Circola la notizia, a firma Marianna Vazzana su Il Giorno e poi rimbalzata con la foga intollerante sul solito VoxNews, di un esodato (italiano) cacciato per far posto ai profughi eritrei (immigrati).
Leggiamo un estratto dall’articolo:
L’appello di Antonio Di Salvo, 56enne che vaga per la città come un’anima in pena da dieci giorni: “E ora dove vado?”
[…]
Dormiva in un centro d’accoglienza di viale Isonzo. “Poi, di punto in bianco, mi hanno mandato via, insieme ad altri, per far posto ai profughi eritrei. Era il 21 giugno”. Ma Antonio chiede una sistemazione, non di essere un privilegiato.
Il centro è gestito dalla Fondazione e Associazione Onlus Fratelli di Francesco d’Assisi:
Il polo dello Scalo Romana comprende tre strutture tra Piazzale Lodi 4 e Viale Isonzo 11 con la capienza di 200 posti letto in piano emergenza freddo ( gestione in convenzione col Comune di Milano).
La reazione a catena non è mancata, dove le colpe sono state date all’amministrazione Pisapia da parte del consigliere comunale della Lega Nord Alessandro Morelli su Facebook, seguito dall’assessore Pierfrancesco Majorino, sempre su Facebook, e infine dalla stessa Fondazione Fratelli di Francesco d’Assisi.
Ecco la precisazione pubblicata sul sito della Fondazione Fratelli di Francesco d’Assisi:
In riferimento agli articoli della giornalista Marianna Vazzana apparsi su Il Giorno, e a quanto ne è seguito, relativamente alla vicenda di Antonio Di Salvo, che riferisce di essere stato “Cacciato dal dormitorio per far posto ai profughi”, la Fondazione Fratelli di San Francesco d’Assisi Onlus esprime profondo rammarico per quanto pubblicato. Antonio è stato ospite per diversi anni della casa in via Isonzo e a lui, come ad altri, è stata offerta la disponibilità di una soluzione alternativa, che lo stesso ha tuttavia rifiutato, tenendo conto del fatto che quanto prospettato era un alloggio anche migliore del precedente. Il sig. Di Salvo ha riferito in sede di colloquio con la nostra assistente sociale, di voler andare dai suoi famigliari. Evidentemente Antonio ha preferito rivolgersi ad altre entità, che hanno sollevato i problemi divenuti oggetto di cronaca in questi giorni. Ma non solo, sia ad Antonio, che a tutti gli ospiti presenti nelle nostre Case, è stato da sempre offerto un percorso individuale volto alla sua integrazione sociale, perché, come spesso ripetiamo, la nostra intenzione è quella di accompagnare la persona con disagio per aiutarla a ricostruirsi una vita. “La carità è universale, cioè senza alcuna distinzione di persone. Il cristiano ama sempre tutti, indistintamente.”
Il giorno dopo esce un altro articolo, sempre a firma Marianna Vazzana, dove lo stesso Antonio Di Salvo afferma che gli era stata data un’alternativa, ma che lui stesso ha rifiutato:
Il signor Di Salvo risponde che «ho preferito arrangiarmi per qualche giorno, in realtà per strada, visto che nel dormitorio di via Saponaro ero stato già derubato due volte, in attesa di essere accolto in via Calvino. Ma lì non c’è stata alcuna possibilità, ho aspettato una chiamata per giorni. Se avessi avuto un’alternativa vera non sarei andato in questura a elemosinare un letto»
Nessuno è stato cacciato per far posto ai profughi. Purtroppo anche il titolo del secondo articolo di Marianna Vazzana è inesatto: “Senza un letto per i profughi“. La scelta di stare senza tetto, visto come sono andate le cose, è stata dello stesso signor Salvo.
Il lavoro del giornalista non si dovrebbe fermare solo intervistando una fonte. Potremmo domandarci se ha provato a contattare la Fondazione Fratelli di San Francesco per sapere qualcosa in più prima di scrivere l’articolo sensazionalista, come potremmo pensare che la stessa sapesse da Antonio Di Salvo che rifiutò l’alternativa. Difficile saperlo, ma il dato di fatto è che si poteva evitare di fare un articolo del genere o al limite farne uno più strutturato evitando l’effetto a catena generato dalla disinformazione.
La Fondazione Fratelli di San Francesco d’Assisi ha modificato il comunicato, che riportiamo di seguito:
In merito alla vicenda del sig. Antonio Di Salvo e al seguito che ne è derivato desideriamo precisare alcuni fatti.
Alcuni funzionari comunali ci hanno pregato di offrire degli spazi agli Eritrei che da tempo dormivano nella zona di piazzale Oberdan. Abbiamo dato disponibilità, riferendo che avremmo accompagnato i senza fissa dimora in altre tre strutture, la Casa di Solidarietà di via Saponaro, Calvino e Casa Rossa. Abbiamo scelto in modo totalmente autonomo e in base alla nostra esperienza e disponibilità di s pazi, come affrontare l’accompagnamento degli ospiti e soprattutto quali strutture poter utilizzare. Non è stato messo in atto alcun tipo di atteggiamento discriminatorio, anche perché continuiamo sempre ad offrire aiuto agli italiani, così come lo abbiamo fatto anche nel caso del sig. Antonio. Ben il 43% degli ospiti delle nostre strutture sono italiani e spesse volte quando sussistono problemi di salute e chiediamo di collocarli in luoghi più consoni rispetto a dei “dormitori”, ci viene dato il diniego e non per questo li lasciamo per strada. Ospitiamo ancora presso la Casa di Solidarietà di via Saponaro, un anziano di 93 anni, Mario, che tutti chiamiamo il nostro nonno. Al sig. Antonio,come ad altri, sono state proposte altre strutture, peraltro anche migliorative, ma lo stesso ha riferito che sarebbe andato a casa di famigliari; non abbiamo mai negato l’ospitalità ad Antonio che è stato con noi dal 2009 e non la negheremmo tuttora. Dunque ribadiamo che tutta la strumentalizzazione che ne è seguita da parte degli organi di stampa, non ci appartiene, perché lavoriamo esclusivamente a favore di chi ha bisogno. La nostra comunicazione vuole essere la semplice descrizione dei fatti, senza entrare in questioni politiche di ogni genere, che non ci appartengono.
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