Ci segnalano i nostri contatti la presenza di un articolo sul caso mensa a Lodi pubblicato da ImolaOggi, e trasformato inevitabilmente in memes disinformati. Del resto, puoi dare informazioni ad un pubblico, ma un pubblico privo di cultura specifica le trasformerà in altro.
Quindi scopriamo che secondo l’articolo sottopostoci
Il fatto è che, come scrive Libero, la norma vigente emerge da due decreti del presidente della Repubblica (394 del 1999 e il numero 445 del 2000) e un decreto legislativo del 1998 (“Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’ immigrazione e norme sulla condizione dello straniero“) che sono stati firmati da Carlo Azeglio Ciampi ed emanati da Romano Prodi. Nelle norme si legge che i “cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea autorizzati a soggiornare nel territorio dello Stato” devono produrre, per “stati, qualità personali e fatti” non certificabili da parte di soggetti pubblici italiani, “certificati o attestazioni rilasciati dalla competente autorità dello Stato estero“. Insomma: la legge a cui si è adeguata il sindaco Casanova è stata redatta da governi sinistri. E non populisti.
L’ossessione collettiva per i “governi sinistri”, locuzione che speriamo essere solo il tentativo di un brutto gioco di parole perché altrimenti sarebbe priva di significato, ha provocato una forte perdita di chiarezza nell’articolo, evoluta in un caso di disinformazione sulla mensa a Lodi che esclude alcuni concetti fondamentali del diritto. Ad esempio la differenza tra norme programmatiche e precettive.
Un attimo, miei amici disinformati, e prendiamo tutti assueme una pagina dell’enciclopedia
Che mira a fornire precetti, normativo: libro precettivo. Per estensione, che ha carattere e forza di precetto: provvedimento precettivo. In particolare, norma precettiva, la regola cogente posta dal diritto. Il termine si contrappone a norma programmatica, specie in riferimento agli articoli della Costituzione, per distinguere la norma che vincola di per sé i cittadini da quella che traccia solo un programma per il legislatore, dal quale saranno poi emanate le norme specifiche precettive e direttamente vincolanti.
Immaginate il sistema normativo Italiano come composto a cerchi concentrici: non solo perchè esistono norme di diverso rango, ma perché all’interno di questi ranghi ci sono norme che stabiliscono precetti e norme che esistono perché, nei vari casi affrontati in situazioni e collettività, tale precetto trovi una sua “incarnazione”.
Un esempio facile facile che avete tutti sotto gli occhi sono le famigerate Direttive Europee: l’Europa stabilisce principi a cui tutti gli Stati Membri devono attenersi, ma dichiara che ogni stato membro deve attivarsi perchè siano rispettati nei modi che preferiscono.
Sostanzialmente, facendo un lavoro di applicazione e “riempimento dei vuoti”. All’interno del nostro stesso Ordinamento, abbiamo ad esempio l’intero corpus normativo Italiano che è riassumibile nel riuscito tentativo di riempire quei vuoti nella nostra Costituzione.
Costituzione che stabilisce all’articolo 117 che alcune competenze sono concorrenti tra Stato e Regione, quali ad esempio sanità ed istruzione.
Il che non significa che ogni Regione possa andare a ruota libera: ma che ogni Regione ed Ente Locale possa, all’interno di criteri generali, gestirsi come ritiene.
Le mense scolastiche sono un problema invece assai complesso, di cui ha trattato Save the Children in tempi non sospetti.
C’entra, c’entra.
Il servizio di refezione scolastica è considerato secondo il nostro ordinamento un servizio extrascolastico affidato alla competenza delle amministrazioni comunali. In conseguenza di ciò, prima ancora di prassi differenti sulle politiche di accesso al servizio o sulla qualità del servizio (come vedremo più avanti), la presenza stessa del servizio di refezione non è garantita in tutti i comuni in maniera uniforme, ma varia in modo significativo sul territorio a seconda della disponibilità di risorse economiche, oltre che della volontà politica delle amministrazioni.
Quindi la gestione della mensa, anche della mensa a Lodi, rientra indefettibilmente nelle materie in cui i perché ed i percome li decide l’Ente Locale, ovvero l’Amministrazione Comunale, sia pur ingabbiato all’interno delle normative nazionali.
Non può inventare cose che non ci sono, ma può riempire i vuoti
Sono stati riempiti quei vuoti, il come lo troverete nel testo completo della delibera varata già ad Ottobre 2017, e salita agli onori e critiche della cronaca in questo anno scolastico, il cui testo completo ci è offerto da Il Giorno
In quel fatidico ottobre l’Amministrazione Comunale decise che, siccome
“cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea autorizzati a soggiornare nel territorio dello Stato” devono produrre, per “stati, qualità personali e fatti” non certificabili da parte di soggetti pubblici italiani, “certificati o attestazioni rilasciati dalla competente autorità dello Stato estero“
L’interpretazione ed applicazione più per loro coerente di quella norma sarebbe stata imporre di procurarsi certificazioni dai paesi esteri, farle tradurre presso l’Ambasciata, e decidere, secondo un loro elenco (predisposto dal Comune) quali paesi secondo loro avrebbero difficoltà nell’ottenere tale documentazione. Anziché, ad esempio, compiere una valutazione caso per caso, o tentendo presente che, anche da paesi che non essendo “in guerra” (cavallo di battaglia della disinformazione) non rientrerebbero negli elenchi, comportano un corposo emolumento economico pari al vantaggio che si otterebbe dalla mensa.
Ad esempio, abbiamo qui il caso di una madre Peruviana che, per eseguire le istruzioni contenute nel testo linkato, dovrebbe spendere all’incirca 1000 euro
Quello che associazioni come il Comitato Uguali Doveri richiedono non è certo che la gestione della mensa a Lodi non segua le norme nazionali, ma che riempia quei vuoti, ovvero dia applicazione al precetto, in modo fluido e non farraginoso, creando una burocrazia virtuosa e non di ostacolo a determinate categorie oggettivamente in difficoltà senza dover istituire addirittura un ufficio che decida se tu sia in difficoltà al tuo posto, creando l’equivalente della Casa che fa Impazzire dei cartoni animati di Asterix ed Obelix
Per coloro che fossero ancora disinformati sulla vicenda mensa a Lodi daremo un ulteriore esempio: immaginate che tutti gli oratori di una piccola città decidano, per Regolamento Generale, di consentire ai ragazzini di giocare a palla solo se muniti di idonea attrezzatura e protezioni. Potrebbe essere utile, si sa come sono fatti i ragazzini.
La Chiesa di St. Francis, per idea del parroco Don Benjamin Price decide di richiedere ai ragazzini di comprare guanti, parastinchi e magliette e farglieli osservare prima di ogni partita. Ciò sarebbe una ammissibile, e funzionale, applicazione del programma comune.
La Chiesa di San Crispino, per idea del parroco Don Buro decide invece di richiedere ai ragazzini di comprare guanti, parastinchi e magliette e depositarli presso il medico sportivo della palestra di fronte una settimana prima, impegnandosi a ricomprare l’equipaggiamento inidoneo. Ciò sarebbe una ammissibile, e funzionale, applicazione del programma comune.
La Chiesa dell’Epulone Lodigiano, per idea del suo parroco, decide invece che tutti i ragazzini debbano comprare lo stesso giorno l’equipaggiamento da un particolare negozio, scelto in anticipo in parrocchia, a un paio d’ore di macchina dalla parrocchia. Ciò sarebbe ammissibile, ma sicuramente disfunzionale nonché potenzialmente latore di discriminazioni: i ragazzini con genitori che lavorano e non possono spostarsi in quel giorno, che non possono arrivare a quel particolare negozio o non possono comprare quell’attrezzatura sarebbero, di fatto, esclusi da ogni attività sportiva.
Ed è questo quello i vari comitati oggi chiedono: applicazioni della norma che servano i ragazzini, non che costringano i ragazzini a servire precetti farraginosi e di scarsa utilità.
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