DISINFORMAZIONE Verme nel sangue di un profugo, diagnosticata malattia rara in Abruzzo – bufale.net

Le Camere dell’Eco, come più volte abbiamo dimostrato, vivono un complicato rapporto di amore-odio con la stampa c.d. ufficiale.

Da un lato, sono le Camere dell’Eco ad aver coniato il termine “informazione ufficiale”, stagliandosi come araldi della controinformazione, l’alternative news, in una parola, la bufala elevata a merce preziosa. Dall’altro, le Camere dell’Eco hanno bisogno di materiale fresco per le loro creazioni, ed hanno bisogno che l’informazione glielo fornisca.

In questo caso Voxnews si erge in un pratico lavoro di taglia-incolla di un articolo de “Il Messaggero”, pedissequamente ricalcato senza neppure il favore di una citazione in calce (sostituita da un relink incorporato nell’articolo ad una copia pedissequa pubblicata da Il Gazzettino, pomposamente ribattezzato “fact checking”) ed arricchito di considerazioni dell’anonimo “signor Vox” che ne ribaltano completamente il senso, sfidando biologia, cronaca e narrazione in un capolavoro di bias di conferma che non solo non rende onore al lavoro preciso e puntuale del giornalista del Messaggero vittima di questa opera di taglio e cucito, ma ne offende l’opera profondamente, così tanto da non potersi parlare più di citazione, ma di vera e propria appropriazione ed alterazione.

Citiamo l’articolo di Vox, evidenziando le parti modificate/alterate/aggiunte rispetto all’originale

Grazie ai migranti sperimentiamo nuovi tipi di malattie che arricchiscono il nostro bagaglio infettivo.

E’ stata infatti individuata, per la prima volta in Abruzzo, una malattia rarissima, dovuta a un parassita presente nell’Africa subsahariana. Si chiama Loiasi la patologia, con pochissimi casi in Italia, tutti ‘grazie’ a immigrati, che l’ospedale dell’Aquila è riuscito a decifrare dopo una investigazione medica durata una settimana e condotta su un cosiddetto profugo nigeriano di 27 anni, da alcuni mesi nel capoluogo regionale. Immaginate i costi.

L’immigrato viene tenuto sotto osservazione. Per evitare ulteriori gravi sviluppi della patologia (tra cui l’encefalopatia) gli specialisti hanno predisposto un programma terapeutico da avviare con farmaci specifici che in Italia, proprio per la rarità del caso, non sono immediatamente disponibili e che arriveranno nei prossimi giorni. A spese del contribuente italiano.

L’immigrato, nei giorni scorsi, si è presentato in pronto soccorso riferendo di avvertire la presenza di un corpo estraneo all’interno di un occhio e un forte, insistente prurito sulla pelle che durava da giorni. Durante il ricovero al reparto di malattie infettive il giovane è stato sottoposto a più visite oculistiche, senza alcun esito, e successivamente a una fitta serie di esami effettuati dal laboratorio analisi per inquadrare il caso con una prognosi. Sempre a spese nostre.

Un complicato puzzle medico che i medici sono riusciti a risolvere, stabilendo che si trattava di un caso di microfilarie, riconducibile a un verme parassita, presente nella aree tropicali, il Loa Loa, in particolare nell’Africa del subsahara.
L’infezione è opera di un verme che, nel caso del paziente nigeriano, si è spostato dall’occhio al sangue, dove è stato intercettato.

Loa loa è un nematode filariasi comunemente chiamato verme dell’occhio. È infatti uno dei pochi vermi responsabili della filariasi sottocutanea nell’uomo. I vermi loa loa hanno un corpo molto semplice, composto da testa, corpo e coda. Si muovono attraverso il grasso sottocutaneo, cibandosene, ma anche nel tessuto connettivo, nelle sierose, nel Sistema circolatorio linfatico o nel sangue.

Rispetto all’originale mancano inoltre tutte le parti che esplicitano come la loiasi non sia una malattia contagiosa, anzi, l’anonimo modificatore del testo ha deciso di archiviare una parassitosi tra le malattie infettive per motivi a noi sconosciuti.

Il paragrafo introduttivo reale infatti recitava

Individuata, per la prima volta in Abruzzo, una malattia rara, dovuta a un parassita presente nell’Africa subsahariana. Si chiama loiasi la patologia, con pochissimi casi in Italia, che l’ospedale dell’Aquila è riuscito a decifrare dopo una investigazione medica durata una settimana e condotta su un nigeriano di 27 anni, da alcuni mesi nel capoluogo regionale. L’uomo, ricoverato e dimesso nei giorni scorsi dal San Salvatore, per ora non corre pericoli particolari (la malattia non è contagiosa) ma viene tenuto sotto osservazione. Tuttavia, per evitare potenziali, gravi sviluppi della patologia (tra cui l’encefalopatia) gli specialisti hanno predisposto un programma terapeutico da avviare con farmaci specifici che in Italia, proprio per la rarità del caso, non sono immediatamente disponibili e che arriveranno nei prossimi giorni.

Peraltro trasformando un generico migrante in un profugo e spingendosi a sentenziare che i rari casi di loasi registrati derivino tutti dall’immigrazione quando in realtà derivano da fonti eterogenee di migrazione: cosa che prevede anche viaggi e spostamenti non legati alla clandestinità.

La Loiasi, registrata in un abstract del 2012, ripetiamo non è una malattia contagiosa, né il suo vettore può trasmettersi. Non vi è alcun allarmismo, e troviamo incomprensibile la preoccupazione per i “presunti costi” di un esame medico, se non nell’ottica di cercare di trasporre con un linguaggio vanamente aulico il “kittipaka” mantra di un interlocutore privo di idee

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