Ci segnalano il seguente articolo di Repubblica24, chiedendone asseverazione. Siamo stati molto incerti sulla decisione tra disinfomazione e acchiappaclick, scegliendo infine per il primo per la particolare tipologia usata: un articolo di un portale di informazione è stato artatamente passato al copincolla scegliendo di tenere solo le parti atte a sostanziare un nuovo titolo clickbait ed orientare e connotare la notizia
Riporteremo le due versioni: nella prima evidenzieremo le parti aggiunte, nella seconda le parti che Ticinonline riporta e che Repubblica24 ha riportato
Lo avevano accolto in casa, come chiedono i bergoglio e tutti gli etnolesi d’Europa. E lui ha molestato la padrona di casa.
Due coniugi del Luganese nelle scorse settimane hanno segnalato al Ministero un tentato stupro nei confronti della donna da parte di un trentatreenne egiziano: un richiedente l’asilo che la coppia, la scorsa primavera, aveva ospitato assieme alla moglie irachena e ad a un bambino di cinque anni e a una di un anno e mezzo.
Sentito dagli inquirenti, il presunto aggressore ha respinto però l’accusa dicendo che dalle sue parti “usa così”. Nel frattempo si è trasferito in Germania.
Lo racconta così il giornale ticinese:
Essendo sensibili al dramma dei migranti, marito e moglie avevano deciso di raccogliere l’appello delle autorità politiche e religiose mettendo a disposizione un appartamento, piano terra, di centoventi metri quadrati, non distante da casa loro. Avevano fatto tutto il necessario per trasformare quello spazio in un appartamento adatto a una famiglia, ad esempio creando i muri divisori per le camerette dei piccoli. «All’inizio le cose andavano bene – racconta il marito – Venivano aiutati anche da altre famiglie del paese: da chi li accompagnava a fare la spesa a chi portava loro delle lenzuola, mentre la Caritas aveva portato i mobili per la casa. Con i servizi preposti ci siamo occupati di sistemare il bambino a scuola almeno un giorno a settimana. Non è stato facile, aveva un carattere problematico e si è dovuto trovare una persona qualificata per seguirlo, a tempo pieno, alla scuola dell’infanzia».
Resta pure il dubbio se si trattasse di una vera famiglia oppure se la stessa si sia «formata» nel viaggio per raggiungere la Svizzera.
Due mesi dopo il loro arrivo è accaduto l’episodio al centro della denuncia. «Un pomeriggio, dopo che io ero uscito di casa, quell’uomo ha bussato alla nostra porta – racconta il marito – Non era la prima volta, era capitato che chiedesse in prestito alcuni oggetti. Mia moglie, che è gentile per natura, lo ha fatto entrare e ad un certo punto lui l’ha presa, l’ha spinta contro il muro e ha cercato di avere un rapporto con lei. Mia moglie è riuscita a fermarlo in tempo dicendogli che io sarei tornato a breve, e lui se n’è andato».
«Ha detto che aveva semplicemente abbracciato mia moglie per mostrarle la sua riconoscenza e che nella sua cultura era una cosa normale». Dopo la denuncia – spiega sempre il nostro interlocutore – la famiglia è stata spostata in una pensione del Bellinzonese.
«Mia moglie aveva ancora paura, così ha sollecitato chi di dovere, chiedendo e ottenendo che quell’uomo fosse allontanato definitivamente. Ora dovrebbe essere in Germania».
Ora passiamo a Ticinonline…
LUGANO – Li avevano accolti in casa cercando di farli sentire a loro agio, ma in un pomeriggio la solidarietà è stata spazzata via dalla rabbia. Si sentono così i due coniugi del Luganese che nelle scorse settimane hanno segnalato al Ministero pubblico quello che a loro dire sarebbe stato un tentativo di abuso a sfondo sessuale nei confronti della donna da parte di un trentatreenne musulmano di origini egiziane: un richiedente l’asilo che la coppia, la scorsa primavera, aveva ospitato assieme alla moglie irachena curda cristiana, a un bambino di cinque anni e a una di un anno e mezzo.
Sentito dagli inquirenti, il presunto aggressore ha respinto però l’accusa dicendo che si trattava solo di un abbraccio affettuoso. Nel frattempo sarebbe trasferito in Germania. Il Ministero pubblico, da noi contattato, ci conferma (riferendosi al presunto reato più come una molestia che un tentativo di abuso sessuale) che una segnalazione in questo senso è effettivamente stata inoltrata e che l’uomo ha nel frattempo lasciato la Svizzera.
Essendo sensibili al dramma dei migranti, marito e moglie avevano deciso di raccogliere l’appello delle autorità politiche e religiose mettendo a disposizione un appartamento, piano terra, di centoventi metri quadrati, non distante da casa loro. Avevano fatto tutto il necessario per trasformare quello spazio in un appartamento adatto a una famiglia, ad esempio creando i muri divisori per le camerette dei piccoli. «All’inizio le cose andavano bene – racconta il marito – Venivano aiutati anche da altre famiglie del paese: da chi li accompagnava a fare la spesa a chi portava loro delle lenzuola, mentre la Caritas aveva portato i mobili per la casa. Con i servizi preposti ci siamo occupati di sistemare il bambino a scuola almeno un giorno a settimana. Non è stato facile, aveva un carattere problematico e si è dovuto trovare una persona qualificata per seguirlo, a tempo pieno, alla scuola dell’infanzia». Tutto sembrava andare nella giusta direzione e di quei migranti parlavano bene altri ticinesi che li avevano conosciuti quando erano alloggiati nel Sopraceneri, ma qualcosa, nei pensieri della famiglia ospitante, non tornava. Come venivano trattati i figli, il comportamento del marito fuori di casa, eccetera. Resta pure il dubbio se si trattasse di una vera famiglia oppure se la stessa si sia «formata» nel viaggio per raggiungere la Svizzera.
Versioni contrapposte
Due mesi dopo il loro arrivo è accaduto l’episodio al centro della denuncia. «Un pomeriggio, dopo che io ero uscito di casa, quell’uomo ha bussato alla nostra porta – racconta il marito – Non era la prima volta, era capitato che chiedesse in prestito alcuni oggetti. Mia moglie, che è gentile per natura, lo ha fatto entrare e ad un certo punto lui l’ha presa, l’ha spinta contro il muro e ha cercato di avere un rapporto con lei. Mia moglie è riuscita a fermarlo in tempo dicendogli che io sarei tornato a breve, e lui se n’è andato». Come detto, l’uomo in polizia ha negato fermamente il tentato abuso. «Ha detto che aveva semplicemente abbracciato mia moglie per mostrarle la sua riconoscenza e che nella sua cultura era una cosa normale». Dopo la denuncia – spiega sempre il nostro interlocutore – la famiglia è stata spostata in una pensione del Bellinzonese.
«Mia moglie aveva ancora paura, così ha sollecitato chi di dovere, chiedendo e ottenendo che quell’uomo fosse allontanato definitivamente. Ora dovrebbe essere in Germania».
Sostanzialmente Repubblica24 trasforma il titolo Un profugo accusato di molestie e anticipa l’operato degli inquirenti copincollando sia gli iniziali rilievi del ministero che ogni altro elemento atto a passare dall’accusa alla condanna.
L’accusa è certo grave, ed è doveroso che le autorità intervengano.
Il problema è nell’ergersi a giudice, giuria e giustiziere perché una condanna pesa, in click, più di una accusa.
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