Il viralizzatore, in assenza di materiale fresco e bisognoso di sparare fuori qualcosa tira fuori dalle nebbie del passato articoli vecchi di due-tre anni, cambia la data e conta sulla memoria da pesce rosso dell’indignados da tastiera medio.
Il governo ( agenzia delle entrate ) spia e vuol sapere come noi spendiamo i NOSTRI soldi, ma dovremmo essere noi, popolo di deficienti, a chiedere al governo di renderci conto di come spende o sperpera i NOSTRI soldi e se la cosa non ci aggrada, mandarli a casa a calci nel….
ENNESIMA GENIALATA DEL GOVERNO: SE PRELEVI AL BANCOMAT DEVI GIUSTIFICARE A COSA TI SERVONO I SOLDI
Il governo non sa più cosa inventarsi per rendere complicata la vita ai cittadini,adesso arriva un’altra genialata, quella di obbligare i cittadini a giustificare a cosa servono i soldi che prelevano dal bancomat.
Nel video che vi presentiamo oggi,Daniele Pesco deputato del movimento 5 stelle si dichiara indignato da questa ennesima e assurda trovata.Siamo tutti convinti che bisogna agire contro l’evasione fiscale che nel nostro paese rappresenta forse la più grande falla del sistema economico,però dal controllo all’evasione all’invadenza dello spazio privato dei cittadini il passo rischia di essere troppo breve e ritrovarci vittime di un sistema oppressivo più che repressivo.
C’è, in alto, la suprema Agenzia delle Entrate guidata da Rossella Orlandi che tutto può e dispone. La storia che segue è indicativa. Partiamo dalla coda. Gli autonomi o i professionisti devono appuntarsi, euro dopo euro, come hanno usato i quattrini prelevati con il bancomat, pena: sanzione che può arrivare al 50 per cento del prelevato. Lo prevede un codicillo: il comma 7 Bis che sta per essere varato con una delega fiscale. A meno che il governo non si ravveda.
Avrete senz’altro riconosciuto l’articolo: al netto delle rissose considerazioni “antikasta” buttate lì per strappare qualche click, e di un filmato del quale non troverete traccia nell’articolo, il viralizzatore ha riproposto di peso un brano del 2015 da noi già affrontato.
E la situazione nel frattempo si è evoluta sì… ma in senso ancora più lassista.
Laddove nel nostro articolo del 2015 definivamo l’assunto allarmista ricordando come la bozza iniziale si riferiva ad imprenditori e liberi professionisti, e non al privato cittadino, la cui vita continuerà come sempre senza peculiari presunzioni, scopriamo dal Sole24Ore che
Anche secondo le Entrate le nuove disposizioni relative alle indagini finanziarie riguardano soltanto i prelievi non giustificati. È evidente che non poteva che essere così: se le modifiche del D.L. 193/2016 avessero eliminato anche la previsione in base alla quale i versamenti non giustificati dei professionisti sono posti a base degli accertamenti, sarebbe risultata illegittima. Infatti, sarebbe stato irragionevole togliere l’applicazione della previsione sui versamenti non giustificati del professionista e non, ad esempio, del dipendente o del pensionato. In sostanza, rimane fermo che i versamenti non giustificati possono essere posti a base delle rettifiche e degli accertamenti per tutti i contribuenti, mentre la specifica disposizione sui prelievi non giustificati riguarda solamente (dopo l’intervento della Consulta nel 2014 e la “ratifica” dello stesso D.L. 193/2016) gli imprenditori. Per i prelevamenti – che dunque riguardano soltanto gli imprenditori – il D.L. 193/2016 ha stabilito dei limiti quantitativi, prevedendo che solamente quelli che risultano superiori a euro 1.000 giornalieri e, comunque, a 5.000 euro mensili possono essere considerati ricavi non dichiarati.
Quindi, dal punto di vista generale si può presupporre che spese “folli” a fronte di entrate modeste possano essere un segnale di qualcosa.
Ma le disposizioni in esame, quelle relative agli stringenti limiti sul bancomat, riguardano i soli imprenditori, e non più i liberi professionisti (peraltro, con stralcio dell’impianto sanzionatorio su percentuale) basandosi su un semplice razionale: il Popolo delle Partite IVA comprende anche il piccolo professionista i cui conti personali sono promiscui rispetto all’attività, e imporgli un simile regime di controllo avrebbe controllato il controllo totale sulle sue finanze, anche private, rimanendo intatta la presunzione per cui l’imprenditore troppo prodigo nel prelevare potrebbe occultare dei ricavi non noti al fisco.
E notare, già nel settembre 2015 Libero Quotidiano, vero autore dell’articolo massacrato e copincollato dal blog, con l’aggiunta di “considerazioni” personali e malcelati inviti antikasta, rilevava lo stralcio delle onerose sanzioni su percentuale e i primi passi verso la discussione che avrebbe portato all’attuale stato di cose.
Sostanzialmente, il viralizzatore si mette nella condizione di chi, abbandonato il cinema al primo tempo di un film che non gli interessava più, dichiari che il Titanic è una storia d’amore che finisce con Jack e Rose felici su una nave inaffondabile, descrivendo una proposta di riforma nel 2015, ulteriormente modificata, lasciando intatta una situazione ormai mutata e mantendosi volutamente vago sui soggetti colpiti per fomentare la maggior popolazione possibile.
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