Donne compravano grossi cani per fare sesso: smascherate
Tre testate del gruppo Netweek, nello specifico Settegiorni.it, Giornale di Treviglio e Novara Oggi, hanno pubblicato un articolo su un gruppo di donne dedite all’abuso su cani di grossa taglia.
La “scoperta” di AIDAA
Le quattro donne di età compresa fra i 40 e i 56 anni si spacciavano per volontarie e mettevano annunci sui siti riservati all’acquisto di cani di grossa taglia. Nella loro strategia cambiavano spesso identità per far perdere le tracce. La loro agghiacciante attività si svolgeva lungo l’asse Cuneo-Vercelli-Rho-Vicenza. A scoperchiare l’illecito è stata proprio una di loro, una rhodense, che aveva offerto 100 euro a un clochard milanese per acquistare il suo cane di grossa taglia. Sono subito scattate le segnalazioni all’AIDAA, l’Associazione Italiana Difesa degli Animali e dell’Ambiente, che si sono subito attivati per rintracciare la donna.
La donna è risultata far parte di un gruppo composto da altre tre donne frequentatrici abituali di ambienti “animal sex” – così lo definiscono le tre testate – presso i quali organizzavano, tramite chat su Internet, incontri e scambi porno con gli animali. Un volontario dell’AIDAA si è dunque infiltrato in queste chat private fingendosi interessato, e ha scoperto che le quattro donne, a turno, adottavano un cane per poi abusarne individualmente o in gruppo. In seguito lo davano in affidamento o lo cedevano ad altri membri della community. Tutto ciò è raccontato da AIDAA e non trova riscontri su altre testate.
Ora rileggete tutto e sostituite tutti i tempi verbali con il modo condizionale presente.
Le testate giornalistiche e il condizionale presente
Ciò che vi abbiamo appena raccontato, in realtà, è riportato dalle tre testate che abbiamo citato con un ampio uso del condizionale presente. In tutte e tre le fonti, infatti, si ricorre continuamente a parole come “presunto giro” e “sembrerebbe”, “parrebbe”, “a quanto riferito” e via discorrendo, in una maniera di fare informazione da parte dell’AIDAA già nota ai nostri archivi, per le quali segnalazioni siamo sempre rimasti con “analisi in corso” in quanto il loro condizionale presente non trovava un riscontro ufficiale. Inutile, dunque, riportare una notizia sulla quale non esiste certezza, se non le dichiarazioni di un’associazione nota anche ai colleghi di Butac e agli ambientalisti che ne prendono le distanze.
La notizia senza fonte era stata ripresa anche dall’agenzia AgenPress, ma l’articolo è stato rimosso.
Perché “Nessuna fonte”?
Parliamo di nessuna fonte, dunque, perché né AIDAA né le tre testate che hanno ripreso la notizia rivendicano sicurezza sui fatti, trattandosi di articoli e informazioni costruite su “parrebbe”, “sembrerebbe”, “presunto” et cetera. Se quattro donne fossero davvero state scoperte come appartenenti a un circolo di abusi su animali, la notizia avrebbe avuto una certa risonanza anche tra gli organi di stampa ufficiali. Questo non è avvenuto ma, in chiusura, la stessa AIDAA annuncia che pubblicheranno nuove comunicazioni. Per ora la notizia resta senza fonte, se non quella delle informazioni fornite da AIDAA.
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