Dopo McDonald’s, la Russia rimpiazza Starbucks. E siccome le cose quando le si fanno le si fanno per bene, il rimpiazzo avviene anche con una versione simile (ancorché per gli autori del tutto diversa) dell’iconico logo.
Al momento Starbucks non ha commentato, limitandosi a confermare che non ha alcuna intenzione di riprendere le attività in Russia.
Lasciamo a voi deliberare però sul grado di somiglianza, anzi come vedremo “continuità”, tra i due loghi.
Il volto e i capelli della sirena presentano invero somiglianze, compresi i dettagli del viso. Simili anche il carattere tipografico del logo e le due stelle.
Le differenze sostanziali si riscontrano nella scomparsa della doppia coda e della corona della sirena, sostituite da un colbacco (sia mai la povera sirena dovesse fare la fine dei Romanov).
La riapertura è stata affidata al rapper Timati e al ristoratore Anton Pinskiy.
Secondo il duo, ovviamente i due loghi sono completamente diversi ancorché con una “certa continuità”. Secondo Pinskiy “a parte il cerchio non troverete nulla in comune”. Secondo Timati il cerchio e il “volto femminile” sono parte di un contrasto iconico col colore marrone sigaro che ovviamente dovrebbe essere maschile.
Archiviato il problema del logo, il duo dichiara di aver dovuto anche risolvere il problema delle forniture: senza più accesso a Starbucks “Stars” ha dovuto trovare nuovi fornitori che dichiarano del tutto adeguati, lanciando il Timati autore della canzone “Putin è il mio miglior amico” in una nuova avventura.
La storia della Russia, a ben vedere, è puntellata di “rincorse” a oggetti del desiderio occidentale. Spesso molto più sfacciate di Star e Vkusno i Tochka, come vedremo nel seguito.
Recentemente, dopo il ritiro di McDonald’s dalla Federazione Russa, dapprima temporaneo e poi permanente, la Russia ha deciso di utilizzare i locali ormai lasciati abbandonati dal franchisor per rilanciare la propria catena autarchica “Vkusno i tochka”.
Frase traducibile con “Delizioso, non è vero?”
Nel Vkusno i tocha si è cercato di preservare quanto più possibile del menù originale, tra divieti e scarsità. Addio quindi ai Big Mac e ai McFlurry, ma il resto del menù si presenta simile, col “Double Grand” simile allo scomparso Big Mac e il resto della selezione simile, con l’aggiunta di cotolette di maiale e gamberoni.
Almeno finché la scarsità di patate ha comportato la scomparsa delle patatine e la sparizione della Coca Cola ha portato via anche l’iconica bibita da Fast Food.
Secondo TASS si tratta di una “riapertura con un diverso nome”, ma secondo il contestatore trovato con un cartello “Ridateci il Big Mac” e secondo i clienti che si sono lamentati di problemi qualitativi, tra panini e salse con problemi di conservazione qualche problema c’è.
E non è certo con la guerra che il bisogno di occidente della Russia ha portato a cercare di portasene un pezzo oltre la Cortina.
Scavando negli anni ’90 infatti incontriamo l’avventura commerciale del “Dendy”, illustre avo nella famiglia dei “Famiclones”, i “cloni tarocchi del NES” della Nintendo che oggi affollano le nostre bancarelle.
Lo stesso nome del videogioco denuncia il rapporto di amore-odio tra la Russia e l’Occidente: il nome fu scelto per una assonanza con la parola inglese “Dandy”, evocando quindi l’immagine degli Occidentali come dei “dandy” in grado di potersi permettere lussi che finalmente i giovani sovietici avrebbero avuto al pari delle loro leziose controparti.
Certo, si ritrovarono un clone quasi perfetto del NES originale nel 1992 (quando i Giapponesi lo avevano dal 1983, gli Europei dal 1986 e gli Italiani dal 1987…), nello stesso anno in cui gli occidentali ebbero il Super Nintendo, ma avere una console di una generazione passata ridefinì il mercato videoludico della Russia in modo tale che ancora oggi, mentre per le matrone Italiane ogni console è “una Playstation” per le “Babushke” russe ogni console è “Un Dendy”.
A fermare l’avventura del Dendy non un’improvvisa abiura dei cloni, e non fu il fatto che se il Dendy Steepler non aveva le protezioni a livello console, i giochi continuavano ad averle, creando casi di cartucce clone che diventavano ingiocbili.
Fu il fatto che Nintendo, entrando nel mercato russo post-Perestrojka, nominò Steelpler distributore ufficiale a patto che cessasse la pirateria, di fatto prendendo il controllo del mercato in toto.
Il presente? È quello che il portale di tecnologia e videogiochi Kotaku ha definito trasformare la Russia in una nazione di Bender.
La Russia cerca di riesumare i fasti del periodo del Dendy munendosi di un proprio motore grafico autarchico per giochi Russi (ignorando che dovrebbe convincere i maggiori produttori di schede video del mondo a supportarlo), costruendo proprio computer, spesso subottimali rispetto agli standard occidentali, per far fronte alla scarsità di computer occidentali e loro ricambi.
Nonché riavviando un proprio mercato dell’automobile, basato su “catorci” Euro 0, senza ABS, computer di bordo e antifurto satellitare.
Il tutto con alle spalle una normativa che consente l’uso di brevetti e IP delle “nazioni ostili” per ragioni di necessità, di fatti riaprendo alla pirateria.
I risultati li vedremo nel prosieguo.
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