Tre foto agghiaccianti, tanto da rendere necessario un parental control su alcune piattaforme, sono state riprese da numerose testate come testimonianza dei lager libici:
Le immagini sono state riportate anche da Avvenire il 27 agosto e da Repubblica il 28 agosto. Sono state mostrate, secondo i quotidiani, a Papa Francesco nel corso della visione di alcuni filmati:
Ha voluto che gli venissero mostrati quei video dei lager libici arrivati attraverso il tam tam degli smartphone di chi, invece, ce l’ha fatta ad uscirne vivo. «Ho visto un filmato in cui si vede cosa succede a coloro che sono mandati indietro – ha detto Bergoglio ai giornalisti tornando dall’Irlanda -. Sono ripresi i trafficanti. le torture più sofisticate». Francesco aveva saputo che persone a lui vicine erano in possesso dei video che dimostrano senza dubbio alcuno quale sia la condizione delle migliaia di persone imprigionate nei campi dei trafficanti di uomini.
Repubblica, in merito alle foto, scrive che i filmati «sono stati verificati» prima di essere mostrati a Papa Francesco e che le immagini mostrate sono dei fotogrammi di quei video. Le stesse istantanee, però, erano già finite all’attenzione dei debunkers di Snopes il 29 novembre 2017. A contestare le foto pubblicate da Repubblica e Avvenire, però, troviamo un articolo pubblicato il 29 agosto da Adessonews. Con lo strumento reverse image di Google (per intenderci: “Cerca l’immagine su Google”), in effetti, troviamo una realtà diversa da quella riportata dalle tue testate nazionali.
Nell’agosto 2017 Milano in movimento attribuiva lo scatto al fotografo Alessio Romenzi dell’Unicef, e nell’articolo faceva riferimento, appunto, a un lager libico. Considerando le notizie diffuse in questi giorni, Romenzi è stato contattato dal debunker David Puente, che in un suo articolo riporta che il fotografo smentisce la paternità di quello scatto. Non è dunque possibile, nel web, risalire all’origine di questo scatto, né per quanto riguarda le coordinate temporali né per quanto riguarda quelle geografiche. Non esiste conferma, dunque, che la foto sia stata scattata all’interno di un lager libico. Avvenire e Repubblica la riportano come un fotogramma da un video girato dai carcerieri libici, ma il dato non è esatto né confermato.
Anche in questo caso, l’immagine descritta come un fotogramma di un video girato all’interno di un lager libico, ha un’origine diversa. Ne troviamo traccia sul sito di notizie con sede in Nigeria Tori.ng, in un articolo del 25 ottobre 2017. In questo caso non si parla di lager libico, ma di tre criminali arrestati in Nigeria. I tre uomini erano stati sorpresi «nella parte orientale del Paese» mentre seminavano il terrore all’interno di un’abitazione e, una volta catturati da un gruppo di giovani, erano stati torturati e picchiati selvaggiamente prima di essere consegnati alle autorità. La fonte, secondo il quotidiano nigeriano, è un utente Facebook di cui non si conosce il nome. Non si parla, ripetiamo, di lager libico.
Nell’ottobre 2013 Strettoweb parlava di una strage di migranti nigeriani nel deserto tra il Niger e l’Algeria. Si registravano persone morte per la sete durante il tragitto mentre si allontanavano da Arlit a bordo di un camion che si era bloccato nel deserto. I superstiti erano 19. Un mese dopo, il Daily Mail riportava che erano stati rinvenuti 92 corpi, morti per la sete mentre tentavano di attraversare il deserto del Sahara per raggiungere l’Algeria. La tragedia si localizzava nel deserto del Sahara a nord di Arlit, Nigeria.
La stessa sorte era toccata, secondo Tori.ng, nel 2017 a un gruppo di nigeriani che attraversavano il Sahara con l’obbiettivo di raggiungere l’Europa. Nel loro articolo troviamo la nostra foto. La fonte di Tori.ng è un utente Facebook, il blogger McThomas Precious, e la stessa foto si trova in una discussione del 19 gennaio 2017 su Gistmania, sito di intrattenimeno correlato a Naijapals.com, un sito locale. Anche in questo caso non si parla di lager libici, ma di persone che fuggivano dalle disastrose condizioni della Nigeria per raggiungere l’Europa.
In tutti e tre i casi non si parla di fonti certe, ma soprattutto non sono citati i campi libici. Parliamo di disinformazione, dunque, perché Avvenire e Repubblica riportano le immagini come fotogrammi dei video delle torture all’interno di un lager libico, ma le fonti non sono certe.
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