DISINFORMAZIONE Nel 2014 mangiati in Italia oltre 6mila gatti – Bufale.net
Ieri, 1° febbraio 2015, l’associazione AIDAA (“Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente) pubblica nel suo sito un articolo dal titolo “Anche nel 2014 in Italia si è mangiata carne di gatto“.
Attenzione a non confondere questa associazione con l’Aida&a (“Associazione italiana difesa animali e ambiente”), cosa che invece ha fatto Repubblica.it.
ROMA – La notizia è di quelle raccapriccianti, quasi al limite della leggenda metropolitana. Eppure mangiare gatti in Italia sarebbe ancora una pratica piuttosto diffusa, specie in alcune regioni. A denunciarlo è l’Aida&a, l’associazione italiana difesa animali e ambiente, che ha analizzato i dati raccolti dal servizio segnalazionereati@libero.it.
[…] Ora fortunatamente l’Italia non si trova più in quelle condizioni e ci siamo evoluti verso una maggiore tutela legale dei nostri animali da affezione, gatti compresi. Un esempio è arrivato qualche anno fa, quando la sola proposta di una ricetta per cucinare questi piccoli felini era costata il posto a Beppe Bigazzi, fino ad allora ospite fisso di Antonella Clerici alla Prova del cuoco su Rai Uno.
L’autore dell’articolo su Repubblica confonde le associazioni. L’Aida&a ha un sito web con dominio proprio, non ospitato come blog da Blogspot.it come invece avviene con l’AIDAA: il dominio è Aidaea.it e le email ufficiali sono caratterizzate dal @aidaea.it finale, non @libero.it.
L’AIDAA è una vecchia conoscenza di Bufale.net, di cui abbiamo parlato in precedenza in questi due articoli:
- NOTIZIA VERA AIDAA, l’appello degli animalisti: non mettete pecorelle nel presepe
- ALLARMISMO e DISINFORMAZIONE Musulmani contro le gite in fattoria
Lorenzo Croce, Presidente dell’associazione, è già conosciuto per altri casi come quello citato da Giornalettismo nel 2012 in merito ai “gatti neri satanisti“. In merito alla notizia riportata ieri da Repubblica.it, simile fu la denuncia online dell’AIDAA nel 2012.
Riportiamo di seguito il testo pubblicato dal Blog dell’associazione di Lorenzo Croce:
Roma (1 febbraio 2015) – Sono in aumento le pagine facebook e anche i siti dove si inneggia a cucinare animali domestici ed in particolare cani e gatti. Purtroppo anche per il 2014 dobbiamo registrare un dato preoccupante e vale a dire l’uccisione a scopo culinario di 6/.7.000 gatti. Stando ai dati raccolti da AIDAA e dal servizio segnalazionereati@libero.it (data base consultabile a richiesta) anche lo scorso anno in Italia si sono uccisi 6/7.000 gatti che sono stati poi cucinati, e non stiamo parlando di ristoranti asiatici, ma di italiani, che specialmente nelle provincie di Brescia, Cremona, Vicenza,Verona ma anche nel Milanese e nella zona tra Parma e Reggio Emilia in alcuni casi organizzano dei veri e propri pranzi a base di gatto con la presenza anche di 20-30 persone. Ovviamente tutto questo avviene quasi sempre di nascosto anche perchè in Italia uccidere e mangiare un gatto o un cane è un reato punibile con il carcere ai sensi dell’articolo 544 del codice penale.
Pur mantenendo il dubbio sulle segnalazioni sostenute, e le prove relative ad esse, ci vogliamo occupare dell’ultima parte dell’articolo in merito all’articolo 544 del codice penale citato da Lorenzo Croce. Cercheremo di far capire bene i “cavilli” burocratici e il vuoto legislativo in materia tralasciando, come sempre, ogni sensibilità e opinione personale legata al tema.
In Italia non esiste una legge che vieta di cibarsi di gatti, il problema quindi non è dal punto di vista legale ma morale. L’articolo 544 del codice penale cita:
Art. 544-bis.
Uccisione di animali.Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi.
L’articolo 544-bis del codice penale viene aggirato proprio in merito alla dicitura “senza necessità”. L’articolo non fa distinzione sugli animali, che siano essi gatti o conigli, eppure questi ultimi vengono comunemente e legalmente serviti nelle nostre tavole. Se possedete delle galline, da voi allevate accuratamente, e ne mangiate una non verrete perseguiti penalmente, siccome sfamarsi è considerata una necessità primaria.
Possiamo citare altri riferimenti legislativi, quali la legge 14 agosto 1991 n. 281, il Dpr 320 del 1954 e il Decreto Legislativo 286 del 1994, riportati in altre occasioni da altri siti e utilizzati a sostegno del divieto di consumo di carne di gatto.
Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo
La legge 14 agosto 1991 n. 281 riporta quanto segue:
Art. 1.
Principi generali
1. Lo Stato promuove e disciplina la tutela degli animali di affezione, condanna gli atti di crudelta’ contro di essi, i maltrattamenti ed il loro abbandono, al fine di favorire la corretta convivenza tra uomo e animale e di tutelare la salute pubblica e l’ambiente.
Questo è l’articolo sostenuto contrario al consumo di carne felina, sostenendo che i gatti sono animali di affezione. Anche animali come maiali o conigli possono essere considerati animali di affezione, siccome si fa riferimento ad un legame di tipo emozionale.
In merito a questa legge, ci fu un successivo “Recepimento dell’accordo recante disposizioni in materia di benessere degli animali da compagnia e pet-therapy” (D.P.C.M. del 28 febbraio 2003) che precisava la definizione di “animale di affezione” o “animale di compagnia“:
2. Ai fini del presente accordo, si intende per:
a) «animale da compagnia»: ogni animale tenuto, o destinato ad essere tenuto, dall’uomo, per compagnia o affezione senza fini produttivi od alimentari, compresi quelli che svolgono attività utili all’uomo, come il cane per disabili, gli animali da pet-therapy, da riabilitazione, e impiegati nella pubblicità. Gli animali selvatici non sono considerati animali da compagnia;
Di conseguenza, il legislatore ha ben chiarito che gli animali di affezione sono quelli detenuti senza fini alimentari, rendendo vana la scusante della legge 14 agosto 1991 n.281.
Gli animali selvatici non vengono considerati animali da compagnia o di affezione.
La legge 14 agosto 1991 n.281 non prevede alcuna pena per il consumo di carne di gatto: nell’articolo 2 viene disciplinata la gestione del randagismo, nell’articolo 3 le competenze delle Regioni, nell’articolo 4 le competenze dei comuni, nell’articolo 5 le sanzioni relative all’abbandono, alla mancanza registrazione presso l’anagrafe canina e le sanzioni sul commercio di animali per la sperimentazione animale, mentre dall’articolo 6 al 9 vengono trattati gli aspetti economici della normativa.
Regolamento di polizia veterinaria (D.P.R. 8 febbraio 1954, n. 320)
Nel Dpr 320 del 1954 viene citata la carne felina, canina ed equina all’articolo 53, ma si tratta solo del divieto di importazione:
L’importazione delle carni equine, canine e feline fresche, refrigerate, congelate o comunque preparate, è vietata.
In merito alla questione alimentare umana, il Dpr 320 del 1954 tratta per lo più della provenienza di carne da animali riconosciuti sani prima della macellazione. Per il resto, in merito a cani e gatti, tratta l’argomento della loro salute e le disposizioni in caso di malattie.
DECRETO LEGISLATIVO 18 aprile 1994, n. 286
Parliamo del decreto relativo all’ “Attuazione delle direttive 91/497/CEE e 91/498/CEE concernenti problemi sanitari in materia di produzione ed emissione sul mercato di carni fresche“.
Il campo di attuazione di questo decreto è illustrato all’articolo 1:
Art. 1.
Campo di applicazione
1. Le carni fresche ottenute da animali domestici delle specie bovina (comprese le specie Bubalus bubalis e Bison bison), suina,
ovina, caprina, nonche’ da solipedi domestici e destinate all’immissione sul mercato per il consumo umano devono essere prodotte nel rispetto delle condizioni sanitarie indicate nel presente decreto.
Vengono trattate, quindi, le carni di origine bovina, suina, caprina e da solipedi (cavalli, asini, muli) destinate all’immissione sul mercato.
La carne di gatto, come ben sappiamo, non è presente nei nostri supermercati, quindi non è possibile sostenere la tesi del divieto attraverso questo decreto.
Il caso Beppe Bigazzi e “La prova del cuoco”
Riguardo al caso de “La prova del cuoco” trasmesso su Rai Uno (video), i signor Beppe Bigazzi venne allontanato non perché avrebbe istigato ad un presunto reato, bensì per una questione morale e di immagine del programma.
Cristina Morelli, responsabile dei Diritti degli animali dei Verdi, annunciò di voler presentare un esposto contro Bigazzi, citando i riferimenti sopra riportati:
E’ gravissimo che a RaiUno si diano ricette di cucina sui gatti, presenteremo un esposto contro Beppe Bigazzi. Dobbiamo ricordargli che i gatti, come tutti gli altri animali d’affezione, sono tutelati dalla legge 281 del 1991 che nell’articolo 1 comma 1 recita: ‘Lo Stato promuove e disciplina la tutela degli animali di affezione, condanna gli atti di crudelta’ contro di essi, i maltrattamenti ed il loro abbandono, al fine di favorire la corretta convivenza tra uomo e animale e di tutelare la salute pubblica e l’ambiente.
Il 28 febbraio 2013 tornò a far parte del cast fisso del programma “La prova del cuoco”.
CONCLUSIONI
Come si può constatare, in merito al divieto di consumo di carne di gatto è presente un vuoto legislativo. Sarà compito del Parlamento porre eventuale rimedio con una legge specifica.
Per concluderla sul ridere, vi invitiamo la lettura dell’articolo ironico “Lo costringe a diventare vegano: gatto divora il padrone“.
Se il nostro servizio ti piace sostienici su PATREON o
con una donazione PAYPAL.