È partecipe allo stupro chi assiste alla registrazione plaudendo: un ovvio principio stabilito dagli Ermellini della Suprema Corte. La Cassazione ha avuto modo di pronunciarsi con la sentenza n. 32503/22, depositata in data cinque settembre.
Ogni sentenza va detto racconta di un caso a sé, non siamo in un sistema di Common Law, ma ci sono principi che la Cassazione è senz’altro in grado di spiegare meglio della Sciura Maria, Banana33 e Fragolina79 su Facebook. Quindi è un bene studiarne le sentenze.
Nel caso di specie si parla si parla di un ragazzo disabile sottoposto a violenza sessuale da un branco. Branco nel quale non tutti hanno assunto un ruolo nell’atto sessuale in sé ma alcuni, come una 23enne, hanno assunto un ruolo di rinforzo.
L’accusata avrebbe infatti incitato il branco, e si registra anche la frase “Troppo forte raga, gli stanno facendo anche il video”.
In primo grado si era parlato di un mero “contributo morale” e non penalmente perseguibile in quanto successivo alla realizzazione del fatto.
La Suprema Corte non solo ha ravvisato nella condotta di chi compartecipa, sia pur col suo plauso, ad un atto di violenza, ma ha rincarato la dose. Non si tratta di “concorso in”, ma proprio di violenza sessuale, in quanto la stessa
“consiste nella partecipazione, da parte di più persone riunite, ad atti di violenza sessuale di cui all’articolo 609-bis” rappresenta una fattispecie autonoma di reato, a carattere necessariamente plurisoggettivo proprio, e richiede per la sua integrazione, oltre all’accordo delle volontà dei compartecipi al delitto, anche la simultanea effettiva presenza di costoro nel luogo e nel momento di consumazione dell’illecito, in un rapporto causale inequivocabile, senza che, peraltro, ciò comporti anche la necessità che ciascun compartecipe ponga in essere un’attività tipica di violenza sessuale, né che realizzi l’intera fattispecie nel concorso contestuale dell’altro o degli altri correi, potendo il singolo realizzare soltanto una frazione del fatto tipico ed essendo sufficiente che la violenza o la minaccia provenga anche da uno solo degli agenti“
Se quindi più persone compartecipano ad uno stupro, solo alcuni attingendo le zone erogene di alcuno ed altri suddividendosi gli eventi di coartazione, minaccia o plauso/incitamento, tutti sono colpevoli dello stesso aberrante reato allo stesso modo.
«In altri termini – spiega il verdetto della Terza sezione penale del “Palazzaccio” – la realizzazione di un contributo “morale”, da parte del concorrente nel reato che non realizza l’azione tipica», ossia la violenza vera e propria, e che si trova «sul luogo e nel momento del fatto» costituisce «una condotta di ‘partecipazione’ punita direttamente ai sensi dell’art. 609 octies del codice penale».
Riporta Sole 24 Ore commentando la sentenza.
È quindi partecipe allo stupro chi assiste alla registrazione plaudendo. Va detto è un caso diverso da chi, assistendo ad un grave e aberrante reato, provveda a contattare le autorità identificando chi commette tali atti per mezzo del cellulare per depositare il loro identikit in mano agli inquirenti.
Non sempre è possibile agire direttamente e quando ciò non è possibile il celere ricorso all’autorità e il fornire ad essa ogni collaborazione può rendere possibile “incastrare il reo”.
Quello che è evidente è che non può essere considerato scusante “Essere lì solo per il supporto morale”.
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