Domande sui Pokemon al concorso per Carabinieri: una segnalazione pervenuta a diverse agenzie di Fact Checking, noi comprese, che però nasconde uno spunto di riflessione molto più serio di quanto si possa pensare.
Ovvero il problema della domanda di “cultura generale” nei test di ingresso di qualsiasi cosa. Ma andiamo con ordine, partiamo dalla segnalazione.
La notizia è stata infatti richiesta ai colleghi di Facta, nonostante fosse indubitalmente vera, fonti qui, qui e qui.
Premettiamo per chi non conoscesse l’argomento (cosa che pertiene la sezione “approfondimento” di questo articolo) di cosa stiamo parlando.
Tutti sanno cosa sia l’Arma del Carabinieri, molti ma non tutti sanno cosa sono i Pokemon.
Parliamo delle creature virtuali inventate per la serie di videogiochi, fumetti e prodotti di animazione di Game Freaks/The Pokemon Company su licenza Nintendo.
Un vero e proprio emporio mediatico che prevede una sezione di e-Sport (nella quale abbiamo portato dei campioni illustri a chiudere “l’anno d’oro” che il 2021 è stato per lo Sport Italiano in genere tra competizioni e medaglie), successi cinematografici e diverse serie di videogiochi e giochi di carte, competivi o meno.
Nella 27esima edizione del concorso interno per Sovrintendenti dei Carabinieri i candidati si sono trovati una domanda su una meccanica di gioco comune alle meccaniche dell’animazione e del resto del franchise, ovvero
Qual è, tra le altre, una caratteristica dei Pokémon, le creature dell’omonimo videogioco di Satoshi Taijri?».
1) «che si nutrano di pizza»
2) «che non muoiano in combattimento»
3) «che camminino all’indietro»
4) «che si spostino con biciclette ad una ruota».
La risposta è, ovviamente, la due. Parliamo di un prodotto per ragazzini e di uno e-Sport a metà tra tra gli scacchi e il gioco di ruolo orientale. Ovviamente in una partita a scacchi le tue pedine non muoiono davvero. Ovviamente una sfida di Pokemon finisce quando le creature del tuo avversario sono “troppo esauste per combattere”, e il crollo dei Punti Salute a zero comporta la sconfitta nella sfida ma non la soccombenza della creatura, che potrà essere usata nelle sfide successive.
Cosa affrontata dal sindacato di categoria UNARMA, che ha rivolto una lettera/esposto “in spirito collaborativo” per proporre una rimodulazione. Ad esempio basare la domanda su meccaniche di gioco più note, come sapere se Pikachu fosse una forma evoluta o base (base, ma preceduta dalla forma “baby” Pichu).
La stessa nota ricorda che la domanda di cultura generale non è ozioso e peregrino balzello, ma
“non ci sono dubbi che una Istituzione che operi nel sociale, ovvero che manifesta la sua azione in un contesto umanizzato, debba conoscere culture/tendenze per due ordini di motivi. Il primo, perché ciò gli permette di valutare in che modo e in che termini soprattutto certi fenomeni si manifestano per comprenderne le ragioni e poter, in questo modo, decidere in che modo garantire l’ordine e la sicurezza pubblica. Il secondo, correlato al primo, è che tale conoscenza, dovrebbe permettere una migliore aderenza e contestualizzazione non solo dell’operato del singolo carabiniere, ma di ogni pianificazione che sta al di sopra di esso e di cui, il militare appunto, ne è il terminale”.
Nel 2019 Il Foglio affrontò un problema simile sui test di accesso a Medicina, concludendo che la domanda di cultura generale, in qualsiasi professione, arte e mestiere “nominato” è il modo che l’ordinamento ha per capire se il soggetto che hai di fronte “nei precedenti anni della sua vita sia stato abbastanza sveglio da accorgersi di essere al mondo”.
Concetto non trascurabile per qualcuno che ha a che fare col pubblico, e da cui spesso dipendono altre persone.
Sapere che chi hai di fronte ha le minime capacità logico/deduttive per esulare dal suo settore e comprendere l’esistenza di quello che lo circonda, ad esempio, evita fenomeni come il c.d. “analfabetismo funzionale”.
Persone preparate, anzi preparatissime dal punto di vista accademico, che però vivono il mondo coi paraocchi e dinanzi ad un fenomeno imprevisto “sbarellano” e perdono la cognizione del mondo che le circonda.
Ha quindi senso chiedere a un medico, un infermiere, un avvocato o un carabiniere chi siano Totti o Pikachu.
Va però tracciato, a dire del sindacato, un confine tra la domanda di costume e quella di comprensione.
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