Approfondimento

Dubbi sulla privacy per Clubhouse: il parere di un tecnico

Ci è stato indicato un parere relativo ai dubbi sulla privacy per Clubhouse, il noto social.

Siamo contenti di aver potuto approfondire: abbiamo molto da imparare dall’Avvocato Polimeni.

E siamo contenti che ci guidi al dubbio: per Bufale.net la privacy è sempre stata importante.

Clubhouse è un social giovane, si farà le ossa. I social più datati, abbiamo visto, non sono immuni a bacchettate dai Garanti. I dubbi sulla privacy per Clubhouse, espressi da un professionista del settore legale vanno quindi ascoltati.

Il primo dubbio che il professionista espone è il consenso. Come abbiamo già visto più volte in passato, il tema del consenso è importante, specialmente per il GDPR. Che lo definisce come inequivoco, dettagliato e sempre ritirabile.

E soprattutto, vincolato all’uso: io accetto quello che mi serve per usufruire del servizio, e devo essere in grado di capire perché mi serve.

Allo stato attuale, quello che l’app iOS ti chiede è l’accettazione monoblocco di privacy e termini di servizio, integrale o monolitica. O prendi tutto il pacchetto, non prendi l’app.

Nessuna spiegazione, nessuna via di mezzo, nessuna motivazione. Accetti, o non usi.

Proprio sulle spiegazioni parte il secondo motivo di doglianza del legale: sappiamo che ci può essere un trasferimento di dati negli USA, ma il GDPR chiede che in tali casi siano fornite delle garanzie. Garanzie che non è agevole trovare nei termini e condizioni di uso fornite.

Sappiamo che esiste una profilazione, ma nessuno ci dice come.

Conservazione e minimizzazione

Inoltre il GDPR è basato non solo sul principio di privacy by design e by default, con app costruite per raccogliere il numero minimo di dati, per il tempo minimo previsto e con le garanzie massime.

Clubhouse registra gli audio per “scopi di prevenzione dei reati”, ma non ti dice con che garanzie per gli onesti e che tempo, cancellandole su richiesta anziché per default.

Il regolamento non prevede un “termine di cancellazione automatico” dei dati conferiti, ma parla genericamente di necessarietà ed utilità.

Non descrive all’utente i suoi diritti, cosa prevista dal GDPR, cosa ancor più grave dato che il regolamento sembra prevedere la condivisione dei dati con altri servizi e terze parti senza una esplicita e specifica accettazione per tale più gravoso impegno.

Con la conservazione dei “dati archiviati e condivisi” ultrattiva rispetto alla cancellazione dell’account, senza che l’utente sappia esattamente quale dato resterà e quale dato sarà cancellato.

Il problema del consenso del minorenne

Ironia della sorte, in un mondo in cui TikTok è stato obbligato ad avere una maggiore sorveglianza dell’utente minorenne, Clubhouse si limita a

“Il nostro servizio non è rivolto a persone di età inferiore ai 18 anni. La Società non raccoglie consapevolmente Dati personali da individui di età inferiore ai 18 anni. Se hai motivo di credere che un individuo di età inferiore ai 18 anni abbia fornito Dati personali alla Società tramite il Servizio, contattaci e faremo il possibile per eliminare tali informazioni dai nostri database.”

Insomma, conveniamo che un controllo a monte sarebbe superiore di un controllo a valle, su segnalazione del singolo utente.

In conclusione i dubbi sulla privacy per Clubhouse, GDPR alla mano, ci sono sembrati degni di essere discussi.

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