EDMO: il 40% della disinformazione riguarda COVID19
Il 40% della disinformazione riguarda COVID19, secondo fonte EDMO. Non miocugginonews, non Sailor Venus, non Fulvio l’Onnisciente Cugino e i suoi ministri Napalm51, Banana33 e Goccediluna 79.
Potremmo comodamente chiudere qui questo editoriale, affiggerlo alla porta e usarlo come risposta universale all’esercito dei “noqualcosa” che si affollano nei commenti minacciando di toglierci il like, segnalarci ai guru di turno o giurarci eterna vendetta con pianto, stridore di denti e Norimberga Due se non smettiamo immediatamente di parlare di COVID19.
Perché non è che “ci pagano per parlare di COVID19”.
Facciamo fact checking. Il 40% della disinformazione riguarda COVID19. Fate due più due voi.
E moltiplicate quel 40% per l’incredibile capacità dei novax di replicare infinite volte la stessa bufala con minime variazioni.
Come ad esempio le teorie sullo spargimento virale, o la saga senza fine degli infiniti scopi occulti del tampone. Strumento che a seconda dei casi diventa utile per rubare il DNA, le ghiandole pituitarie altrui, o salvifico strumento che dovrebbe evitare gli odiati vaccini e Green Pass. Il tutto a seconda del giorno della settimana.
Ma andiamo con ordine
EDMO: il 40% della disinformazione riguarda COVID19
Il rapporto EDMO, con la collaborazione di Facta è estremamente chiaro al riguardo. Il 40% delle bufale virali su Internet, per ragioni che conosciamo e che ricorderemo nell’esposizione, è ormai martellante propaganda negazionista, novax e nopass.
Nella top ten delle bufale compaiono le infinite varianti della bufala dei vaccinati che contagiano il vaccino ai novax perdendo “spike” col piglio del cagnetto che perde pelo, dei vaccinati che non possono viaggiare sugli aerei perché fermati alla dogana in quanto “magnetizzati” e l’infinita saga del personaggio famoso a caso che nasconde malori causati dal vaccino.
E non solo: decontestualizzazioni delle frasi di Fauci, analisi creative (eufemismo) dei dati statistici dal mondo e la bufala particolarmente odiosa per cui i vaccinati non possono donare il sangue. Smentita dalla Croce Rossa e da AVIS costretti a intervenire.
“Sono gerarchici, si distribuiscono a grappolo”
Ricordiamo come già in passato abbiamo visto docenti universitari denunciare l’esistenza di una vera e propria macchina della disinformazione.
Macchina della disinformazione ormai ben avviata e che non ha bisogno di prove.
Un autentico indotto completamente militarizzato in gruppi social e di messaggeria che si comportano come compartimenti e reggimenti.
«I no vax sanno sfruttare la rete a meraviglia. Si comportano come un esercito. Promuovono le fake news e specifici sottogruppi le rilanciano in modo marziale. Sono gerarchici, si distribuiscono a grappolo. La loro è una comunicazione internazionale pervasiva ed efficiente». Andrea Grignolio, docente di Storia della medicina e Bioetica, all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano che ha analizzato sul quotidiano Avvenire le strategie dei no vax. Chi non ha fiducia nei vaccini, secondo lo storico della medicina si suddivide in due categorie: «Gli “esitanti” che, in periodo non pandemico, sono il 10-15 per cento della popolazione e oggi il 20-30 per cento, non si immunizzano ma sono aperti al dialogo. E poi», continua Grignolio, «i no vax che in periodo non pandemico si stimano nel 3-5 per cento e oggi sono tra il 7 e il 10 per cento: sono inconvincibili, fanno dell’antivaccinismo una marca identitaria. Pochi ma si fanno sentire e sono in grado di attirare l’attenzione e di sedurre gli esitanti molto più della grande maggioranza di chi crede nella scienza».
In questo caso, la lotta alla disinformazione passa per il contrasto ai gruppi promossi da chi fa dell’antivaccinismo militante una marca identitaria ed una forma di dominio militare.
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