un angolo della stanza, terrorizzata e sconvolta. È stata violentata.

Ph: Daily Mirror

Capitolo 5 – La maschera, l’accento irlandese, i chiodi e il fetore di muffa

Nessuno riuscirà mai a identificare Edward Paisnel come la bestia di Jersey e, ancora peggio, nessuno riuscirà a vederlo in volto. Paisnel ha sempre il viso nascosto da una sciarpa, e in quelle rare occasioni in cui parla con le sue vittime imita l’accento irlandese.

Tutte le vittime racconteranno di questo individuo maleodorante di muffa che farfuglia cose, dal volto nascosto in una sciarpa e con addosso un impermeabile sporco e sgualcito. Tutte le volte in cui hanno provato a difendersi, le vittime si sono ferite. Ai polsi, infatti, Paisnel indossa dei bracciali di cuoio dai quali spuntano dei chiodi. Stesso discorso per il risvolto del collo: anche lì ci sono dei chiodi. Non puoi fermargli le mani né afferrarlo per la gola per difenderti. Rimarrai ferito.

Nell’aprile 1960 entra in scena la maschera

Capitolo 6 – Scotland Yard indaga, la stampa crea il mostro

La bestia tenta di aggredire una ragazzina di 14 anni nella sua stanza da letto, ma le urla della piccola svegliano i genitori. La bestia scappa. Aveva una maschera. Luglio 1960: la vittima è un bambino di 8 anni, con lo stesso copione delle prime aggressioni. Il rapimento, il campo, la violenza e l’abbandono di fronte alla porta di casa. Nel 1961 la bestia miete altre tre vittime, di cui due bambini di 11 anni e un ragazzino di 12. 

Dopo ben quattro anni di aggressioni senza un nome, la polizia di Jersey accetta di essere impreparata alla brutalità della bestia. Da Scotland Yard arriva il detective Jack Manning, che dispone il prelievo delle impronte digitali su 30 mila persone, soprattutto uomini con precedenti penali. 13 persone rifiutano, tra cui Edward Painsel. La stampa riceve un vademecum dalla polizia: i residenti dovranno organizzare comitati di protezione reciproca, fare attenzione a un uomo sui 45 anni, dal forte odore di muffa e un accento irlandese.

Il cerchio si stringe su Alphonse Le Gastelois, un pescatore chiacchierato per la sua abitudine di girovagare di notte. Le Gastelois viene interrogato per 14 ore, ma ogni tentativo di attribuirgli le azioni della bestia falliscono. Nessuna prova. La stampa, intanto, pubblica il suo nome e contro il pescatore si accaniscono i residenti. Il mostro è stato sbattuto in prima pagina La sua casa verrà bruciata e Le Gastelois sarà costretto a fuggire a Les Écréhous, dove si autoesilia. 

Capitolo 7 – La presunta lettera

L’arrivo di Scotland Yard certamente intimorisce la bestia, che tuttavia torna a colpire. Tra il 1963 e il 1964 aggredisce altri quattro minori, e solamente questi nuovi episodi di violenza sessuale riabiliteranno la reputazione di Alphone Le Gastelois, fino a quel momento considerato la bestia di Jersey.

Nel 1966 la polizia riceve una lettera. Edward Paisnel è sicuramente informato sulla presenza di Jack Manning nell’isola, per questo invia un testo che sembra lanciare una sfida agli investigatori.

“Mio caro signore,

Penso che sia giunto il momento di dirti che stai solo sprecando il tuo tempo, come ogni volta che ho fatto ciò che ho sempre voluto fare. Ricorda che non mi fermerò a questo, ma sarò onesto e ti darò una possibilità. Non ho mai avuto molto da questa vita, ma ora ho intenzione di ottenere tutto quello che posso. Ho sempre voluto fare il delitto perfetto. L’ho fatto, ma questa volta lascia che la luna risplenda molto britta (sic!) a settembre perché questa volta deve essere perfetto, non una volta, ma due. Non sono affatto un maniaco, ma mi piace giocare con voi. Mi sentirete prima di settembre e vi darò tutti gli indizi. Solo per vedere se riesci a prendermi.

I più cordiali saluti.

Aspetta e vedrai”.

I poliziotti non possono non notare gli errori ortografici e l’allusione al “crimine perfetto” di cui il sedicente Paisnel dice “l’ho fatto”. I dubbi sul mitomane non mancano, ma dopo il 1971 Joan Paisnel riconoscerà in quella lettera la calligrafia del marito. La bestia ha anche ucciso? Le sue vittime dicono che durante gli agguati la bestia si vanterebbe di avere ucciso in precedenza, e in effetti il 31 dicembre 1966 il corpo senza vita di Tula Hoeoek, 20 anni, viene rinvenuto in un campo di St Clement con il cranio sfondato da un oggetto contundente. La sua morte rimane senza colpevole fino al 2013, quando vengono riaperte le indagini per collegare il delitto alla bestia di Jersey. Nessuna prova, e tutto si chiude.

Capitolo 8 – La fine

“Sai quanto tempo ci vuole per uccidere una donna? Solo cinque minuti”, con queste parole la bestia minaccia una ragazzina di 15 anni a Trinity, prima di violentarla. La stessa cosa sentirà il povero 13enne di St Helier, quando Paisley lo trascina in un campo e lo violenta per poi lasciarlo di fronte all’ingresso della sua casa. Due eventi terribili, accaduti rispettivamente nel 1966 e nel 1970.

Quindi entreranno in scena gli agenti Riseborough e McGinn, che il 10 luglio 1971 arresteranno Edward Paisley. La bestia di Jersey è ora nelle mani della giustizia. Quando Paisley compare in aula è dicembre, è il 1971 e oltre agli uomini della corte è presente un manichino con addosso i vestiti che la bestia ha indossato quando ha commesso i delitti. Le foto di quella maschera inquietante faranno il giro del mondo.

Ph: HistoryDaily

Dopo soli 38 minuti di camera di consiglio, il giudice Peter Crill condanna Edward Paisley a 30 anni. Per Crill, Paisley è “un uomo astuto e orribile che non ha mostrato rimorso, orrore o repulsione per i suoi crimini”. Quell’operaio di 46 anni verrà trasferito alla prigione di Winchester, e nel 1972 chiederà una revisione del processo. Richiesta respinta.

Capitolo 9 – La morte e “zio Ted”

In carcere Edward Paisley si comporterà da detenuto modello e per questo, nel 1991, verrà liberato dopo aver scontato solo 20 anni di prigione. Morirà nell’isola di Wight lo stesso anno, per un arresto cardiaco

Nel 2008 l’operazione Rectangle riporta alla luce centinaia di abusi sessuali avvenuti ai danni dei bambini dell’orfanotrofio Haute de la Garenne negli anni ‘50. In quel tempo Edward Paisnel si recava spesso presso il ricovero per intrattenere i piccoli vestito da Babbo Natale. Si faceva chiamare “zio Ted”. Gli inquirenti, tuttavia, non riescono a trovare alcun collegamento tra la bestia e ciò che accadeva tra le mura dell’orfanotrofio. 

Cosa resta di questa brutta storia? Che fine ha fatto Alphonse Le Gastelois? Nel 2012 l’innocente sbattuto in prima pagina come mostro, muore dopo essere tornato da qualche anno a Jersey. L’intera comunità si sentirà in debito con lui per sempre.

La storia di Edward Paisnel è raccontata in un libro. Si intitola The beast of Jersey ed è stato pubblicato nel 1972. L’autrice è Joan, sua moglie. 

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