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DISINFORMAZIONE Troppo cristiano: direttrice di scuola vieta Adeste fideles nel concerto di Natale – Bufale.net


Il 21 novembre 2015 Il Giorno pubblica un articolo dal titolo ““Troppo cristiano”: direttrice di scuola vieta Adeste fideles nel concerto di Natale“, di cui ne riportiamo una parte:

Casazza (Bergamo), 21 novembre 2015 – Il brano della tradizione natalizia “Adeste fideles”? Decisamente «troppo legato alla religione cristiana» per poter trovare spazio nel programma di un concerto di Natale. La pensa così, almeno, il dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo di Casazza, la professoressa Maria Antonia Savio, che, nell’imminenza del consueto appuntamento annuale della festa della scuola, ha fatto pervenire i suoi rilievi al Corpo parrocchiale musicale che sarà protagonista dell’appuntamento, riservato ai ragazzi e alle loro famiglie.
Una presa di posizione, quella della preside, che naturalmente non ha mancato di suscitare polemiche nel paese alle prime propaggini della Valle Cavallina, a una ventina di chilometri da Bergamo. «Cosa significa “troppo cristiano”?», sbotta qualche anziano nella piazza all’ombra del campanile della chiesa. «Dovremo forse chiedere il permesso a qualcuno per intonare i nostri canti di Natale? E un concerto di Natale se non è cristiano cosa è? ».

Ci fermiamo qui perché il 23 novembre 2015 Il Giornale pubblica un articolo dal titolo “Niente Adeste Fideles a scuola: è troppo cristiana“, il quale inizia pari pari a quello de Il Giorno (leggermente modificato ma la struttura è la stessa), con un aggiunta nell’ultima parte:


Il brano della tradizione natalizia “Adeste fideles”? “Troppo cristiano, non si può suonare”. La pensa così, almeno, il dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo di Casazza, la professoressa Maria Antonia Savio, che, nell’imminenza del consueto appuntamento annuale della festa della scuola, ha fatto pervenire i suoi rilievi al Corpo parrocchiale musicale che sarà protagonista dell’appuntamento, riservato ai ragazzi e alle loro famiglie.
Una presa di posizione, quella della preside, che naturalmente non ha mancato di suscitare polemiche nel paese bergamasco. “Cosa significa “troppo cristiano”?”, sbotta qualche anziano nella piazza all’ombra del campanile della chiesa. “Dovremo forse chiedere il permesso a qualcuno per intonare i nostri canti di Natale? E un concerto di Natale se non è cristiano cosa è?”.
Secondo la dirigente Savio, bisogna attinmgere a un repertorio meno legato alla sensibilità cristiana, visto che l’istituto è frequentato anche da figli di immigrati. Una spiegazione che tuttavia appare poco convincente. Così come la preside appare più realista del re, visto che nessuno tra le famiglie degliu alunni aveva sollevato il problema.
Ci è stato fatto presente – dice Silvia Micheli, 28enne componente del consiglio direttivo della banda al Giorno – che, siccome Casazza è un paese multiculturale, occorre non urtare la sensibilità di nessuno. La richiesta ci ha un po’ sorpresi perché noi siamo una banda parrocchiale. In ogni caso, essendo ospiti, abbiamo deciso, senza polemica, di optare per “Jingle bell rock”, meno connotato”. Infine il consigliere regionale della Lega Nord, Silvana Santisi Saita, ha subito rilanciato la notizia sulla propria pagina Facebook rilevando che “La scuola, che dovrebbe formare e integrare, dopo il Presepe adesso censura anche la musica”. Ma alle accuse risponde la preside dell’istituto che smentisce i fatti affermando che nel ruolo di dirigente scolastica non ha mai bloccato il brano. “È tutto falso. Nessuno – spiega la Savio – ha vietato niente a nessuno. 240 bambini avrebbero dovuto imparare a cantare in latino una canzone difficile come Adeste fideles. Che non aveva poi nulla a che vedere con lo spettacolo, che non doveva diventare un concerto di Natale, ma essere la conclusione di un lavoro scuola/ banda. La intera vicenda è stata costruita ad arte per danneggiare un dirigente serio e impegnato, per invidia e per distruggere un clima positivo che si è creato. Smentisco tutto quanto”.

La notizia venne diffusa inizialmente il 20 novembre 2015 da Bergamonews.it con un articolo dal titolo ““Brano troppo cristiano”: niente Adeste Fideles a scuola al concerto natalizio” in cui leggiamo alcuni particolari non riportati dalle altre testate i giorni successivi:

Ogni anno il Corpo Parrocchiale Musicale di Casazza tiene un concerto natalizio per l’Istituto Comprensivo ma per quest’anno la banda aveva pensato a un progetto più ampio che potesse coinvolgere direttamente gli studenti della scuola primaria: così gli insegnanti Giuseppe Bonandrini e Viviana Giolo hanno optato per una rivisitazione dei “Musicanti di Brema” ribattezzati in “Musicanti di Casazza”, con l’obiettivo di portare i bambini a cantare durante il concerto e non rimanere spettatori passivi.
In chiusura di concerto il Corpo Parrocchiale Musicale di Casazza aveva pensato così di cantare “Adeste Fideles” tutti insieme ma, su questo particolare punto, la scuola ha voluto esprimere una propria preferenza: il dirigente scolastico ha chiesto che il brano venisse sostituito con un altro sempre a tema natalizio ma meno legato alla religione.

Lo stesso 20 novembre 2015 Bergamonews.it pubblica un altro articolo dal titolo “La dirigente di Casazza: mai impedito l’Adeste Fideles E la religione non c’entra“:

“I fatti non sono andati assolutamente come è stato raccontato – dichiara -. Io non ho impedito nulla, peraltro non ho mai parlato con la banda“.
E ricostruisce: “In una riunione di interclasse con gli insegnanti ho soltanto chiesto cosa c’entrasse quel brano con il progetto didattico che si stava costruendo e che si intitola ‘i musicanti di Casazza‘”.
La dirigente sottolinea che la sua preoccupazione non è mai stata e non è certo ora quella di proporre e far cantare un brano “troppo cristiano”, ma quella di essere coerente con il progetto che è una rivisitazione dei musicanti di Brema: “Non credo proprio che alcuno possa accusare me di timori nei confronti della fede cattolica: vado in chiesa tutte le domeniche e proclamo le letture. Ma il mio dovere nell’ambito scolastico è di far sì che quanto proponiamo agli alunni sia didatticamente coerente”.
E poi, conclude, “io non ho emesso alcun diktat, ho posto una domanda“.

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