Due parole sulla sospensione di Astrazeneca (e perché nessuno chiede di “non dare notizie”, ma di aspettare…)
Il vaccino Astrazeneca sembra essere diventato il protagonista della nostra buchetta delle segnalazioni. E da “due parole sulla sospensione di Astrazeneca”, citando Cattaneo, siamo arrivati a fiumi di parole.
Siamo in un mondo in cui cominciano alla spicciolata ad arrivare autopsie che “scagionano” il vaccino Astrazeneca, da troppi equiparato ad un sordido serial killer, ma le smentite si diffondono più lentamente delle notizie “preliminari”.
Perché, se il bisogno di “dare le notizie e non nasconderle” fosse applicato alle persone, qui saremmo di fronte ad un caso Enzo Tortora 2.0.
Ovvero saremmo di fronte ad una condanna mediatica compiaciutamente inflitta ad un soggetto solo indagato, nell’opulento stile dell’Italiano medio che ama diventare giudice, giuria e giustiziere ma non ama pentirsi dell’errore compiuto.
Riassunto delle puntate precedenti e casi simili
La farmacovigilanza funziona esattamente così. Esattamente come funziona il tribunale medio.
Immaginate che un maleintenzionato decida di accusarvi di essere uno spacciatore, o altro crimine aberrante.
Siamo in uno stato di diritto: essere accusati non significa essere colpevoli.
Quindi verosimilmente il procedimento finirà archiviato, non si arriverà neppure al tribunale o avrete buon gioco nel dimostrare la vostra innocenza.
Ipotizzate però che basti che il vicino di casa antipatico vi denunci per finire su tutti i giornali. E guardate, è successo
Le vostre foto in manette fanno il giro di Italia, la vostra reputazione viene distrutta.
Ipotizzate che si vada a processo, che siate scagionati, e tutti quelli che hanno contribuito al linciaggio mediatico, si trincerino dietro
“Ma io dovevo dirlo, la gente ha il diritto di sapere”
https://www.youtube.com/watch?v=KhKwPq_DYT8
Sì, anche lui: Adrian.
Una vita rovinata perché qualcuno non ha voluto attendere.
I precedenti storici
Anche per i farmaci, come le persone, esiste uno stato di accusa.
Un esempio è il FLUAD: vaccino antinfluenzale di cui nel 2014 furono ritirati due lotti per delle presunte reazioni avverse.
A Dicembre i due lotti “incriminati” furono assolti e sbloccati.
Intanto la campagna vaccinale 2014 era praticamente saltata. Intanto a distanza di anni, ancora nel 2018, ci siamo trovati a comattere con rissosi antivaccinisti pronti ad agitare la sospensione del FLUAD come prova che “i vaccini sono un complotto della kasta per ucciderci”.
Il caso di Astrazeneca
Ora, come tutti sappiamo, il vaccino AstraZeneca è sul banco di accusa per una serie di reazioni avverse presuntivamente legate ad esso.
In realtà, statisticamente parlando, l’incidenza di reazioni tromboemolitiche di quel tipo è, al momento, simile sia nei vaccinati che nei non vaccinati.
Ipotizziamo che tra i bevitori di Coca Cola ci siano un tot casi di calvizie.
Gli stessi casi che si sviluppano naturalmente nella popolazione di riferimento.
Sarebbe insensato titolare che la Coca Cola causa calvizie precoce, dato che la calvizie riscontrata non è precoce e l’unica cosa che la lega alla Coca Cola è che il calvo ne era bevitore, e sarebbe stato calvo anche se avesse bevuto la Fanta.
Passiamo ora a quanto ci spiega Carlo Cattaneo, (Le Scienze, Mind, National Geographic Italia e National Geographic Traveler)
Due parole di aggiornamento sulla sospensione del vaccino AZ.
Nella serata di ieri le ragioni della sospensione del vaccino Astra Zeneca si sono fatte più chiare.
In Germania in particolare, il Paul Ehrlich Institut – si legge nel comunicato dell’istituto – ha avuto segnalazione di un certo numero di eventi di trombosi cerebrale del seno venoso associata a trombocitopenia, vale a dire un ridotto numero di piastrine. Eventi avvenuti in prossimità temporale con la vaccinazione.
Più tardi è stato aggiunto che i casi sarebbero 7 su 1,6 milioni di somministrazioni. Pochi, ma non pochissimi rispetto all’incidenza di questa rara forma di trombosi, che colpisce in media 3-4 persone su un milione all’anno.
Altri casi, ma non so quanti, sono stati segnalati tra i sette eventi di trombosi complessivi in Norvegia.
Eventi simili, con trombocitopenia autoimmune, sarebbero avvenuti però anche con gli altri vaccini, e sempre in numero piuttosto contenuto. Già l’8 febbraio il New York Times (https://www.nytimes.com/…/immune-thrombocytopenia-covid…) evidenziava 36 casi su 31 milioni di vaccinazioni eseguite con i soli Pfizer e Moderna negli Stati Uniti. E sottolineava che comunque l’associazione tra la malattia e il vaccino non era certa, e che questi eventi rientravano nella statistica generale per gli Stati Uniti.
Questi sono, al momento, i fatti noti al 15 marzo. Un’incidenza di qualche caso per milione di una malattia su cui le autorità sanitarie stanno indagando, perché al momento non è possibile stabilire un nesso di causalità.
Personalmente, ritengo che questa vicenda faccia capire innanzitutto l’efficienza della farmacovigilanza. In secondo luogo, che il rapido sviluppo dei vaccini non c’entra nulla: un effetto così raro difficilmente si sarebbe evidenziato con nessuna sperimentazione, perché in nessuna sperimentazione sono coinvolti milioni di persone.
Infine, se anche dovesse emergere un’associazione, il rischio di un effetto avverso così grave è, con i numeri che si sono fin qui registrati, molto molto inferiore al rischio di ammalarsi di Covid e morirne. Perché non dobbiamo dimenticare che a oggi, in Italia, di Covid sono morte quasi 2 persone ogni 1000 abitanti. In poco più di un anno.
Quindi, entro giovedì si avrà un verdetto.
Se stessimo parlando del processo ad un essere umano, e fossi l’avvocato di quell’essere umano, sarei molto attento e prevenuto con chiunque si profonda in verdetti di colpevolezza per il mio assistito e prenoterei le vacanze alle Bahamas.
Infatti il “fumus” manca. Quasi del tutto. Un’incidenza di qualche caso per un milione è equivalente al dichiarare che siccome tutti gli esseri umani bevono acqua per vivere, l’acqua provoca malattie.
Alcuni elementi tratti dalla riflessione di Cattaneo
Possiamo quindi tirare la levata agli antivaccinisti già in fomento per la sospensione di Astrazeneca e pronti a tirare fuori i meme di ordinanza sulla sperimentazione: ammettendo che la trombocitopenia sia attribuibile ai vaccini, le percentuali infime nelle quali si è presentata avrebbero richiesto letteralmente cercare nella popolazione mondiale.
E torniamo inoltre al tema: di COVID si muore. In percentuali superiori ad ogni potenziale (enfasi: potenziale) effetto avverso.
Lo scopo di un farmaco è proprio questo: ridurre gli effetti avversi.
In natura il rischio zero non esiste. Dico, in natura. Puoi morire sotto la doccia, morire nella vasca da bagno, essere messo sotto la macchina, mangiato da un orso, scoprire di avere un aneurisma quando di disseca e muori dissanguato, inciampare su un ciottolato e battere la testa… possiamo ridurre il rischio.
Abbattere una campagna vaccinale perché “La gente vuole sapere tutto”, confondendo quindi accusa con colpevolezza, indagini con verdetto e assecondando le velleità da CT della Nazionale, esperto di medicina, di biochimica, ingegnere e politico, il rischio non lo riduce. Lo aumenta.
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