Un post divenuto virale nelle ultime ore su WhatsApp, Messenger e Facebook parla di un bambino di appena 40 giorni abbandonato all’Ospedale “Giovanni XXIII” di Bari. L’appello chiede di far girare il messaggio perché al piccolo servono vestiti.
La notizia è vera. Il bambino è gravemente malato in quanto affetto da una patologia metabolica, la leucinosi e i genitori, una coppia molto giovane, non sarebbero in grado di sostenere le sue esigenze. Per rispondere alle esigenze primarie del piccolo è scattata una campagna di solidarietà su tutte le piattaforme social più in uso, e come scrive Repubblica, attualmente, viene assistito dal personale sanitario del nosocomio. Sua madre gli è rimasta accanto fino a pochi giorni fa, per poi lasciare la struttura e non fare più ritorno.
Il bambino sarebbe affetto anche da una patologia cardiaca.
Un’infermiera ha riferito a Repubblica che la scelta è stata fatta per il bene del piccolo, e che quindi nessuno dei sanitari si sente di giudicare.
L’ospedale si è subito adoperato per segnalare il caso alle autorità, ai servizi sociali e al Tribunale dei Minori. Il bambino è ora in attesa di affido. Bariviva riporta, inoltre, che dopo la diffusione della notizia la Dirigenza dell’ospedale ha contattato l’associazione “Seconda Mamma” e ha ricevuto un kit da neonato con tutti i beni di prima necessità. La stessa presidente dell’associazione, Silvia Frattasi, spiega che la situazione è sotto controllo e non è richiesto di portare degli indumenti all’ospedale in quanto non è possibile accedere in reparto. Sarà l’associazione stessa – conclude – a comunicarlo.
Non è dunque necessario offrire dei vestiti, in quanto l’associazione “Seconda Mamma” ha già provveduto alle prime necessità del piccolo e comunicherà, se dovesse rivelarsi necessario, eventuali nuove richieste per la salute del piccolo. C’è da aggiungere che Silvia Frattasi si è dimostrata oltremodo contrariata per la diffusione della foto del piccolo, pratica non necessaria per la campagna di solidarietà.
Parliamo di precisazioni, quindi, per ricordare che non c’è necessità di indumenti per il piccolo e che la diffusione della foto non è stata autorizzata, dunque è d’uopo interrompere la catena e attendere richieste da parte dell’associazione “Seconda Mamma”, che sta seguendo il caso. Anziché obbedire passivamente alle richieste pucciose di condivisione, quindi, leggete questa nostra guida sulla corretta adesione alle iniziative.
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