Secondo un post pubblicato su Facebook il 22 dicembre il volto di un uomo di cui vengono anche fornite le generalità sarebbe quello dell’assassino di un cane: l’uomo avrebbe massacrato di botte l’animale per poi gettarlo ancora vivo in un cassonetto. Il post si presenta come l’ennesima esposizione pericolosa di persone con la conseguente ondata di odio feroce e varie minacce, tra le quali non manca l’intenzione di andarlo a trovare per vendicare l’animale.
Ecco la faccia del bas***do che il 30 dicembre ha massacrato di botte un cagnolino x poi buttarlo ancora vivo in un cassonetto dei rifiuti in via Toniolo. Il cane è morto durante il trasporto dal veterinario.
******* ******Sabato 25 ci sarà una manifestazione in viale Gramsci partecipate x fare in modo che abbia il massimo della pena.
Se avete il viso rosso di rabbia e gli occhi iniettati di sangue fate un bel respiro e seguite il nostro ragionamento. In primo luogo, a questi fenomeni del web – come voi – che a tutti i costi devono esporre il volto di qualcuno per un qualsivoglia reato avevamo rivolto un appello con tanto di spiegazione sulla pericolosità della gogna pubblica. Lo trovate a questo indirizzo. Leggetelo e tornate da noi.
Avete letto? Bene. Ora vi sveliamo una verità di cui ognuno è a conoscenza, ma che voi vi ostinate a ignorare: siete sempre responsabili di ciò che pubblicate. Cosa significa? Facebook non si autodistrugge, e anche se eliminate i post le tracce restano nella rete a disposizione degli inquirenti. Cosa vogliamo dire? Presto detto: esporre una persona all’odio della vostra community vi rende colpevoli del reato di diffamazione. Non ci credete? Non c’è problema, abbiamo un articolo dedicato anche a questo, andate a leggerlo e tornate di nuovo qua.
Avete letto? Bene. Sappiamo che state pensando: “Hey! Io ho solamente condiviso, che sarà mai? Non è una bufala!“. Ora le cose si fanno complesse, dunque vi chiediamo di prestare attenzione a ciò che vi diremo. Promettete a voi stessi che vi concentrerete e vi impegnerete a capire da questo momento, dimenticando e pentendovi di tutto ciò che fino ad oggi avete pubblicato su Facebook. Fatelo.
La notizia è falsa? No. L’ha pubblicata Il Giornale e qui potete leggere l’articolo. Tutte le informazioni da voi condivise sono reali: nella notte tra il 30 e il 31 dicembre Zeus – questo il nome del cane – subiva la violenza del suo padrone, un ragazzo che da poco aveva preso l’animale in affido. Troviamo più dettagli in questo articolo di Modena Today: i lamenti del cane, durante le percosse, erano stati avvertiti anche da un vicino e con le immagini catturate da un sistema di videosorveglianza della zona gli inquirenti hanno potuto vedere l’uomo mentre si avviava verso un cassonetto della spazzatura, alle 2 di notte, con un sacchetto contenente l’animale.
Alle 16 del 31 dicembre Zeus era ancora vivo, ma in agonia. I Carabinieri si erano portati sul posto per la chiamata di alcuni cittadini infastiditi dallo scoppio troppo frequente di petardi e una signora, che nel frattempo sentiva i lamenti dal cassonetto, aveva chiesto ai militari di controllare. Il triste epilogo è riportato da Modena Today.
La pattuglia si era recata in zona chiamata da qualcuno che lamentava la presenza di ragazzi intenti a scoppiare petardi al vicino parco XXII Aprile. Una volta sul posto, una signora ha però segnalato agli agenti di aver sentito dei guaiti provenire dal cassonetto dei rifiuti. Subito gli operatori hanno cercato e recuperato all’interno di un sacco scuro l’animale, l’hanno avvolto in un panno e portato alla Clinica veterinaria di riferimento per il canile intercomunale, dove il cane è però spirato poco dopo.
L’uomo, un pregiudicato, è stato identificato e denunciato dall’Autorità Giudiziaria. Per chiedere l’inasprimento delle pene un gruppo di associazioni animaliste ha organizzato una manifestazione prevista alle ore 13 del 25 gennaio.
No, perché in nessuna testata è riportato il volto del ragazzo denunciato. Denunciato non significa condannato, quindi vi invitiamo a tenere le mani in tasca e a evitare di infogare i vostri contatti contro un profilo di cui corrispondono nome e provenienza, ma in nessuna fonte ufficiale è comparso il volto. Smettete, da ora, di fare cose insensate e che potrebbero ritorcersi contro di voi. Accettatelo: non siete gli inquirenti e tanto meno la vostra bacheca è un’aula di tribunale.
Esistono i casi di omonimia, sapete? Sì, lo sapete. Sapete cosa rischiate con il vostro atto? Se avete coscienza per empatizzare con il povero Zeus (la vicenda ha riempito di dolore e rabbia anche noi, non siamo fatti di porcellana), allora ne avete anche per ciò che spieghiamo in questo articolo. Leggetelo.
Tra i vostri contatti notiamo che c’è chi ipotizza l’indirizzo in cui vive il ragazzo denunciato e non ancora condannato. Smettetela. Eliminate quel post e se ne vedete uno simile segnalatelo come abbiamo fatto noi.
Se gli inquirenti stabiliscono che l’uomo denunciato abbia effettivamente massacrato di botte un cagnolino, addirittura il suo, allora vi sarà una pena.
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