La storia che vi andiamo a raccontare, di un uomo che uccide selvaggiamente una cagnolina, non fa di certo piacere, scatena molta rabbia ed il desiderio di giustizia. Il fatto è realmente accaduto, ma in questo caso la tanto richiesta “giustizia” non ci risulta sia stata effettivamente compiuta (la condanna in tribunale). Visto le evidenze del caso e le testimonianze non sarà difficile che ciò avvenga, ma ci sono dei dubbi a riguardo.
Bisogna certamente ricordare che esistono leggi atte a punire certi episodi, scoraggiare e combattere questo tipo di violenze, ma le informazioni vanno date nella maniera più completa possibile al fine di farsi un’idea di quanto è realmente accaduto. Possiamo capire la gioia dei siti animalisti per il fatto che l’uomo sia “finito in carcere”, ma forse sono rimasti al giorno dell’arresto in quanto informazioni (in carcere c’è rimasto ben poco), mentre le testate giornalistiche dovrebbero indagare a fondo. Non vengono riportati tutti i dati della vicenda che farebbero infuriare gli amanti degli animali.
Diego ci segnala un articolo pubblicato dal sito Casteddu Online il 17 dicembre 2015 dal titolo “Cagliari, in carcere per aver ucciso un cane: la prima volta in Italia“.
La condivisione Facebook ci ha fatto pensare che fosse accaduto il 12 ottobre scorso, mentre leggendo l’articolo si parlava invece del 2006. Ne parliamo nelle pagine successive di questo nostro articolo, al momento ci soffermiamo sulla storia. Ecco quanto riportato da Casteddu Online:
La notizia è del 2006, ma è tornata alla ribalta su alcuni siti animalisti. Un cane ucciso crudelmente. Prima per una cattiveria di questo genere si rischiava soltanto una pesante sanzione, ma da quando è entrata in vigore la legge n. 189 del 20 luglio 2004, è stata introdotta in Italia la possibilità di condanna al carcere fino a tre anni per chi maltratta, tortura e uccide gli animali di affezione: in particolare i cani e i gatti. Secondo quanto riportato su un sito web di animalisti, un 40enne cagliaritano, forse non conosceva questa legge o magari non credeva venisse mai applicata, così il 12 ottobre di quell’anno, con un gesto di vendetta contro un suo vicino di casa, tra l’altro causato da futili motivi, si scagliò contro la cagnetta del vicino, e con crudeltà la uccise sbattendola ripetutamente contro il muro. Poi la caricò sullo scooter e la gettò in un cassonetto della spazzatura.
Lo spiacevole episodio accadde alla periferia della città, davanti agli occhi dei vicini, che poi chiamarono i Carabinieri e denunciarono il fatto. Successivamente, l’uomo fu denunciato con l’accusa di aver ucciso la povera bestiolina. E per lui si aprirono le porte del carcere di Buoncammino. Infatti, con l’entrata in vigore della legge 189, per l’uccisione di un animale d’affezione, è prevista la reclusione dai 3 ai 18 mesi. Tra l’altro, per la cronaca, l’autore di quest’azione fu la prima persona in Italia arrestata e detenuta in carcere per il reato di maltrattamento su animali, di cui ancor oggi si parla sui siti animalisti anche a livello nazionale. Un brutto “primato” per il capoluogo sardo.
Il 40enne cagliaritano si chiama Antonio Serri, all’epoca ricercatore in Elettrotecnica nella facoltà di Ingegneria dell’università di Cagliari. Il suo nome non è un segreto, è rintracciabile grazie ad alcuni articoli delle testate giornalistiche sarde, così come non è un segreto il nome del cane: Travanera.
La cosa strana è che venga ritenuto il fatto che l’uomo sia finito in carcere per via di una legge (esistente) senza una condanna definitiva. Processo per direttissima? Neanche questo è il caso.
L’uomo rimase molto meno di un mese in carcere, dal 24 ottobre ai primi giorni del novembre 2006 quando fu trasferito in ospedale nel reparto di psichiatria, inoltre la motivazione dell’arresto e della detenzione temporanea fu per “accertata pericolosità sociale” in seguito a 3 diverse accuse di reato.
L’articolo prosegue con i capitoli di approfondimento:
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