Notizia Vera

Docenti negazionisti al Liceo scrivono post aggressivi su Facebook, richiesto intervento istituzioni – la questione e le repliche delle parti

Ci è pervenuta una segnalazione relativa a “Docenti negazionisti al Liceo”

Proprio il Liceo, luogo da sempre ritenuto una eterea e idilliaca oasi di cultura non è aliena dai mali del Negazionismo e dalla violenza verbale. E quando, come denunciano gli studenti, la fonte sono quei docenti che dovrebbero difendere, educare e proteggere i giovani a loro affidati la cosa fa male. Molto più male.

Raccolti dalla stampa locale e nazionale, compresa la Gazzetta del Mezzogiorno, abbiamo sotto i nostri occhi l’elenco di tali commenti. Quelli che sulla nostra pagina non consentiremmo e non desideriamo. Non per “censura”, ma per un ban verso l’ostilità verbale noto ai nostri lettori di lungo corso.

Quello in cui Bufale crede, e che riteniamo avrebbe potuto arginare la portata di questa testimonianza

Post pluritaggati dove i docenti si vantano di “voler uscire senza la mascherina” per far dispetto ai “pandementi” e “covidioti” (ignorando peraltro che la parola “covidiota” non indica chi crede nella pandemia, ma proprio il negazionista uso ad un linguaggio di eristica…), post privati nei quali augurano ai loro stessi studenti di morire di cancro… c’è tutto nel comunicato dell’Unione degli Studenti di Melfi, che abbiamo contattato

Dobbiamo purtroppo prendere atto che anche in una realtà piccola come quella di Melfi, si è verificato un evento indegno che però sicuramente merita l’attenzione di tutte le istituzioni competenti. Nel Liceo Federico II di Svevia, ben due docenti coniugati sostengono sui loro profili social che quella che stiamo vivendo sia una “dittatura sanitaria” e tutti coloro che indossano la mascherina sono ritenuti dagli stessi “Covidioti” e “Pandementi”, senza ovviamente dimenticare di definire la stessa mascherina come un “bavaglio” e riferendo, nei confronti degli stessi alunni che commentano esprimendo il loro disaccordo, termini quali “ritardati” ed addirittura augurando il “Cancro” ad alcuni studenti. Non riteniamo questi individui professori, perché non meritano di essere definiti tali in quanto i professori non sono questo, sono tutt’altro. La domanda è: può un docente, negazionista, che incita i propri followers e studenti a non indossare la mascherina, essere tale? Non saremo noi a deciderlo, ma il Ministero dell’Istruzione e il competente dell’Ufficio Scolastico Regionale cui abbiamo esposto alcuni post dei docenti. A tutti coloro che leggono questo comunicato, vogliamo dire che il Liceo di Melfi ha da sempre preparato e formato in maniera eccelsa tutti i suoi studenti e continuerà a farlo, nonostante questi incresciosi eventi, perché siamo sicuri che i docenti tutti, degni di essere definiti tali, la penseranno come noi.

L’UDS ci conferma espressamente, con dovizia di particolari, ogni dettaglio sulla “storia dei Docenti negazionisti al Liceo”. I profili sono ad oggi ancora attivi (naturalmente, non li linkeremo per politica aziendale e perché non crediamo nella gogna, per nessuno).

Comincia il biasimo del mondo della politica e della cultura, con Davide Faraone a chiedere sanzioni per i due

Non resta che l’attesa delle decisioni del Ministero.

La replica della Scuola

Per correttezza riportiamo anche le repliche degli interessati, a partire dal Dirigente Scolastico

«La scuola che rappresento si dissocia dai toni e dalle teorie sostenute» da due professori negazionisti, marito e moglie, quest’ultima in aspettativa da tre anni. Lo scrive, in un comunicato, Elena Pappalardo, dirigente scolastico del Liceo «Federico II di Svevia» di Melfi (Potenza).
Nei giorni scorsi, in seguito ad alcuni post su facebook (poi cancellati dai due professori), l’Unione degli Studenti di Melfi aveva chiesto l’intervento dell’Ufficio scolastico regionale e del Ministero dell’Istruzione. «Mercoledì 11 novembre – ha aggiunto Pappalardo – ho provveduto a segnalare agli organi scolastici territoriali competenti le diverse esternazioni a mezzo social network di due docenti in servizio presso questa istituzione scolastica». L’Ufficio scolastico regionale ha quindi avviato un’indagine. «Sono certa che, come consuetudine – ha proseguito – gli organi scolastici periferici della Basilicata saranno accanto alla scuola ed agiranno con professionalità e buon senso».
Nel comunicato, la preside ha inoltre sottolineato che il Liceo melfitano «ha mantenuto attivi protocolli di sicurezza tali da non rilevare mai casi di contagio tra i suoi studenti ed il personale. Tutti professori, infatti, nell’ambito del servizio quotidiano – ha concluso – non hanno mai tenuto comportamenti difformi dalle misure di contrasto alla diffusione del virus adottate da questa amministrazione».

E la replica affidata alla stampa di uno dei due insegnanti

«Ho scritto su un social – spiega l’insegnante ai giornalisti – alcuni pensieri che la Costituzione mi permette di esprimere.

Mi ritengo, più che un negazionista, un revisionista: credo che la pandemia sia stata gonfiata, strumentalizzata per fini politici. Un popolo intero è stato messo agli arresti domiciliari. Sulla mia bacheca privata non ho insultato nessuno, in classe ho sempre indossato la mascherina, nonostante il mio dissenso quando sono all’aperto. Sono sempre stato un docente attento. Esprimere un dissenso non è un reato, ci sono ad esempio anche i No vax». Le accuse più pesanti vengono mosse nei confronti della coniuge. «Mia moglie? Non è in servizio da circa tre anni, è in permesso e quindi non fa parte oggi dell’istituzione scolastica. Non so se si sia espressa in privato, in tal caso il problema non sussisterebbe. Ma viviamo una tragedia enorme. Le persone – continua l’insegnante melfitano – sono buone solo ad attaccare, ma nessuno a noi ha mai dato una mano, tanto meno lo Stato. Abbiamo un figlio di 26 anni autistico, in una condizione molto grave. Questa situazione incide molto anche su mia moglie, che è in permesso con la legge 104 per assisterlo: è una condizione che ci sta segnando, siamo arrabbiati. L’autistico dopo i 18 anni non è più tale per lo Stato, è tutto sulle nostre spalle. Ci danno quel poco di accompagnamento, ma non esistono strutture idonee, si frappongono ostacoli burocratici. Famiglie come la nostra dovrebbero essere aiutate invece di essere mandate alla rovina. Siamo frustrati, e quindi succede che ci si sfoghi sui social e che avvengano questi episodi».

Per quanto un percorso di vita difficile possa, oggettivamente, segnare, e non possiamo che essere solidali verso ogni forma di dolore umano, non avremmo mai voluto dover leggere simili parole. Né su Facebook, né altrove, né nella vita.

Ci consola il sapere e appurare che l’amministrazione scolastica, al suo interno, ha sempre gestito la pandemia secondo quanto richiesto dal difficile momento ottenendo un condotta unitaria tra docenti e studenti.

Continuiamo pertanto ad esprimere vivo rammarico, demandando ad altri più titolati di noi ogni deliberazione.

AGGIORNAMENTO: Incorporate le testimonianze di Dirigente Scolastico e docenti.

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