“Domande e risposte EMA su Comirnaty” (Pfizer) – Infondate accuse alla “presunta superiorità morale di chi si vaccina”
Ci segnalano i nostri contatti una condivisione basata su un testo dell’Ema: “Domande e risposte EMA su Comirnaty”.
Il cosiddetto vaccino Pfizer.
Il testo lo abbiamo di fronte, e il condivisore sostanzialmente ne mistifica il senso in chiave antivaccinista, chiudendo con
Di fronte a questo quadro di informazioni, è davvero così sbagliato porsi qualche domanda e avere qualche dubbio? In fondo di fronte alle domande fondamentali come quella relativa al “Può Cominarty ridurre la trasmissione del virus da un soggetto all’altro” e a quella “Quanto dura la protezione di Comirnaty”, l’EMA risponde rispettivamente con “non è ancora noto” e “non si conosce”. Quindi la presunta superiorità morale di chi dice che si vaccina per rispetto degli altri, è basata su un dato che “non è ancora noto” e che “non si conosce”.
In realtà siamo di fronte al chiaro caso di qualcuno che sta agendo nel solito metodo di interpretazione antivaccinista.
Nel metodo scientifico si raccolgono dati e si raggiungono da essi le conclusioni.
Nel metodo antivaccinista si parte da una conclusione già scritta, in questo caso l’accusa neppure malcelata di “virtue signalling” di chi si vaccina e l’uso dei dati provare che, effettivamente, chi si vaccina lo fa solo per esibire la sua “presunta superiorità morale”.
Premessa: “Domande e risposte EMA su Comirnaty” è di Dicembre
Prendere uno studio di Dicembre 2020 e condividerlo a Febbraio, praticamente Marzo 2021 significa, di fatto, scegliere una fonte superata come prova di un dato attuale.
Abbiamo qui infatti anche le successive FAQ AIFA, che useremo per parlare del vaccino Pfizer.
Come vedremo, alcuni punti di quelle domande e risposte che demandavano analisi successive hanno avuto una risposta successiva.
Solo che al condivisore medio non piaceva, o non sapeva trovarle.
Sono rimast* sorpres* e preoccupat* dalla serie incredibile di risposte che ho rinvenuto nel documento e che contenevano le espressioni “non ha fornito dati sufficienti”, “non è ancora noto”, “non si conosce”, “i dati sono in numero limitato” (o addirittura) “molto limitato”, “non esistono studi”
Recita la condivisione che ci è stata sottoposta e: scusate, ma sapete come funziona il metodo scientifico?
I vaccini che abbiamo in commercio sono stati messi a disposizione in regime di “rolling review”.
Vale a dire che abbiamo già, e tutti quanti, i dati sulla sicurezza e sull’efficacia nei casi di studio dei vaccini, anche quello Pfizer.
Il testo dell’EMA lo dice proprio
Uno studio clinico di dimensioni molto ampie ha dimostrato che Comirnaty è efficace nella prevenzione di COVID-19 nei soggetti a partire dai 16 anni di età. Lo studio ha coinvolto un totale di 44.000 persone: una metà dei soggetti ha ricevuto il vaccino mentre l’altra ha ricevuto un’iniezione fittizia. Ai soggetti non era stato comunicato se avevano ricevuto il vaccino o un’iniezione fittizia.L’efficacia è stata calcolata su oltre 36.000 persone a partire dai 16 anni di età (compresi soggetti di età superiore ai 75 anni) che non presentavano segni di precedente infezione. Lo studio ha mostrato che il numero di casi sintomatici di COVID-19 si è ridotto del 95% nei soggetti che hanno ricevuto il vaccino (8 casi su 18.198 avevano sintomi di COVID-19) rispetto a quelli che hanno ricevuto un’iniezione fittizia (162 casi su 18.325 avevano sintomi di COVID-19). Ciò significa che il vaccino ha dimostrato di essere efficace al 95% nello studio.
Quindi abbiamo un vaccino che è appurato sia certo, sicuro, privo di effetti collaterali di rilievo o particolarmente nocivi ed efficace al 95% sull’insorgenza dei sintomi.
E questo lo sapevamo già da Dicembre 2020.
A Febbraio 2021 le nostre conoscenze sono decisamente cresciute, consentendo di rispondere a molte altre domande.
In primis
Di fronte alle domande fondamentali come quella relativa al “Può Cominarty ridurre la trasmissione del virus da un soggetto all’altro” e a quella “Quanto dura la protezione di Comirnaty”, l’EMA risponde rispettivamente con “non è ancora noto” e “non si conosce”
Guardacaso sono entrambe domande cui abbiamo ricevuto, e assai recentemente, una risposta.
Per quanto attiene la trasmissione del virus uno studio israeliano di cui abbiamo parlato conferma che sì, ci sono eccellenti indizi del fatto che non esiste solo l’immunità da malattia ma anche quella sintomatica.
Potrete rileggere il nostro articolo precedente, titolato “Il vaccino Pfizer protegge anche dalle infezioni, secondo studio isreaeliano – Tra Immunità sterilizzante e da malattia” cliccando qui.
Leggetelo e tornate qui che ora posso spiegarvi.
A Dicembre 2020 era già noto che coloro che venivano vaccinati col vaccino Pfizer non palesavano alcun sintomo della malattia.
Il problema era capire se vi fosse immunità da malattia o sterilizzante, ovvero se il vaccino rende l’organismo incapace di ammalarsi e contagiare, o “semplicemente” incapace di sviluppare sintomi trasformando ogni potenziale malato in un asintomatico al massimo.
Abbiamo visto che entrambi sono obiettivi utilissimi, ma se avessimo raggiunto l’immunità sterilizzante sarebbe stato il massimo. Il top, jackpot assoluto.
L’Indice RT sarebbe stato spezzato del tutto, la temuta “catena dei contagi” interrompibile con maggiore facilità.
Sorpresa: secondo i paesi come Isreaele che hanno avviato una campagna vaccinale massiccia, quest’obiettivo è completamente possibile e raggiungibile.
A Dicembre speravamo si potesse fare, a Febbraio abbiamo ottime ragioni per capire che si può.
Ma non significa abbassare la guardia: il motivo per cui EMA non può anticipare gli studi è la natura stessa del genere umano, come conferma AIFA
Gli studi clinici condotti finora hanno permesso di valutare l’efficacia del vaccinoCOVID-19 mRNA BNT162b2 (Comirnaty)sulle forme clinicamente manifeste di COVID-19 ed è necessario più tempo per ottenere dati significativi per dimostrare se i vaccinati si possono infettare in modo asintomatico e contagiare altre persone. Sebbene sia plausibile che la vaccinazione protegga dall’infezione, i vaccinati e le persone che sono in contatto con loro devono continuare ad adottare le misure di protezione anti COVID-19.
Solo un’agenzia di completi irresponsabili potrebbe anticipare la fine della diffusione dei DPI come mascherine e distanziamento sociale prima che siano disponibili i dati del contagio nella Popolazione.
Perché non ci dicono quanto dura la protezione allora?
È semplicissimo: COVID19 esiste da meno di un anno come virus Pandemico.
La fase tre del vaccino Pfizer si è chiusa a Novembre.
Sappiamo quindi per certo che funziona e come funziona.
Possiamo già presumere che, come per molti altri vaccini dedicati alle sindromi influenzali un richiamo periodico converrà farlo.
Non sappiamo cosa accadrà dell’immunità raggiunta dopo un anno perché nessuna delle persone vaccinate con Pfizer oggi lo è stata da più di un anno.
Sappiamo però che tutte le persone vaccinate col vaccino Pfizer oggi sono ancora immuni.
E secondo la Fondazione Veronesi a otto mesi dall’esplosione pandemica i malati guariti hanno ancora la loro immunità.
Quantomeno siamo al livello delle sindromi influenzali: e sono già ottime notizie.
Che significa “Lo studio non ha fornito dati sufficienti per stabilire in che misura Comirnaty funzioni nei soggetti che hanno già avuto COVID-19.“
Ovviamente, va letto in sequenza col resto del testo
Non sono stati segnalati ulteriori effetti indesiderati nei 545 soggetti che hanno ricevuto Comirnaty nell’ambito dello studio e che erano stati precedentemente colpiti da COVID-19.
Il problema è sempre lo stesso: i vaccini sono pochi, lo sappiamo bene.
Le persone da vaccinare? Un intero pianeta zeppo di gente.
Dobbiamo quindi scegliere chi mandare “in fondo alla lista”.
Sappiamo anche che chi è guarito potrebbe avere una immunità naturale: è ragionevole supporre quindi che possiamo dare precedenza a chi non ha mai avuto contatto col COVID19, perché sviluppi anticorpi prima di ammalarsi, e poi chiudere la vaccinazione.
È un elemento che la scienza consegna alla politica per le campagne vaccinali.
L’AIFA infatti al riguardo aggiunge
La vaccinazione non contrasta con una precedente infezione da COVID-19, anzi potenzia la sua memoria immunitaria, per cui non è utile alcun test prima della vaccinazione. Tuttavia, coloro che hanno avuto una diagnosi di positività a COVID-19 non necessitano di una vaccinazione nella prima fase della campagna vaccinale, mentre potrebbe essere considerata quando si otterranno dati sulla durata della protezione immunitaria.
Proprio per questo motivo.
E gli immunodepressi? E le donne incinte?
Sia AIFA che EMA concordano su una cosa: nessun problema nel vaccinare gli immunodepressi, ma immunodepressione significa, letteralmente “persona a cui il sistema immunitario non funziona bene”.
È ovvio che se non ti funziona il sistema immunitario è capace che ti ammali anche se sei vaccinato.
Ti manca proprio quella parte del sistema che è il tuo corpo che ti consentirebbe di profittare dal vaccino.
Per dirla in termini volgari e “farci capire” però, se il difetto è “parziale”, sei immunocompromesso ma hai ancora un sistema immunitario che “bene o male” funziona, vaccinarti ti aiuta, proprio come un paio di occhiali da vista possono aiutare una persona fortemente miope anche se non possono fare molto per un non vedente.
Per le donne incinta, il raffronto con quanto detto da AIFA ci ricorda che
l’uso del vaccino durante la gravidanza e l’allattamento dovrebbe essere deciso in stretta consultazione con un operatore sanitario dopo aver considerato i benefici e i rischi
Sostanzialmente gli enti regolatori ci ricordano che i vaccini li somministrano medici, persone in grado di rispondere ai casi più personalizzati.
Quindi la presunta superiorità morale di chi dice che si vaccina per rispetto degli altri, è basata su un dato che “non è ancora noto” e che “non si conosce”
Allora no.
Allora la conoscenza di chi approfondisce il tema dei vaccini e fa una scelta di salute si basa, come abbiamo visto, sul costante studiare i fenomeni fisici, scientifici e clinici alla base della vaccinazione.
È una scelta di rispetto vero, per se stessi e per il prossimo.
Un dubbio è sempre ammesso: un dubbio sventolato come un atto di accusa per chi ha scelto in base alle evidenze scientifiche per tutelare la sua salute e quella del prossimo cessa di essere tale.
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