È vera la storia di Elena Lonati, uccisa nel 2006 dal sagrestano: l’assassino sarà presto libero
La pagina Facebook La notizia che non sapevi 2 nella giornata di ieri, 16 settembre 2020, ha riportato alla memoria la storia di Elena Lonati, uccisa il 18 agosto 2006 dal sagrestano di Santa Maria a Mompiano (Brescia) all’interno di una chiesa dopo un diverbio.
Buongiorno a tutti.
Io mi chiamo Elena Lonati il 18 agosto 2006 sono morta soffocata, ancora viva sono stata legata e imbavagliata dentro un sacco di plastica.
Il mio assassino, cingalese, faceva il sagrestano in una chiesa.
Wimal Chamila Ponnamperumage così si chiama, ancora.
Adesso fa il cuoco in una cooperativa.
Condannato a 18 anni e quattro mesi dopo solo otto era già in semilibertà.
Qualche giorno fa ha estinto il suo debito , ma era già a casa da due anni. Lo so, io non faccio notizia.
Oramai sono solo una foto sul comodino di mia madre.
Condannata all’eterna giovinezza.
L’omicidio di Elena Lonati
Il 20 agosto 2006 Repubblica riportava la notizia dell’omicidio di Elena Lonati. La ragazza, 23 anni, risultava scomparsa da giorni e l’ultima vista era stata vista mentre entrava in una chiesa. Da quel giorno si erano perse le tracce. Il suo corpo era stato ritrovato il giorno 19 dai carabinieri e dai vigili del fuoco, legato e occultato all’interno di sacchi di plastica nel campanile della chiesa.
L’assassino era il sagrestano della chiesa, coetaneo di Elena, Wimal Chamile Ponnamperumage. L’assassino aveva telefonato a suo zio prima di tentare la fuga e gli aveva raccontato che si era trattato di un incidente. Secondo il suo racconto, tra lui e la ragazza era nato un diverbio degenerato in uno scontro fisico al culmine del quale Elena Lonati aveva sbattuto la testa sul pavimento. Secondo il sagrestano la ragazza era morta in quel momento e per questo era stato occultato il corpo.
L’alterco era scoppiato in quanto Ponnamperumage stava per chiudere la chiesa e la ragazza, che era entrata per accendere una candela e pregare, aveva opposto resistenza. La situazione era andata fuori controllo. In realtà, una volta caduta per terra, Elena aveva solamente perso i sensi e quando il sagrestano l’aveva legata e messa dentro i sacchi di plastica era ancora viva. La ragazza morì soffocata.
Oggi l’assassino lavora come cuoco e presto sarà libero
Il Mattino, il 13 settembre 2020, riporta che Chamile, noto agli abitanti di Mompiano come Camillo, era stato condannato a 18 anni e e 4 mesi ma con la buona condotta aveva ottenuto sconti di pena. Da due anni rientra in carcere solo di notte e ora ha ottenuto l’affidamento in prova, una misura alternativa alla detenzione. In questo contesto Chamile lavora come cuoco in una cooperativa e presto sarà libero.
Lo riporta Il Giorno che ha raccolto una dichiarazione del suo legale:
La pandemia ha accelerato la conversione della semilibertà in affidamento in prova. Il provvedimento, concesso provvisoriamente durante il periodo di lockdown, è stato confermato lo scorso giugno. Pochi mesi ancora, e avrà scontato tutto. È sempre stato un detenuto modello: giusto che abbia la possibilità di reinserirsi e di riabilitarsi.
È dunque vera la storia di Elena Lonati ed è vero che l’assassino, il sagrestano della chiesa, presto sarà libero per buona condotta.
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