Il primo studio linkato su Dionidream è stato pubblicato nella rivista Arthtritis. Fin qui tutto bene, il problema è che viene spacciato per “nuovo”, considerando che la rivista ha pubblicato questo studio nel 2012, ormai quasi 4 anni fa. Nello stesso anno è avvenuta la pubblicazione del secondo articolo linkato dal sito, dal blog/sito Indian Science Journal. Tanto nuovo non lo è e questo è anche il meno.
Dei risultati decantati dal sito, viene omesso un particolare importante, ovvero che lo studio è stato condotto con cellule in vitro. Questo sistema prevede l’utilizzo di campioni di cellula prelevati da un organismo vivente per poter osservare il singolo effetto senza avere il disturbo del “rumore di fondo”, ovvero l’insieme delle altre reazioni provenienti dalle altre cellule o dal resto del tessuto. Questo sistema è affidabile per, appunto, osservare il singolo fenomeno, ma nella ricerca lo studio in vivo è quella che può decretare l’affidabilità concreta o meno di un dato rimedio, poiché si va a determinare le interazioni di un dato composto introdotto con le altre reazioni presenti dell’organismo e il presentarsi di effetti collaterali. Come suggerito dagli stessi ricercatori (e autori di quello studio), altri studi sono necessari per vedere se le proprietà promesse in vitro possono essere riscontrate anche in vivo. Dunque gli stessi autori non affermano in via definitiva che lo Zenzero sia un ottimo sostituto dell’Ibuprofene o del Cortisone, i cui effetti collaterali sono noti nell’ambiente medico ed è per questo che raccomandano l’utilizzo di farmaci contenenti Cortisone o Corticosteroidi solo per certe situazioni e con dosaggi ben specifici.
La seconda parte dell’articolo di Dionidream parla dello studio del Dr Krishna C. Srivastava citato nel sito/blog Indian Science Journal, che parrebbe avere qualcosa a che fare con il sito Indian Journal of Science e Technology, le cui pubblicazioni in merito allo zenzero (ginger) iniziano solo dal 2013 e, ad una prima occhiata, non ne parlano per scopo medico. Ad ogni modo, l’articolo del primo sito/blog si starebbe riferendo ad un articolo uscito in quel periodo sul Journal of Pain e, l’unico articolo in cui appare il sopraccitato Dr. Srivastava è questo e parla di tutt’altro. Tuttavia, l’esperimento che riportano sarebbe questo del 1992, nella quale si accenna all’intervento di 56 pazienti volontari (di cui 28 affetti da Artrite Reumatoide, 18 da Osteoartrite e 10 da fastidi muscolari) che assunsero zenzero in polvere per un periodo tra 3 mesi e 2 anni e mezzo. Di questi, i primi avevano riscontrato un lieve miglioramento (i 3/4 dei pazienti con Artrite), mentre quelli con fastidi muscolari avevano trovato sollievo. Lo studio conclude sostenendo che nello zenzero vi fosse un composto che fosse in grado di bloccare la biosintesi delle prostaglandine e leucotrieni, anche se non specifica se questi pazienti stessero eseguendo già delle terapie di trattamento del dolore in parallelo.
Oltre a ciò, incuriosisce l’associazione del nome del medico ricercatore, Dr Krishna C. Srivastava, con l’appellativo di “ricercatore di fama mondiale”. Provando ad inserire il suo nome nella barra di ricerca, sono comparsi numerosi siti dove, riportando il nome, riportavano le stesse affermazioni (alcuni del 2012, pochi del 2013 e oltre), arrivando ad una sua citazione nel libro Indian Spices & Condiments as Natural Healers, scritto dal Dr. H.K. Bakhru (Naturopata) e pubblicato per la prima volta nel 2001.
Sempre nel libro, il dottore viene semplicemente citato con il titolo accademico, senza fare menzione di una presunta fama mondiale.
Ad affermare che lo studioso citato sia di fama mondiale sono i siti Forever Conscious e Care2, ma per il resto niente di fatto.
L’attuale posizione scientifica non sembra riscontrare particolari perplessità riguardo all’implementazione nella dieta del paziente di zenzero, tuttavia mette i puntini sulle “i” in merito ad un suo utilizzo in sostituzione ai farmaci ufficiali. Tanto per cominciare, come dichiarato nel sito Arthritis Research UK, lo zenzero conterrebbe un composto, il Salicilato, che nel nostro organismo verrebbe convertito ad Acido Salicilico che avrebbe funzione di inibire alcune prostaglandine a livello nervoso, attenuando così il senso del dolore; tuttavia, sottolineano anche che non esistono dosaggi sicuri di assunzione per ottenere effetti benefici e che quantitativi di 0.51 e 1 grammo vengono spesso usati nelle RTC. Va inoltre aggiunto che può causare reazioni allergiche, tra cui mal di stomaco, gonfiore e gas, specialmente se assunto come polvere; zenzero fresco, se non ben masticato, può causare blocco intestinale, e gli individui che hanno manifestato ulcere, infiammazioni all’intestino, o blocchi intestinali, potrebbero reagire malamente a quantità considerevoli di zenzero fresco. Lo zenzero può anche agire negativamente su individui soggetti a calcolosi biliari. Ci sono anche indicazioni che lo zenzero possa influenzare la pressione del sangue, la coagulazione, e il ritmo cardiaco.
Insomma, se a qualcuno piace, continui pure ad usarla come condimento, tuttavia non stiamo a credere che possa sostituire farmaci per l’artrite.
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