La tragica storia di Ornella dimostra che Voxnews non è nuovo a raccontare, citando il buon Maccio Capatonda “storie di poco false”.
Questa volta, col pretesto clickbait di ricordare
le vittime italiane dell’ingiustizia
Il nostro plurisegnalato portale decide di raccontare nelle prime cinque righe del suo “articolo” una storia che smentirà da solo nel resto del testo, copincollato di peso dal Fatto Quotidiano perché, laddove il nostro concetto di Fact Checking è esaminare diverse fonti per pervenire alla verità dei fatti, per alcuni è, evidentemente
copincolliamo un articolo che ci dà ragione e scriviamoci qualche riga a caso in cima perché l’indinniato speciale medio dopo dieci secondi perde la lucidità.
Così abbiamo al cappello introduttivo clickbait con
Vox non dimentica le vittime italiane dell’ingiustizia. Tre anni fa, oggi, se ne andava Ornella. Un’anziana costretta a vivere per strada, dopo essere stata sfrattata, perché la Caritas non la voleva col suo cagnolino. La stessa Caritas che:
Un testo copincollato in cui, fate molta attenzione alle parti evidenziate, l’assunto viene del tutto ribaltato
A dire il vero, all’anziana un posto al caldo dove dormire glielo avevano anche trovato nel centro di prima accoglienza della Caritas, ma nella struttura gli animali (per ragioni igieniche) non erano ammessi e così Ornella Tassi per non separarsi dal suo adorato cagnolino, aveva scelto la scomodità della vita da barbona. Lei non sentiva ragioni e intanto incassava la solidarietà della gente, di tante persone che si fermavano, le parlavano, allungavano un euro per comprare da mangiare a Tato, le offrivano il caffè. Poi finalmente la soluzione: una stanza (letto e bagno) in una comunità a Varazze dove anche Tato l’aveva seguita. Ornella l’aveva accettata, seppur malvolentieri. Ma non per questo aveva smesso di combattere per una casa tutta sua, dove riunire la sua famiglia. Un sogno rimasto tale.
L’altra notte Ornella è morta all’ospedale San Paolo, dove era stata ricoverata un mese fa per la rottura di un femore.
Riassumendo quindi la stessa notizia, copincollata (e male!) da VoxNews per darsi ragione a tutti i costi, abbiamo Ornella Tassi, senza tetto, che nel 2015 muore nonostante aver ricevuto tutte le cure disponibili, dopo aver avuto accoglienza in una comunità, e dopo aver rifiutato lei stessa un alloggio in una struttura dove non erano ammessi i cani.
Praticamente, una storia a lieto fine, che VoxNews con sole cinque righe introduttive ha trasformato in una scusa per indinniare ed indinniarsi, aggiungendo una serie di chicche per i coraggiosi rimasti a leggere in fondo all’articolo.
Noi non dimentichiamo Ornella. E le tante ornella che, ancora oggi, vivono per strada, mentre gli hotel sono ancora pieni di finti profughi africani: 171mila, secondo gli ultimi dati.
Nell’orgia di creare indinniazione pare che il nostro buon viralizzatore si sia anche scordato che i nomi propri di persona vanno scritti con la lettera maiuscola, e non solo.
Viene introdotta una patologica contrapposizione tra Ornella ed i “profughi”, una versione della fallacia di pertinenza, altrimenti detta non sequitur: un modo di pensare scioccamente infantile, come infantile è il linguaggio della viralità che mette in correlazione due eventi (morte di Ornella ed immigrazione) senza alcuna correlazione causale.
Il livello dell’articolo è sostanzialmente l’equivalente di ripetere ad un bambino che se non mangia tutte le verdure sarà responsabile della fame in Africa o che se farà il bravo spunteranno le ali ad un angioletto celeste: le due vicende messe in parallelo non hanno il minimo nesso causale l’una con l’altra e, a questo punto, VoxNews avrebbe benissimo potuto accusare il suo lettore medio di aver personalmente ucciso “le tante ornella (sic!) che vivono per strada” perché avrebbe potuto devolvere in loro favore i soldi che usa per pagarsi la connessione Internet e “far girare viralità” al posto di usarli.
Per non parlare della “chiamata all’azione” finale
E’ qualcosa che deve finire. Ma dobbiamo essere noi a farlo finire, non aspettare che altri agiscano per conto nostro.
Che ci rende necessario chiedere, sia a VoxNews che ai suoi lettori, come intendono porre fine alla presunta presenza di “africani negli alberghi” allo scopo di “aiutare le ornella” (sic!).
E se per noi intendono una chiamata collettiva che coinvolga tutti i loro lettori (comunque, ricordiamo, secondo la logica del non sequitur alla base dell’intero assioma primi colpevoli di tutte le disgrazie descritte ed ammanite), oppure intendano creare una personale riunione di redazione per poi pubblicare la loro ricetta per la risoluzione di cotale “problema”, in una danza cosmica di traboccante decadenza e di consensi negati che ci costringe ancora una volta ad agire collettivamente, ma se la dolcezza sa vincere, e sa farlo, ti assicuro che domani alla stessa ora tornerò a casa tua a salutarti ieri fratello.
Non possiamo che immaginare il finale quindi in questo modo:
A meno che, il tutto non faccia parte dell’appello inserito direttamene nel sottopancia della Breaking News vecchia di anni
Ovvero, l’ovvio invito a “Condividere!”
Forse sbloccheremo l’oscuro segreto, la ricetta per sconfiggere il problema raggiunto un numero di condivisioni pari a quello necessario per ottenere l’iPhone bianco o nero, convincere la bella donna sulla sedia a rotelle che suo marito non deve vergognarsi di lei o dire Amen al piccolo Angelo di turno?
Nel frattempo, raccomanderemmo al WebAdmin di VoxNews di ricordare che Ornella Tassi, aveva un nome e cognome ancora prima che decidessero di usarlo come una bandiera per far cassa virale, e che per questo caricare, già nel lontano 2015, la sua foto col nome ben poco generoso di “barbona2.jpg” non depone a favore del loro “buon cuore Italiano”
Si chiamava Ornella Tassi, e la sua vita merita di meglio che una clickbait.
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