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Dopo le spunte Blu, Elon Musk perde la battaglia contro le AI (abbattendo Twitter)

Dopo le spunte Blu, Elon Musk perde la battaglia contro le AI. Nel senso che per sconfiggere il suo nuovo nemico ha compiuto l’equivalente di portare sul campo di battaglia un nuovo ordigno, farlo scoppiare prima di portarlo sulle linee nemiche e dichiarare “Vabbè, mi sono morti due reparti di fanteria, ma erano solo fanti e l’esercito è tutto lì”

Dopo le spunte Blu, Elon Musk perde la battaglia contro le AI (abbattendo Twitter), fonte, Mastodon

Un aggiornamento decisamente “all’amatriciana” scritto per impedire a utenti non connessi di leggere i tweet senza loggarsi alla fine ha impedito a tutti di leggere i contenuti forzando una serie di riletture automatiche del sistema.

Dopo le spunte Blu, Elon Musk perde la battaglia contro le AI (abbattendo Twitter)

Esattamente quello che è successo ora. Ma andiamo coi capitoli precedenti dell’impresa.

Come confermato da una serie di Tweet del magnate, Elon Musk ha scoperto che le AI attingono da Twitter alla ricerca di contenuti. Cosa che non tollera: già ad aprile aveva accusato Microsoft di “far cassa” coi contenuti creati dai suoi utenti, quindi dalla “roba di Twitter” (essendo gli utenti la vera “ricchezza” di un social, produttori spontanei di conctenuti).

Puoi impostare una AI per fare “Sentiment analysis”, per leggere migliaia anzi milioni di Tweet al giorno e capire “dove vanno gli umori della gente”, oppure puoi produrre contenuti a basso costo.

Ad esempio aprendo un blog, facendoti scrivere “il pezzo da Bard o ChatGPT” e pubblicandolo. Il pezzo sarà composto dal pool di dati inserito dai programmatori e pescato dalla Rete e quindi avrai ottenuto il tuo mediocre ma passabile contenuto cliccabile e Elon Musk ti accuserà di aver usato “roba sua”.

Per carità, siamo i primi a ricordare che fenomeni non belli come il “team Jorge” e le “fonti Russe”, squadracce organizzate di troll e bot sono rese possibili proprio dalle AI che vanno a caccia di contenuti per gli utenti.

Ma le vie dell’inferno sono lastricate di ottime intenzioni

L’errore spiegato

La mossa del Magnate è semplice all’apparenza: bloccare l’accesso in lettura a chi non è loggato. Avrete tutti notato che un trucchetto semplice per leggere gli account di chi vi ha bannato era sloggarsi e leggere senza essere connessi.

Ora non è più possibile, si arriva alla pagina che richiede di inserire nome utente e password.

Brillante direte voi: i bot non hanno nome utente e password, e se decidi di usare le API per creare utenti “virtuali” in grado di leggere Twitter per voi, Elon Musk potrà stanarli e bloccarli.

Ma appunto, siamo io e voi a dirlo: gente a caso e non tecnici.

Perché i tecnici si accorgono del difetto della cosa: a parte che essendo Twitter una piattaforma di microblogging nasce per natura come leggibile a tutti e questo cambio ne cambia radicalmente la ragione di essere, questo cambio ha un altro piccolo effetto collaterale.

Anche Twitter ha un suo bot incaricato di raccogliere con dieci richieste al secondo circa i dati per la timeline.

Dati che non arrivano perché adesso sono consentiti solo ad “account con password e tutto”.

E quindi continua a chiedere creando un DDoS, “Denial of service attack”.

L’equivalente di continuare a telefonare ad un numero che non ti risponde rendendo la linea occupata per chiunque abbia bisogno di telefonare.

Quindi ora le AI sono fuori dalla porta, ma anche buona parte degli utenti.

Ora: Elon Musk non può/vuole rinunciare alla sua battaglia contro le AI. Non può incolpare una implementazione di tale “scudo antibot” definita come amatoriale nella migliore delle ipotesi.

La soluzione? Limitare l’accesso a Twitter in toto mentre il team risolve la situazione facendo in modo che quel numero occupato diventi solo “per gli utenti premium”, numero inferiore rispetto alla massa.

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