Editoriale

Edgar Núñez lo chef rifiuta di farsi pagare in visibilità dalla content creator/influencer

Edgar Núñez lo chef rifiuta di farsi pagare in visibilità dalla content creator/influencer, ed è polemica sui social. Come sempre in questi casi.

Tempi moderni creano mestieri moderni: in fondo, di suo, l’influencer non è diverso dal testimonial di tempi pre-Internet. Una persona popolare che presta il suo volto a beni e servizi.

Ma ovviamente l’utilità di un influencer deriva dal suo seguito, che diventa a sua volta merce di scambio. E se la merce non interessasse? Se la merce fosse ritenuta poca? E se invece non fosse la ditta a cercare un promoter/influencer ma fosse l’influencer a cercare la ditta?

Probabilmente sarebbe un passo falso. Un passo falso che una giovane “content creator” (lei stessa rifugge dal titolo di influencer) ha pagato a caro prezzo.

Con una enorme ammaccatura sulla merce che è la reputazione virtuale, il credito di ogni influencer. Lo chef rifiuta di farsi pagare in visibilità dalla content creator/influencer, e lo fa in modo brutale. Quasi da Blastometro oseremmo dire.

Edgar Núñez lo chef rifiuta di farsi pagare in visibilità dalla content creator/influencer

Parliamo di Edgar Núñez. Chef messicano, proprietario di diversi ristoranti tra cui il pluripremiato “Sud777” che si è trovato il messaggio di una “content creator” in posta.

Ciao, come stai? Il tuo ristorante è semplicemente spettacolare! Sarò in Messico alla fine del mese con il mio ragazzo, e mi piacerebbe sapere se è possibile effettuare uno scambio pubblicitario, dove consiglio e mostro i vostri servizi sul mio Instagram in cambio di un pasto per due. Sarebbe un onore per me lavorare con te

La risposta immediata è stata una risata. Seguita da un tweet al vetriolo dove il cuoco definisce la ragazza una scroccona internazionale deridendo il fatto che la proposta sia arrivata da una presenza online con un quarto dei suoi followers.

Edgar Núñez lo chef rifiuta di farsi pagare in visibilità dalla content creator/influencer

Ammettiamolo: per quanto brutale questa risposta dona catarsi a mille situazioni anche lontane dal popolo della Rete. Ogni professionista ha avuto almeno nella vita un cliente con una proposta simile.

Ogni cuoco, sistemista informatico, grafico, creativo, cantante, ma anche componente delle “professioni titolate” solitamente con ordini e tariffarie si sarà trovato davanti almeno un caso di

“Se mi fai un buon prezzo o mi fai questa cosa gratis parlerò benissimo di te perché ho tanti amici e ti trovo i clienti, altrimenti sapranno tutti che vuoi i soldi”

La proposta della ragazza si è fermata al punto primo: chiedendo una cenetta in cambio di visibilità. E la risposta vendica generazioni di “pagati in visibilità”.

Il seguito della polemica

A onor del vero, come sovente accade, le proporzioni sono mutate dopo la polemica. La “content creator” che nega la qualifica di influencer ha guadagnato molti followers da questa diatriba. Non abbastanza per superare il pluripremiato cuoco, ma abbastanza per rifarsi dalla “blastata” appena ricevuta.

La ragazza, va detto, si è scusata, dichiarando pubblicamente che

“Molti creatori di contenuti ci pagano per pubblicizzare i loro servizi. Se ho offeso lo chef con la mia richiesta, mi scuso”

Ciò non le è servito ad evitare il blocco sui social dal cuoco (e non sfiderei al suo posto la sorte presentandomi nel suo locale…) e la sua severissima rampogna.

Invettiva per cui “un influencer non è quello che ti fa comprare qualcosa, un influencer è colui che ti cambia la vita, che ti aiuta e ti migliora senza ricevere nulla in cambio. Il mio primo influencer è stato mio padre e mi interessa solo essere l’influencer delle mie figlie”.

Non ce la sentiamo di prendercela con la ragazza, sia pur condividendo la reazione del cuoco. Come abbiamo avuto modo di vedere, la piaga del “pago in visibilità” è ormai diffusa non solo nel campo social, ma nella vita.

Probabilmente, la prima offerta da creatore a creatore dovrebbe sempre partire dal pagare per i rispettivi servizi, valutando, poi, una collaborazione

Condividi
Pubblicato da
Tags: editoriale

Articoli recenti

Cosa sappiamo di Ahoo Daryaei, cosa crediamo di sapere

È diventato virale, così tanto da avere persino un posto nella mostra al femminile della Lucca Comics appena trascorsa il…

9 ore fa

Dubbi sull’utilizzo del VAR per annullare il gol del Venezia: protocollo in bilico

L’Inter è riuscita ad acciuffare i tre punti contro il Venezia, dopo un match in cui il VAR ha avuto…

12 ore fa

VR Man non è una statua di Lucifero a Torino

Ci segnalano i nostri contatti un video su TikTok che dovrebbe mostrare una statua di Lucifero a Torino. Il video…

13 ore fa

Spunta blu cerca di spiegare a Margaret Atwood il suo Racconto dell’Ancella: segue ilarità

La definizione di mansplaining da manuale è "l'atteggiamento paternalistico con cui un uomo cerca di spiegare ad una donna qualcosa che…

1 giorno fa

Il non caso di App Io e il Digital Wallet coi dati in America

Ci segnalano i nostri contatti un post X di un profilo di Satira che adombra il caso di App Io…

1 giorno fa

Non è vero che l’alluvione a Valencia è stata causata da HAARP: conosciamo le Power Ship

Ci segnalano i nostri contatti una condivisione X che avvalora una teoria del complotto secondo cui l'alluvione a Valencia è…

1 giorno fa