Lo scorso 3 agosto 2015 nella pagina Facebook di Matteo Salvini viene pubblicato il seguente post:
È morto Francesco, 43 anni, di origini pugliesi e residente a Pesaro.
Si era dato fuoco nel Tribunale dei Minori delle Marche, dopo la decisione di portare via il bimbo ai genitori in difficoltà economiche.
Una preghiera per lui, un abbraccio al bimbo.
Mi fa schifo uno Stato che non ha soldi per aiutare gli italiani, ma trova milioni di euro per mantenere migliaia di clandestini.
Il caso citato da Matteo Salvini è quello di Francesco Di Leo, il bodyguard di 43 anni che il 31 luglio 2015 si è dato fuoco nell’atrio del Tribunale dei Minori delle Marche in seguito al provvedimento di allontanamento del figlio di 8 anni. Un allontanamento non dovuto a difficoltà economiche.
Il Tribunale aveva fissato un’udienza per valutare il caso, lo stesso Francesco doveva parteciparvi insieme alla moglie Maria Jolanta Juszczac, una donna straniera proveniente dalla Polonia, per contestare l’azione esercitata dal PM. L’udienza era prevista pochi giorni dopo il folle gesto compiuto da Francesco.
Il Presidente del Tribunale dei Minori, Vincenzo Capezza, ha sottolineato quanto segue:
Il Tribunale dei Minori non toglie i bambini alle famiglie. Il nostro compito è di mettere in protezione i minori che vivono situazioni di disagio fisico e/o psicologico e offre percorsi di sostegno ai genitori che consentano loro di recuperare un’adeguata genitorialità.
Il Tribunale voleva affidare il bambino ad una struttura protetta, siccome era evidente la fragile situazione psichica di Francesco, il quale stava male da diverso tempo, in particolare dopo la morte di un amico e collega che si era dato la morte con il fuoco.
Oltre ad essere stato precedentemente indagato per droga e affidato in prova ai Servizi sociali dopo un periodo di detenzione, Francesco aveva tentato precedentemente il suicidio con l’uso di farmaci.
Ecco quanto raccontato dai familiari di Francesco:
Francesco avrebbe avuto il suo primo appuntamento con lo psicologo solo venerdì scorso, quando aveva ormai deciso di compiere il suo gesto estremo. Stava male da settimane e nessuno l’ha aiutato. La sola idea di separarsi dal figlio, ora ospitato in una casa famiglia e che non sa nulla della tragedia, gli ha fatto perdere il controllo di sé. Lo abbiamo tempestato di telefonate quando probabilmente era già in viaggio con il suo scooter verso Ancona. Purtroppo la Polizia è riuscita a localizzare il suo cellulare in via Cavorchie quando era già successo tutto.
E ancora:
Erano settimane che Francesco scriveva frasi disperate sul social network. Gli abbiamo consigliato di rimuoverle subito perché i giudici avrebbero potuto tenerne conto nella decisione dell’affidamento del bambino. Lui era pienamente consapevole della sua situazione e ha seguito il nostro consiglio. Sapeva di dover lasciare la casa di via Panicali, ma il bambino aveva ottime probabilità di restare con la mamma, che in questo momento non può seguirlo durante il giorno perché lavora e non ha parenti in città. Gli avevamo prospettato anche una seconda possibilità se non fosse andata bene, quella di trovare un impiego per Jolanta a Bari, dove ci sono i nonni e dove abita gran parte della nostra famiglia. Nulla sembrava perduto e anche Francesco, nella sofferenza, sembrava non aver perso lucidità.
Ci viene segnalato anche un altro post Facebook, con oltre 31 mila condivisioni, riportante il seguente testo:
Muore Francesco 46 anni… si era dato fuoco in tribunale quando avevano deciso di togliergli il figlio per i gravi disagi economici. .. CHISSÀ CON I 40 EURO GIORNALIERI DESTINATI AI MIGRANTI LO STATO ITALIANO AVREBBE POTUTO AIUTARLO.. NO??? #FATESCHIFO
Vale anche per questo post lo stesso discorso illustrato nel nostro articolo.
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