Ti hanno rubato la carta di identità: non necessariamente significa che te l’hanno fisicamente portata via. Forse sei stato avventato: hai deciso di lasciarla fotocopiare ad uno sconosciuto o un “amico di amici” perché “fidati mi serve per una cosa, ti giuro non succede niente”.
Forse sei entrato in un improbabile gruppo Telegram o Whatsapp, e succede anche questo, dove ti è stato chiesto con una certa leggerezza di fornire documenti in cambio di agevolazioni come gli ormai famigerati “Green Pass Tarocchi“, “Prestiti facili” e “Il Principe di Zamunda che magari ti fa duca e ti regala un tesoro” e lo hai fatto.
O forse hai deciso direttamente di caricare i tuoi documenti sui social perché “del resto che mi succede”?
Ma il tempo è passato, dell’amico non hai avuto notizia, il tuo Green Pass tarocco ovviamente non esiste, non hai mai avuto un prestito e il Principe di Zamunda non è mai apparso a donarti ricchezze.
Significa che sei al sicuro? Significa che i tuoi guai, amico mio, sono appena iniziati.
La carta di identità è appunto, la prova della tua identità. Con essa si può fare di tutto ed ogni cosa.
Che ci crediate o no, esiste un intero mercato di fotocopie di documenti di identità sul c.d. Dark Web. Se un tempo il disonesto medio doveva procurarsi documenti rubati per vie traverse, tutto quello che gli serve ora è la capacità fisica di pagare un bagarino virtuale, che pescherà documenti che potranno essere usati per tutto quello che diremo nel seguito.
Anticipiamo: ad esempio per dare un’identità fittizia ad un criminale che potrà aprirsi conti in banca, dare le tue credenziali o intestarsi beni a tuo nome.
In questo momento un malfattore ha una copia completa dei tuoi documenti di identità. Questo gli consentirà ad esempio di provare (tanto in caso di fallimento non ha niente da perdere) ad instestare a tuo nome delle SIM mobili, assicurazioni di veicoli e ogni genere di servizio.
Tanto, la scarsa diffusione delle firme digitali rende spesso possibile accettare scansioni di firme cartacee e, indovinate? Sui documenti rubati le firme cartacee ci sono eccome.
Immaginate un ultras che si è beccato il DASPO. O un soggetto con la patente revocata.
Complimenti, gli avete dato la possibilità di falsificare un documento col vostro nome e cognome sul quale potrà semplicemente appiccicare la sua faccia, se di età paragonabile, perché tanto ormai siamo già nel campo dell’illegalità.
Se vi può sembrare un caso peregrino, vi ricordiamo che il boss Mattia Messina Denaro è riuscito per anni a vivere normalmente nella latitanza, accedendo anche alle cure mediche per il cancro che lo affliggeva, usando una carta di identità altrui il cui proprietario si è ritrovato indagato per favoreggiamento.
Provate a immaginare cosa potrebbe accadere.
Ok, un soggetto ha ottenuto la vostra carta di identità. Ora comincia il bello.
Il soggetto in questione scriverà ad esempio al servizio clienti di Meta (Facebook, Instagram) lamentando che un presunto hacker, che siete voi, gli ha “rubato l’identità digitale”, e può provarlo mando copia dei suoi documenti. Che poi sono i vostri ma tanto li avete dati in giro, fattacci vostri.
Il soggetto vi chiude fuori dai vostri account social e contemporaneamente viene a conoscenza degli indirizzi email a essi collegati.
Mentre voi cercate di rimediare con denunce su denunce (secondo uno studio americano, ci vogliono circa 600 ore per recuperare un’identità rubata…) e richieste di blocco, il tale passa a ripetere l’operazione coi vostri gestori di eMail.
Ottenuto accesso alle vostre mail magari troverà le ricevute di PayPal o del vostro HomeBanking.
Ancora una volta segnalerà l’avvenuto furto di identità, anzi dato che ha già accesso alla vostra casella di posta a questo punto potrà cambiare la password “smarrita” e passare a controllare se usate abitualmente servizi di commercio online (Amazon, eBay, Aliexpress…)
A questo punto ci siamo capiti: ammesso riusciate a recuparare il denaro, il ladro della vostra identità si ritroverà seduto su una serie di beni rubati da ricettare, ottenuti con la vostra identità.
Abbiamo già visto fabbriche del troll basate su strumenti evoluti, come ChatGPT e simili.
Tutto quello che serve ad una fabbrica del troll per aprire decine di account è qualcuno a nome di cui aprirlo. Spesso un soggetto inventato, ma se la fabbrica dei troll ha dei dati reali, il lavoro è più facile.
Vi ritrovate una SIM intestata usata da un narcotrafficante per trovare la droga, avete i risparmi di una vita spesi in buoni Amazon e televisori da vendere al mercato nero, ed ora vi ritrovate pure gestori a vostra insaputa di un account usato nella guerra ibrida.
Spero che voi sappiate che si può accedere a diversi servizi, come quelli di INPS e Agenzia delle Entrate, sia usando la firma digitale che lo SPID che con username e password.
Cosa fermerebbe un sospetto che ha già tutti i vostri dati, o quantomeno ha ottenuto documenti di identità, mail e simili dall’ottenere o rubare il vostro SPID e poi decidere di dare un’occhiatina alla vostra pensione ed alle vostre tasse, ed anche pasticciarci?
Ultimo ma non secondario, tutto questo può avere gravi conseguenze a lungo termine.
Ad un certo punto nel vostro immediato futuro diventerà difficile districare quello che ha fatto il vostro alter ego virtuale e quello che avete fatto voi.
Ottenere un prestito in banca, cambiare lavoro, affittare una casa, trasferirsi, comprare una macchina: salterà fuori quella volta che “voi” avete mandato più volte il vostro conto in rosso, comprato diversi chili di cocaina da spacciare, vi siete uniti ad una “fabbrica del troll” nella Guerra Ibrida e avete “prestato” i vostri documenti ad un criminale.
Tutto questo perché non siete stati attenti.
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