Purtroppo non è la prima volta che dobbiamo constatare un ritorno in auge delle bufale contro i vaccini, specialmente quelle che li mettono in correlazione con l’autismo.
A volte questa paranoia arriva a costruire scenari da film di spionaggio; se un divulgatore di queste tesi muore, non può che essere stato suicidato dai poteri forti. Questa narrazione ha un autore originario, Andrew Wakefield, della sua fraudolenta propaganda avevo scritto un articolo su Montaigne, denunciando il fatto che tutt’oggi registriamo il ritorno di malattie che si credevano ormai sotto controllo, proprio a causa delle mancate vaccinazioni.
L’associazione Action Network Autism nel maggio 2011 pubblica un comunicato stampa dal titolo sconcertante:
«New Study Links Vaccines and Autism».
«Nuovo studio collega i vaccini all’Autismo».
L’articolo non risulta più online, sappiamo che proviene dal portale citato grazie ad un articolo del noto debunker David Gorsky, su ScienceBlog, fornendo il link alla fonte con tanto di estratto:
«We frequently hear in the corporate media about studies that claim to show no association between autism and vaccines. But when do you ever hear about the studies that do show an association? Well, here’s one that was just published. A study in the Journal of Toxicology and Environmental Health finds a relationship between the proportion of children who received the recommended vaccines by age 2 years and the prevalence of autism or speech or language impairment. The higher the proportion of children receiving recommended vaccinations, the higher was the prevalence of AUT or SLI. The results suggest that although mercury has been removed from many vaccines, the remaining mercury as well as other culprits such as aluminum and live viruses may link vaccines to autism. Further study into the relationship between vaccines and autism is warranted».
Se facciamo una ricerca con Google troviamo il medesimo copia-incolla su un forum dedicato all’Autismo che rimanda al medesimo link della Action Network Autism. Il comunicato si rifà allo studio originale pubblicato sul Jurnal of Toxicology and Environmental Health. Tanto per farci un’idea del modo in cui questa rivista verifica gli studi prima di pubblicarli, ne citiamo uno in particolare, riguardante Splenda, debunkato dal noto sito di debunking Snopes.
«Splenda Alters Gut Microflora and Increases Intestinal P-Glycoprotein and Cytochrome P-450 in Male Rats».
«Splenda Altera la microflora intestinale e incrementa la P-glicoproteina intestinale ed il citocromo P-450 nei ratti maschi».
Correva voce che il dolcificante artificiale Splenda si fosse rivelato rischioso per il consumo umano. Tutto partiva dalla pubblicazione della rivista in questione, dove si affermava che Splenda avrebbe potuto:
«Splenda might contribute to obesity, destroy ‘good’ intestinal bacteria and prevent prescription drugs from being absorbed».
«Contribuire all’obesità, distruggere i “buoni” batteri intestinali e impedire l’assorbimento dei farmaci».
Verifiche successive pubblicate su riviste autorevoli mettono in evidenza – come spiega Snope – l’inadeguatezza scientifica della pubblicazione:
«That study was refuted by one published the following year in Regulatory Toxicology and Pharmacology which reported that an Expert Panel had found that the previous study was “deficient in several critical areas” and that its conclusions “are not consistent with published literature and not supported by the data presented».
«Questo studio è stato confutato da quello pubblicato l’anno successivo in Regulatory Toxicology and Pharmacology, la quale ha riferì che un gruppo di esperti aveva scoperto che lo studio precedente era “carente in diverse aree critiche” e che le sue conclusioni “non sono coerenti con la letteratura pubblicata e non supportato dai dati presentati».
Chiusa questa digressione, utile a capire che non tutte le pubblicazioni scientifiche svolgono un controllo rigoroso degli articoli pubblicati, va tenuto presente che lo studio in questione, volto a collegare i vaccini con l’autismo, non è stato svolto in ambito medico, bensì economico. L’autrice, Gayle L. DeLong è docente di Economia e Finanza al Baruch College di New York. L’estratto di questa ricerca, pubblicato dalla stessa DeLong in un sito dedicato all’autismo è il seguente:
«The reason for the rapid rise of autism in the United States that began in the 1990s is a mystery. Although individuals probably have a genetic predisposition to develop autism, researchers suspect that one or more environmental triggers are also needed. One of those triggers might be the battery of vaccinations that young children receive. Using regression analysis and controlling for family income and ethnicity, the relationship between the proportion of children who received the recommended vaccines by age 2 years and the prevalence of autism (AUT) or speech or language impairment (SLI) in each U.S. state from 2001 and 2007 was determined. A positive and statistically significant relationship was found: The higher the proportion of children receiving recommended vaccinations, the higher was the prevalence of AUT or SLI. A 1% increase in vaccination was associated with an additional 680 children having AUT or SLI. Neither parental behavior nor access to care affected the results, since vaccination proportions were not significantly related (statistically) to any other disability or to the number of pediatricians in a U.S. state. The results suggest that although mercury has been removed from many vaccines, other culprits may link vaccines to autism. Further study into the relationship between vaccines and autism is warranted».
«La ragione della rapida ascesa dell’autismo negli Stati Uniti, che ha avuto inizio nel 1990 è un mistero. Anche se gli individui probabilmente hanno una predisposizione genetica a sviluppare l’autismo, i ricercatori sospettano che siano necessari anche uno o più fattori ambientali. Uno di questi fattori scatenanti potrebbero essere la serie di vaccinazioni che i bambini ricevono. Utilizzando l’analisi di regressione e il controllo per reddito familiare e l’origine etnica, il rapporto tra la percentuale di bambini che hanno ricevuto i vaccini raccomandati all’età di 2 anni e la prevalenza di autismo (AUT) o disturbo del linguaggio (SLI) in ogni stato degli Stati Uniti dal 2001 e Il 2007 è stato determinante. Una relazione positiva e statisticamente significativa è stata trovata: maggiore è la percentuale di bambini che ricevono vaccinazioni raccomandate, maggiore sarà la prevalenza di AUT o SLI. Un aumento dell’1% di vaccinazione è stata associata con ulteriori 680 bambini che hanno AUT o SLI. Né il comportamento dei genitori, né l’accesso alle cure hanno influito sui risultati, dal momento che le proporzioni di vaccinazione non erano significativamente correlate (statisticamente) a qualsiasi altra disabilità o al numero di pediatri in uno stato degli Stati Uniti. I risultati suggeriscono che, sebbene il mercurio sia stato rimosso da molti vaccini, altri possono collegare i vaccini all’autismo. Ulteriori studi sul rapporto tra vaccini e autismo sono giustificati».
Elenchiamo ora le principali fallacie di questo studio. Tanto per cominciare il rapido incremento dell’autismo negli Stati Uniti non è affatto un mistero. L’allargamento dei criteri diagnostici spiega abbondantemente questo “incremento” a livello statistico, come lo stesso Gorsky spiega, in un altro articolo, citando lo studio di Paul Shattuck in proposito. Tra le fonti che la DeLonge cita troviamo Mark e David Geier; al primo è stata sospesa la licenza ed il secondo, suo figlio, è un noto negazionista dell’HIV (sì, perché esiste anche questo tipo di bufale) e l’omeopata anti-vaccini James Compton Burnett, i cui studi in merito risalgono al 1884. Vengono citati anche studi qualificati, che travisano i loro reali risultati, come documentato da Gorsky nel suo articolo, dove elenca altri errori di metodo.
Allora perché questo studio compare anche su PubMed? portale che rappresenta un punto di riferimento importante per tutti i medici. Abbiamo chiesto a Salvo Di Grazia (MedBunker) esperto di bufale mediche, il quale conosce il lavoro di Gorsky:
«PubMed non è certo una rivista scientifica, è un semplice database, non fa selezione e non controlla certo ciò che è pubblicato, è un po’ come Google. Essere su PubMed non aggiunge né toglie nulla ad uno studio».
In conclusione possiamo affermare con assoluta certezza che ad oggi tutte le tesi che vorrebbero mettere in collegamento i vaccini con l’autismo, così come sono presentate, non hanno alcun fondamento e molti studi le hanno smentite nettamente. Vaccinate i vostri bambini, in caso di dubbi, consultate il vostro medico, non Google.
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