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DISINFORMAZIONE Morti di guerra in tempo di pace #68000morti – Bufale.net


Ieri, 27 dicembre 2015, il Blog di Beppe Grillo pubblica un post dal titolo “Morti di guerra in tempo di pace #68000morti” che inizia così:

Il 2015 si chiuderà secondo l’ISTAT con 68.000 morti in più rispetto al 2014: 666mila contro 598mila, l’11% in più. Come ai tempi delle grandi guerre. Le città italiane non sono state bombardate dalle potenze straniere, ma vivono sotto l’assedio di nemici silenziosi. Lo smog sta rendendo le città italiane sempre più simili a Pechino. A Milano (dopo che Pisapippa ha distrutto 573 alberi secolari che davano ossigeno) da domani per tre giorni la circolazione delle auto sarà vietata, poi si tornerà alla “normalità” e presto sarà vietata la circolazione delle persone, come in Cina appunto. Nel frattempo l’inquinamento ci avvelena, avvelenano i fumi dell’ILVA, avvelena la diossina che fuoriesce dagli inceneritori e che finisce dentro il nostro cibo, avvelena l’acqua che beviamo che scorre in tubature d’amianto. Giovani o vecchi, ci si ammala sempre di più e non ci sono i soldi per le cure nè per le medicine, con la crisi i soldi è meglio usarli per mangiare (alimenti probabilmente contaminati). Si stringono i denti e si tira avanti, ma per poco. Il governo impugna la lunga falce e con la legge di stabilità taglia altri 15 miliardi di euro alla sanità in 3 anni: per gli italiani non c’è scampo. Avvelenati da una politica industriale dell’800, in mutande a causa della crisi e abbandonati dal governo. Premier e ministri non si rendono conto di ciò che accade nel Paese. Litigano per mezzo punto percentuale di PIL e fanno decreti lampo di domenica per salvare le banche mentre passeggiano incuranti sui cadaveri di 68.000 italiani che non hanno saputo proteggere. Sono una sciagura per il Paese, il prezzo della loro spocchia lo stiamo pagando col sangue. Prima se ne vanno e meglio è.

Fino ad ora il post contiene link che riferiscono ad articoli dello stesso Blog sul tema inquinamento e ad altri link esterni, ma al momento nessuno riguardante i dati dei 68 mila italiani in più e la correlazione con lo smog. Il post prosegue con un copia incolla dell’articolo del 22 dicembre 2015 pubblicato dal sito Neodemos.info ed intitolato “68 mila morti in più nel 2015?” (a sua volta tratto da Avvenire.it), ma nemmeno in questo articolo viene citato in alcun modo la correlazione tra mortalità e smog, al contrario l’autore di quest’ultimo pone soltanto delle domande:

Viceversa, in un’epoca come quella attuale, in condizioni di pace e con uno stato di benessere che, nonostante tutto, è da ritenersi ancora ampio e generalizzato, come si giustifica un rialzo della mortalità di queste dimensioni? E’ solo la naturale conseguenza del progressivo marcato invecchiamento della popolazione italiana o è (anche) un segnale di allarme? Il sistema socio-sanitario, che finora ha permesso un continuo allungamento della vita anche alle età anziane, inizia forse a subire gli effetti di una congiuntura economica meno favorevole? In altre parole ci chiediamo se i tagli alla sanità pubblica, dovuti alla crisi, abbiano accresciuto nel corrente anno il rischio di mortalità nei gruppi tipicamente più fragili: i vecchi.

Nel post di Grillo vengono omesse altre parti dell’articolo di Neodemos a firma del professor Gian Carlo Blangiardo (docente di demografia presso l’Università di Milano Bicocca), il quale afferma chiaramente che in mancanza di dati non è possibile valutare i motivi di tale “fatto straordinario”. Viene omessa, infatti, l’analisi in merito all’invecchiamento demografico e i dubbi posti dallo stesso Blangiardo:

Non potendo ancora disporre dei dati puntuali sull’incidenza dei decessi per singola età e per genere nel corso del 2015dati che ci consentirebbero di valutare gli eventuali cambiamenti del rischio di mortepossiamo sin da ora cercare almeno di capire se, e soprattutto in quale misura, l’impennata di mortalità del 2015 sia ascrivibile al semplice processo di invecchiamento della popolazione italiana o se invece abbia altre cause. Osservando come è cambiata la composizione per età dei residenti tra il 1° gennaio del 2014 e alla stessa data del 2015 scopriamo subito che, a fronte di 159mila unità in meno nella fascia d’età fino a 60anni, se ne contano in più 70mila in età tra 61 e 70 anni, 40mila tra 71 e 85 anni e 62 mila con oltre 85 anni. Lo spostamento verso le età più “mature” è ben evidente, ma è sufficiente a spiegare un aumento della mortalità nell’ordine dei 68mila casi annui di cui si è detto? La risposta è no. Le modifiche nella struttura della popolazione spiegano solo in minima parte la maggior frequenza di decessi. Infatti, se i rischi di morte fossero restati invariati rispetto a quelli osservati di recente (Istat 2014), l’aumento del numero di persone anziane avrebbe dato luogo solo a 16mila decessi in più rispetto al 2014. E le altre 52mila unità aggiuntive a cosa sono dovute?

Ed infine:

La questione resta dunque aperta. Tra qualche mese avremo certamente dati più completi che, ci si augura, consentiranno spiegazioni esaurienti. Oggi resta comunque il dubbio, e forse anche la paura, nel constatare l’improvviso e inspiegabile cambiamento di rotta di una delle due componenti che determinano il corso della dinamica naturale della popolazione italiana in un’epoca in cui l’altra componente, le nascite, segna pesantemente il passo.

Che l’inquinamento sia un problema ne siamo tutti consapevoli, ma per associare i 68 mila morti in più bisogna farlo attraverso dati certi, non tramite articoli “prova” in cui non viene nemmeno citato il problema e in cui vengono poste domande a cui lo stesso Blangiardo non è in grado di rispondere al momento.
L’articolo continua con i seguenti capitoli:

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