DISINFORMAZIONE Profughi assediano questura – bufale.net
Ci è giunta in redazione una nuova notizia di disordini, che recita, nella maggior parte delle condivisioni (ed al netto dei vari commenti del caso):
Ventisette sedicenti profughi arrivati in Sardegna cinque mesi fa e alloggiati in un agriturismo a Tonara, in provincia di Nuoro, hanno protesta, ieri, davanti alla Questura del capoluogo.
Motivo? Non si trovano bene: “Mangiamo e dormiamo male“.Una delegazione ha chiesto di essere ricevuta da un dirigente della polizia. Sono stati accontentati.
La notizia è la solita, brutale, semplificazione di un problema vero e serio che alcuni condivisori semplificano per costruire la loro personale immagine dell'”immigrato ingrato che non porta rispetto al Popolo Italiano”.
Ciò che in verità è accaduto l’abbiamo visto in altri episodi simili, di cui il nostro portale ha dato ampio reportage qui e qui: per evidenziare le somiglianze tra le vicende anche in questo caso faremo ricordo all’ampio reportage della stampa locale, La Nuova Sardegna:
«Ci trattano come animali, non vogliamo più stare lì», ha detto Aly Shiafqat, un pachistano di 29 anni. È lui, che un po’ più degli altri riesce a esprimere qualche concetto in italiano, a farsi portavoce della protesta. «Dove siamo noi, ci sono solo boschi. Siamo isolati, in mezzo al nulla. Il paese è lontano. Da cinque mesi non vediamo nessuno…» ripete Aly. E intorno a lui, tutti a lamentarsi. Chi per il cibo, chi per gli orari, chi per il comportamento di chi li ospita. Arrivano soprattutto dal Pakistan e dal Bangladesh, qualcuno dal Gambia. Sono tutti giovani. Facce tese, speranze infrante da una realtà trovata in Sardegna forse diversa da quella sognata.
Di tornare a Tonara dicono di non volerne sapere. Stanno davanti al palazzo di viale Europa per ore. Solo in serata, dopo l’intervento dei funzionari della questura e della prefettura, la protesta rientra. Sono le 19, quando un pullman reperito dalla Prefettura va a prenderli per riportarli lassù a Monte ’e Susu, dove per tutto il giorno avevano detto di non voler tornare.
«Si lamentano per la sistemazione logistica e per come sono trattati, e sono venuti a rappresentarci questi problemi – ha spiegato il vice questore aggiunto, Fabrizio Mustaro, al termine di una mattinata di incontri, insieme al dirigente della Digos, Boris Davide –. Abbiamo raccolto le loro lamentele e faremo le verifiche insieme alle autorità competenti perché la questura non gestisce i problemi logistici e di ospitalità».
Il problema era, a dire il vero, già evidente nel rescritto passato in condivisione ed additato come “pistola fumante” dell’ingratitudine degli immigrati.
In realtà l’immigrato non arriva in Italia “per fare la vita comoda”. Desidera, ottenuto lo status di rifugiato, la protezione umanitaria o anche solo la certezza di non dover ritornare nel disagio e nel degrado, poter cercare un impiego e rendersi autonomo ed autosufficiente, in grado di poter assicurare a se stesso ed ai suoi una vita decorosa, non necessariamente in Italia ma anche nel resto d’Europa.
Il restare bloccati per mesi in strutture di accoglienza del tutto isolate, dove non gli è possibile neppure appurare se un’occupazione sia possibile, privati di ogni contatto con la popolazione locale costituisce per loro, come segnalato dal Vice Questore Aggiunto Fabrizio Mustaro, una gravissima fonte di incertezza, che giustamente le autorità cercano di colmare col dialogo e con le verifiche da porsi ai gradi competenti.
La diffusione acritica di simili bufale non è pertanto utile, ma intacca e danneggia il lavoro della DIGOS e delle questure interessate, pertanto bene sarebbe, letti simili “appelli”, non ricondividerli e, nel dubbio, chiedere consiglio a portali come il nostro.
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