Una fotografia mostra una coppia che protesta contro la deportazione di un ebreo dagli Stati Uniti alla Germania nazista.
Si tratta di una fotografia virale usata comunemente per illustrare la situazione dei richiedenti asilo oggi. L’immagine mostra un ebreo tedesco insieme a sua moglie, con dei cartelli per protestare contro la deportazione dell’uomo dagli Stati Uniti alla Germania nazista, sostenendo che la sua morte sarebbe certa se fosse costretto a tornare nel suo paese di origine.
Secondo l’archivio fotografico Alamy, la foto è stata scattata il 12 giugno 1936 e accreditata sul quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung. L’uomo si chiamava Otto Richter e sua moglie Ellis Island. Un articolo del 24 dicembre 1937 del The Jewish Transcript di Seattle fornisce una descrizione completa della straordinaria storia di Richter, che si concluse con la sua deportazione in Belgio (in contrapposizione alla Germania nazista) dopo una significativa pressione da parte di gruppi statunitensi in difesa degli ebrei:
Nel novembre 1933, un giovane marinaio tedesco salì su una nave per Seattle. Era un rifugiato politico in cerca di diritto di asilo dalla dittatura nazista. Otto Richter, nato a Brema, in Germania, era un lavoratore e un attivo anti-nazista. La notte dell’incendio del Reichstag, le truppe d’assalto lo catturarono e, sebbene non avesse la minima connessione con quell’evento, lo picchiarono e lo torturarono. Nei successivi quattro mesi e mezzo passò a nascondersi dalla polizia segreta di Hitler. Poi riuscì ad arruolarsi come marinaio e a navigare su una nave tedesca che doveva fare scalo nei porti degli Stati Uniti. Durante il viaggio la sua identità divenne nota e gli ufficiali della nave, dopo averlo picchiato, minacciarono di consegnarlo alla polizia al loro ritorno nella Germania nazista. Queste erano le circostanze alla base della tentata fuga di Richter dalla tirannia nazista alla libertà americana.
Cosa è successo da allora? Nel luglio del 1934, durante lo sciopero generale di San Francisco, fu fatto un rastrellamento nel Centro dei Lavoratori, e lì Otto Richter fu trovato coinvolto in quello che il Dipartimento del Lavoro evidentemente considerava il reato atroce di aiutare i lavoratori. Fu arrestato e subì un ordine di deportazione nella Germania nazista con l’accusa di essere rimasto illegalmente negli Stati Uniti. Da quel momento fu combattuta, dal Comitato americano per la protezione degli stranieri, una lunga battaglia legale per salvarlo dalla deportazione. E solo la grande pressione del Comitato assicurò a Otto Richter il dubbio privilegio di essere deportato in un paese di sua scelta – il Belgio – invece che nella Germania di Hitler.
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