E’ notizia recente, e collegata al post apparso su Facebook a firma “Giulia Latorre”, relativo alle condizioni di suo padre detenuto in India a seguito della Crisi Diplomatica India-Italia tutt’ora in corso, nota volgarmente come “Crisi dei Marò”, la replica di Don Giorgio De Capitani, rilanciata da molti organi di stampa come un’aspra reprimenda nei confronti della scrivente originale.
Viene descritta come una “presa di mira”: ma sarà davvero così?
Effettivamente, sulla fanpage ufficiale di Don Giorgio, non nuovo ad usare gli strumenti offerti dalla modernità e decisamente una personalità forte ed energica, già in passato incline ad una retorica appassionata e piena di vigore, appare un appello.
Ma è davvero una “presa di mira” così ingiuriosa e lesiva della dignità della scrivente originaria?
Possiamo ritenere che non lo sia. Il testo recita infatti così:
A GIULIA LATORRE
Ho letto i tuoi commenti deliranti sulla tua pagina di Facebook, contro l’Italia, gli italiani e così via. Sul momento, volevo scriverti una letteraccia. Poi mi sono detto: a che servirebbe?
Ora con calma ti esprimo qualche mia considerazione, fregandomene delle tue maledizioni o delle tue eventuali denunce.
Anzitutto, penso che tu sappia ciò che ha combinato tuo padre. Non intendo accusarlo. Spetta alla legge indiana stabilirne la colpevolezza. Comunque, non mi sembra che stesse per difendere la Patria italiana. I veri patrioti sono di ben altro calibro!
Ciò che sinceramente voglio dirti è che questa storia dei marò mi sta annoiando e irritando per come viene pubblicizzata dai nostri mass media e gestita dalla politica: il Governo italiano avrà anche le sue buone ragioni per farne un caso politico, che però non condivido.
Ma ciò che veramente mi ha lasciato di stucco è vedere il Ministro della Difesa, Roberta Pinotti, prendere di corsa, di notte, l’aereo e volare in India per conoscere lo stato di salute di tuo padre. Cosa veramente allucinante! Da non credere!
E tu non accusare gli extracomunitari che non rispettano le leggi italiane! Tuo padre ha forse rispettato la legge indiana? Quando una persona è fuori dell’Italia chi è? Non fa parte degli extracomunitari?
Dàtti una calmata, rifletti, non scrivere stronzate, e implora in ginocchio la clemenza della giustizia indiana!
A dire dell’odierno commentatore, non ritengo vi siano astio, prese di mira o livore nei confronti della La Torre, cui, comunque, va concessa quantomeno l’attenuante di essere in stato di alterazione per le condizioni di un congiunto ad essa più vicino. In simili condizioni è facile sentirsi disperati ed abbandonati, con tutto quello che ne consegue.
Ma il De Capitani, pur in passato vigoroso nella sua retorica, pare evidentemente dimesso, praticamente pastorale. Il senso della sua lettera è che pare a lui, con analisi credo si possa ritenere condivisibile, che nessuno, anche solo per un momento, abbia pensato di abbandonare i due marò, Girone e Latorre, ed anzi dal 2012 ad oggi ogni governo succedutosi ha intavolato negoziati con l’India strappando anche importanti garanzie, ad esempio sulla non applicabilità della pena di morte e sull’applicabilità di pene sino ad un massimo di sette anni, continuando senza sosta a tenere aperto il tavolo delle trattative.
E questo è innegabile.
E’ anche un’opinione rispettabile e condivisibile che in una vicenda ormai divenuta giudiziaria irrogare i torti e le ragioni non spetti alla stampa, né ai coinvolti, bensì alla giustizia penale, incarnata, “ratione loci”, nel tribunale di (si spera) prossima convocazione nel Kerala, India.
E’ opinione altrettanto rispettabile e condivisibile ricordare come il clamore mediatico, pur utile a dare al popolo a casa qualcosa di cui parlare, e forse fornire facili rassicurazioni e “prove muscolari” della forza dei due paesi coinvolti, in realtà non aiuta le persone coinvolte in alcun modo.
E’ uno sfogo, ritengo, condivisibile, interrompere il nesso eziologico che porterebbe ad una inesistente correlazione tra le condizioni dei Marò ed i richiedenti asilo in Italia, due vicende umane distinte e prive di collegamento evidente tra di loro.
Insomma, non è una bufala che Don Giorgio de Capitani abbia rivolto una lettera aperta alla Latorre. E’ una bufala, senz’altro, invenirci alcun intento derisivo ed ingiurioso.
In un certo senso, potremmo considerarla una forma di rassicurazione: nessuno sta lasciando niente intentato per Girone e Latorre, nessuna delle altre priorità dello Stato sovrascriverà l’impegno diplomatico profuso, e le corti indiane competenti per materia hanno più volte assicurato di operare secondo principi di diritto.
E tanto, si spera, dovrebbe placare ogni polemica consentendo di profondere ogni sforzo, congiuntamente e non in antagonismo aperto, dei due Stati per pervenire ad una equa risoluzione della controversia, dove prevalga la verità.
E comunque ricordiamo che VOGLIAMO VEDERE TORNARE Girone e Latorre dalle proprie Famiglie.
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